La bella stagione di Giulia Anania (Universal Music)
di: Alessandro Sgritta
La cantautrice romana Giulia Ananìa ha pubblicato a febbraio del 2012 il suo primo EP omonimo per la Universal Music, che contiene 7 brani più una bonus track disponibile solo su iTunes, torniamo a parlarne nel giorno del suo ventottesimo compleanno La cantautrice e poetessa romana Giulia Ananìa ha pubblicato a febbraio del 2012 il suo primo EP omonimo per la Universal Music (nella foto la copertina di Barbara Oizmud), che contiene 7 brani più una bonus track disponibile solo su iTunes, torniamo a parlarne nel giorno del suo ventottesimo compleanno.
Il disco si apre con “La mail che non ti ho scritto” (scritta con Dario Faini ed Emiliano Cecere), la canzone che Giulia ha portato all’ultimo festival di Sanremo (categoria giovani), dopo anni di tentativi e partecipazioni sfiorate (l’anno precedente era arrivata tra i 40 finalisti con “Ritratto di famiglia”, uno splendido brano rimasto fuori dal disco accompagnato da un bellissimo video di Lidia Ravviso che potete trovare su YouTube, così come gli altri due sempre della stessa regista). “La mail” è una buona canzone pop che parte lentamente con un effetto “carillon” e poi si dispiega in tutta la sua forza nel ritornello (secondo una struttura tipica ricorrente anche in altri brani di Giulia) ma non deve ingannare gli ascoltatori più superficiali e distratti: il resto del disco è molto meglio, sicuramente c’è tanto altro, e non sarebbe corretto fermarsi al brano sanremese che ha fatto solo da apripista e le ha permesso di farsi conoscere da un pubblico più ampio dopo 10 anni di dura gavetta (noi di Musicalnews la seguiamo dal 2004).
La successiva “La bella stagione” è il secondo singolo del disco (lanciato da un bel videoclip sempre di Lidia Ravviso girato per le strade di Roma e in particolare al rione Monti), che parte con una chitarra in levare su cui entrano basso e batteria (suonati sempre da Matteo Cantaluppi, arrangiatore del disco, mentre gli archi sono arrangiati da Faini) fino all’esplodere del ritornello: “tu che sei come correre a scarpe slacciate, sei polline e spore, un vestito bianco ad un funerale”, il testo è molto profondo, a tratti drammatico, ma sempre con la leggerezza che caratterizza i brani di Giulia, anche nel video apparentemente spensierato, estivo e colorato ci sono riferimenti al G8 di Genova e al Gay Pride di Roma, come a dire che si può fare anche del pop “leggero” con dei contenuti di spessore, distribuendo ai passanti baci e volantini nello stesso tempo.
“Marta (la camera dei sogni)” è sicuramente il brano più toccante ed emozionante dell’intero lavoro, dedicata all’amica cantautrice Marta Venturini (con cui ha scritto anche “Il cigno”), è un lento voce e piano (suonato da Dario Faini, stretto collaboratore anche di Renga) scritto con Diego Calvetti (autore anche di Noemi e altri), letteralmente da brividi, una di quelle canzoni destinate a rimanere negli anni, soprattutto per la splendida melodia, mentre il finale (“la vedi questa gioia è a portata di mano”) è una citazione da “Amici nel tempo” del bravo cantautore romano Riccardo Sinigallia.
“Petali” (già conosciuta come “Maggio” prima di essere incisa) è il primo dei due brani presenti nel disco che risalgono al precedente lavoro allo studio “I Piloti” di Roma con Daniele Sinigallia (fratello di Riccardo) e Filippo Gatti (qui anche al basso, con Filippo Marchiori al piano, Max Trani alle chitarre e Marco Rovinelli alla batteria) nella veste di produttori artistici. Si tratta di una ballata delicata ambientata in un paesaggio primaverile, quasi pasoliniano, tra fiori e “cassonetti colorati”, in cui si sentono anche degli archi che danno al brano un sapore “antico”, molto romantico.
“Il cigno (i sintomi dell’amore)” scritta appunto con Marta Venturini, che alla sua uscita era accompagnata da un bellissimo video di cui si sono perse le tracce, è un mid-tempo molto interessante sia nel testo che per la musica, registrata in parte allo Studio Nero di Roma e in parte al Mono Studio di Milano. Qui l’atmosfera si sposta verso il rock elettronico, con la stessa Marta Venturini alla chitarra elettrica (e cori) e degli effetti di synth e chitarra che ne fanno un brano molto moderno e accattivante.
La successiva “Velenosa” (scritta interamente da Giulia) parte come una ballad dall’incedere elegante e suadente (“seducimi con la tua assenza dal mondo”), poi diventa un pezzo rock con un muro di chitarre elettriche (suonate da Max Trani), in cui si sente chiaramente anche Filippo Gatti ai cori, questo è infatti il secondo brano con la pre-produzione di Daniele Sinigallia, con arrangiamenti di Gatti e Cantaluppi (registrato sia a Roma che a Milano), che ha un testo molto forte che si ripete in modo quasi ossessivo e violento (“nascondi le mani…come un ladro, troppa bellezza è velenosa… fisso la porta da cui te ne andrai”).
Il disco si chiude ufficialmente con l’unica cover dell’intero lavoro, la splendida “E’ scesa ormai la sera” scritta nel 1968 da Gabriella (e Vittorio) Ferri con Piero Pintucci, che Giulia riesce a fare sua con una interpretazione molto sentita e personale, che sottolinea ed enfatizza alcuni passaggi (ad es. quando grida “silenzio!” e si ferma per qualche secondo, espediente che funziona molto bene anche dal vivo) o alcune espressioni romanesche (“e dammi ‘sta mano!”) che ben si adattano allo stile popolare ma mai volgare di Giulia, tra le più credibili eredi della grande cantante romana, anche se il suo essere soprattutto cantautrice ci fa pensare più a figure come Nada o Paola Turci, solo per rimanere in ambito italiano, ma i suoi riferimenti sono anche internazionali (Kaki King, Suzanne Vega, Patti Smith, ecc.), essendo Giulia anche una poetessa.
Per chi volesse acquistare il disco su iTunes (scelta consigliata visto il prezzo molto economico) è disponibile anche la bonus track “La città di P.” (P. sta per Paola), forse il brano più “punk” del disco, che parte anche questa come una lenta ballad nel consueto stile di Giulia, ma poi il ritmo si fa sempre più veloce e trascinante (come si può apprezzare soprattutto in concerto), con un finale sospeso in stile U2 prima maniera.
Dopo le aperture importanti ai live di James Morrison, Cristina Donà e Nada (accompagnata dalla sua fantastica band con Andrea Ruggiero al violino, Valerio Manelfi al basso, Filippo Schininà alla batteria e Alessandro Santucci alle chitarre) non vediamo l’ora di ascoltare un suo disco intero, con tutti gli altri brani (vecchi e nuovi) della sua produzione che qui non hanno trovato spazio, ma per ora “non pensarci Giulia, corri e sogna!”.
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