Giovanni Block vince la XX edizione di Musicultura con L'aquilone
di: Francesca Marchetti
Il giovane napoletano conquista con la sua ballad e dice: “Avete fatto un miracolo: la mia canzone non ha ritornello e avete dimostrato che senza di esso si può comunque passare benissimo l’estate”. Grande omaggio a Faber dal figlio Cristiano e PFM. Giovanni Block è il Vincitore Assoluto del festival di Musicultura XX edizione che ha chiuso i battenti ieri sera, 28 giugno. Il venticinquenne flautista e compositore napoletano ha conquistato i cuori dello Sferisterio e degli ascoltatori di Radio1 Rai con la dolce e malinconica ballad “L’aquilone”, premiata anche con il premio per il miglior testo nella serata di sabato. Block porta a casa il prestigioso assegno di 20mila euro messo in palio dal project partner UBI-Banca Popolare di Ancona.
Diplomato al conservatorio di musica di S.Pietro a Majella, nel 2003 dà vita al gruppo Giovanni Block & Masnada, dopo anni di esibizioni come flautista solista o nelle orchestre, arriva tra gli audizionati a Musicultura 2007 e nello stesso anno riceve il Premio Tenco Siae come migliore autore emergente.
Dopo l’importante riconoscimento da parte di Musicultura per la sua canzone d’autore, Giovanni non sprecherà il suo tempo: proprio oggi lo attende un esame di specializzazione, quello di Armonia, dove si va “in clausura”: Quando sarò chiuso nella stanza per comporre, penserò a voi con un sorriso.
L’aquilone è una canzone struggente nella sua semplicità, dove archi melodiosi accarezzano parole amare vestite d’amore, quello protettivo verso un fratello minore e verso tutti i bambini, ai quali spesso conviene raccontare una bugia per abbellire la realtà e renderla meno soffocante. E, come sottolineato dall’ispirato autore, non ha ritornello! E’, come si addice alla situazione, una poesia, più che una forma-canzone, che si conclude leggera e impalpabile come il volo dell’aquilone cantato.
Facciamo un grande in bocca al lupo a Giovanni Block, sperando di rivederlo presto dal vivo per scoprire altre facce dell’artista.
Anche lui comunque ha voluto fare un applauso agli altri finalisti, Naif, Jacopo Ratini e Carmine Torchia nonché i Cordepazze, vincitori del premio della Critica per la loro ironica “Sono morto da 5 minuti”.
Ma il festival è stato anche una grande festa, perlopiù dedicata al ricordo del Faber, in cui gli ospiti hanno brillato per le loro performance, ognuna unica ed originale.
Dopo lo spazio dedicato alla poesia con Sergio Zavoli (sì, proprio lui, il Presidente della Commissione di Vigilanza Rai e storico giornalista radiofonico e televisivo) e ad una piacevole sorpresa che ha visto sul palco il regista Ettore Scola, il quale ha parlato del rapporto tra poesia, musica e cinema, sono stati gli ottimi musicisti ed interpreti a regalare emozioni come se piovesse (cosa che, per fortuna, ieri non è successa).
Il primo a far crogiolare il pubblico è stato Cristiano De André, che proprio oggi inaugura la data zero del suo tour estivo “De André canta De André”. Voce profonda, portamento regale e una band ben assodata hanno caratterizzato un articolato set che è nato sulle note de “La canzone di Marinella” ed è esploso in un sorprendente rock ne “Quello che non ho” per poi arrivare “Fiume Sand Creek”.
Quindi arriva dalle quinte una donna vestita di bianco, bellissima nella sua maturità, che non avrebbe nemmeno bisogno di presentazioni, tanto basterebbe una nota uscita dalla sua ugola. È Alice, una delle voci più eleganti e tonanti della musica italiana, che accompagnata dal M° Alberto Tafuri regala una canzone nata da un sogno, “Contatto”, e poi due brani di Battiato, “Prospettiva Nevskij” e “La cura”, ricevendo un caloroso consenso.
Matthew Lee è stato il mattatore della serata, con il suo indiavolato rockabilly eseguito con maestria, alla Jerry Lee Lewis. Una grande energia è circolata tra le file dell’Arena, grazie anche all’omaggiata “Great balls of fire”, e anche un pizzico di follia, quando il giovane e talentuoso pesarese si è sdraiato sotto al piano per poi suonarlo con una mano, o quando ha alzato il piede destro per pigiare i tasti. Si sa, la musica è genio e sregolatezza.
Il gran finale è stato affidato ad un’altra storica band progressive italiana (la terza di quest’edizione, con il Banco del Mutuo Soccorso e New Trolls), la Premiata Forneria Marconi. Quello che ci si aspetta da questi “nonnini” del rock non viene mai negato: alte dosi di adrenalina, ottime canzoni e un coinvolgimento del pubblico che pochi altri ottengono. Anche la PFM ha voluto omaggiare Fabrizio De André, con il quale si instaurò una collaborazione reciproca anni orsono, con una sentita “Bocca di rosa”, “Volta la carta” e la corale “Il pescatore” suonata e cantata con il figlio Cristiano e con il pubblico in visibilio. Non da meno sono state le immancabili “Impressioni di settembre” (anche se con qualche scivolata di voce) e “E’ festa (Celebration)”, che ha annunciato in modo altisonante la chiusura della XX edizione del festival di Musicultura.
La vera conclusione, con tanto di coriandoli sparati sul palco e le platee, è spettata al vincitore Giovanni Block e alla premiata “L’aquilone”, in un bis emozionato.
Tanti auguri, Musicultura.
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