Massive Attack - 100th Window

di: Massimo Giuliano

Tornano i Massive Attack, a cinque anni da "Mezzanine", e il talento c'è ancora!

Cinque anni dopo l'oscuro "Mezzanine", tornano a farsi sentire da Bristol i padri fondatori del trip hop, i Massive Attack. Una band atipica, che non a caso era scaturita da una storica associazione tra compagni di sound system (il Wild Bunch), ma che non si è sottratta alla regola d'ora del rock circus: arriva il successo, si perdono i pezzi.
Mushroom ha lasciato la compagnia, Daddy G si è preso una pausa di riflessione (ma dicono ci sarà al prossimo cd) e la musica ne risente: detto addio a certi spigoli e scabrosità goticheggianti di "Mezzanine", che forse rispecchiavano il peso di dover sfornare un nuovo best seller, i Massive ritrovano la loro stoffa più morbida e rilassata. Gli ingredienti sono quelli classici, per loro: echi orientali e chitarre, suoni naturali e suoni sintetici, voci umane ed effetti del computer. Nessuno come i Massive Attack sa fondere tutto questo e farne musica che cattura.
Il superstite Robert 3D Del Naja, mezzosangue anglonapoletano, non ha comunque lesinato impegno per ritrovare lo smalto dei tempi d'oro. Si apre con "Future Proof", forse il brano migliore; la voce di Horace Andy ci riporta alle magnifiche canzoni di "Blue Lines" e "Protection", primi due indimenticabili dischi dell'ensemble bristoliano, quando era della partita anche un certo Tricky, in seguito deciso a camminare da solo.
Sinéad O'Connor, brava cantante irlandese che tutti ricordiamo sempre con piacere e che aveva collaborato di recente all'ultimo lavoro di Moby, cantando nel brano "The great escape", presta la propria voce in tre pezzi fra i più importanti - specie in "A Prayer For England", commossa preghiera che chiede a Jah più amore e più saggezza. Buono anche "Special Cases", suadente singolo scelto per lanciare il ritorno di una delle band più importanti degli ultimi dieci anni.

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