Un giurato popolare fuori concorso vota gli artisti di Sanremo
di: Simone Tricomi
Perchè limitarsi a guardare inermi il festival della canzone italiana? Il sottoscritto, 25 anni, musicista ed autore, per una volta tanto si è divertito a dare le pagelle. Ogni tanto bisogna lasciare galoppare l'ego. Perchè non riunire in una stessa persona giuria popolare e di qualità? E perchè non posso ergermi a baluardo di entrambi gli schieramenti ed essere io quella persona? Suono, compongo canzoni e scrivo per Musicalnews da una parte, dall'altra sono un gran fruitore di musica, l'ascolto da quando ero un pupetto! Quindi, cari lettori, in questo momento di totale megalomania mi ergo a giudice supremo per darvi le mie, personali e talvolta ironiche, pagelle di Sanremo:
ARISA – 5,5. Sì, la ragazza ha personalità, è divertente ed ironica, ma il punto è che non ci si può più accontentare, musicalmente, della copia fumettistica delle canzoni italiane stile Nilla Pizzi.
MALIKA AYANE – 6. Vado controcorrente (tutti la danno per favorita). Voce molto bella e particolare, ma né testo né andamento melodico toccano in profondità.
SIMONE CRISTICCHI – 7. Ironico ed irriverente, Cristicchi mi ha convinto. Pezzo tiratissimo e trascinante, uno dei vincenti radiofonicamente parlando.
TOTO CUTUGNO – 5. Non voglio infierire sul Toto nazionale, ma onestamente nessuno sentiva il bisogno dell'ennesima canzone Sanremo old style. L'intonazione poi abita altrove.
NINO D'ANGELO – 7. Scandaloso escluderlo dai finalisti. Non sono un suo grande fan, ma testo e musica di “Jammo ja” attraversano deliziosamente il mondo etnico e l'orgoglio mediterraneo.
IRENE GRANDI – 7,5. Lei difficilmente sbaglia un colpo, e il “signor Baustelle” difficilmente sbaglia una canzone. Affascina, convince e, forse, vince.
FABRIZIO MORO – 6,5. Il reggae sbarca a San Remo due decadi dopo “Vado al Massimo” di Vasco Rossi. Arrabbiato ed impegnato, convince anche se rischia di non smuoversi da quel mondo compositivo.
IRENE & NOMADI – 6,5. Ascolto dopo ascolto entra in circolo come il crack di Morgan. E si fa piacere nonostante il testo un po' debole. Ma Danilo Sacco doveva cantare di più.
NOEMI – 6. Senza infamia e senza lode. Pezzo nelle sue corde, ma forse era lecito aspettarsi che una voce del suo calibro osasse un po' di più.
POVIA – 5,5. Il problema non è ideologico, ma musicale. Il ragazzo, che pure ha talento, dovrebbe ogni tanto scordarsi i tre accordi a lui cari e sperimentare di più melodicamente.
PUPO & EMANUELE F. – 5,5. Fatico a giudicare la canzone. Se la melodia è classica ma pur sempre orecchiabile e piacevole, difficile ignorare un testo tanto piacione ed odiosamente banale.
ENRICO RUGGERI – 6. In bilico fra punk, melodia italiana ed un testo non proprio centratissimo, il caro Enrico tiene senza far saltare il banco. Forse però ingiustamente escluso dalla finale.
VALERIO SCANU – 4,5. Mi scuserà il pur bravo Valerio, ma sentire nel 2010 ancora il verso “questo dolore è dolce come il miele” fa rabbrividire. Specie se incollato ad una nenia inespressiva.
SONHORA– 5,5. A livello di testo stesso discorso che per Valerio Scanu, siete giovani, uscite dallo zucchero sanremese! Li risolleva un po' la musica ed una non indifferente capacità strumentale.
MARCO MENGONI – 8. Ogni tanto qualcosa che scuote e destabilizza. Su un testo non eccelso svetta però un arrangiamento assolutamente fuori dagli schemi, profumato di glam rock, una voce potente ed originale e finalmente una grande presenza scenica. Il ragazzino batte di gran lunga i veterani!
Ora ridimensiono i miei propositi e mi accomodo sul divano. Purtroppo i miei voti sul risultato finale contano quanto la capacità dialettica di Antonio Cassano nell'aver avuto successo e soldi!
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