Heineken Jammin’ Festival: cronache dal popolo della musica.
di: Ugo Fanciullacci Carli
Si è chiuso il terzo capitolo della saga Heineken Jammin’ Festival e – tutto sommato – il circo del rock internazionale ha funzionato bene. Merito sicuramente dello splendido sole e del caldo non troppo torrido che hanno incoraggiato un pubblico non numerosissimo ma pronto a gustarsi quel che offriva il menù. L’esordio del venerdì poteva preoccupare perché all’apertura dei cancelli si è avventurato sull’asfalto dell’autodromo imolese un manipolo piuttosto esiguo di intrepidi; ma in effetti la scaletta della giornata non proponeva quel genere di artisti nazional popolari “che-smuovono-le-masse”, tranne forse i “duri” di turno Rage Against The Machine. Scaletta, si diceva, che invece ha riservato piacevoli sorprese. A cominciare dai canadesi Tea Party, sconosciuti ai più, che hanno affascinato il pubblico con il loro rock senza sbavature e ricco di citazioni da altre tradizioni, in particolare quella mediterranea ed orientale. Grande pogata coi Punkreas, schietti portabandiera del punk nostrano, e poi tutti lì inchiodati ad ascoltare i Muse, tra i migliori artisti ad essersi esibiti al festival. L’atmosfera si è nuovamente riscaldata coi tedeschi Guano Apes, latori di una coinvolgente performance di rock-crossover a cui la straordinaria voce di Sandra regala carattere e personalità. Intanto è scesa la sera e arrivano i Primal Scream; controverse le opinioni degli astanti: chi ne rimane piacevolmente stupito, chi stupidamente non trova di meglio da fare che infamarli lanciando sacche d’acqua sul palco. E poi ecco i Rage Against The Machine tosti quanto basta, fascino da vendere, impegnati ancora di più, bravi sicuramente, ma forse, a dosi massicce, un po’ scontati.
Il sabato è subito caratterizzato da un maggiore afflusso di persone che diventeranno veramente tante solo in serata (niente a che vedere però col fiume ininterrotto di gente che nel ’98 accorse per Vasco: uno spettacolo ineguagliabile!). Un po’ per tutti i gusti la scaletta di questa seconda giornata che si apre con Eagle-Eye Cherry, prosegue con i sempre bravi Prozac+, ed i Morcheeba, eleganti profeti dell’easy listening ma non digeribili per tutti. Poi i grandi Eurythmics che sanno ancora entusiasmare le platee e regalano brividi nonostante l’elevata temperatura, preparando il terreno per il primo show “solo” del toscano Pelù. I fans dell’ex Litfiba sono accorsi a frotte per questa prima assoluta ma, sebbene Piero sia sempre lo stesso grande istrionico “animale da palco”, i nuovi pezzi non convincono come i vecchi brani pre-scissione riveduti e corretti in chiave rock-med. Una pausa e poi il ritmo dei Chemical Brothers cattura gli eroici che ancora resistono malgrado la bassa temperatura, che come in un rito di gruppo muoveranno i loro corpi all’unisono fino alle 2 di notte.
Domenica ancora tanta gente ad ascoltare il metal all’acqua di rose degli Him, i bravissimi Gomez ed l loro rock “contaminato dall’elettronica a bassa frequenza" (A.Pasini), i nostrani Subsonica ed Elisa che non hanno bisogno di commenti, la variopinta sacerdotessa dell’hip hop down town Kelis. In pre serata i Counting Crows, tecnicamente ineccepibili, ma “a pelle” poco comunicativi, ed infine le star, gli Oasis, mutili di Noel (di cui sinceramente non si nota granché la mancanza). Offrono uno show di tutto rispetto (forse gli amanti del genere l’hanno trovato veramente grande) e Liam sembra persino preso dal suo ruolo di bravo pop-man.
E poi? Già si parla dell’edizione 2001… ma staremo vedere!
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