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Pubblicato il 16/03/2008 alle 11:08:41Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Baustelle / Statuto – Alpheus – Roma 14/03/2008

di: Antonio Ranalli

Locale troppo piccolo per ospitare l’unica data romana dei Baustelle. Pubblico costretto ad ascoltare il concerto dai bagni. Per fortuna nell’altra sala c’erano gli Statuto…

Che per i Baustelle ci fosse il sold out era prevedibile da tempo. Allora perché non prevedere subito una seconda data o, caso limite, trovare una location più ampia per ospitare il loro concerto? Fatto sta che degli spettatori che hanno assistito al concerto, solo la metà è riuscito ad ascoltare e vedere il gruppo in condizioni dignitose. L’altra metà si è dovuta accontentare del retropalco, dietro gli amplificatori (in pratica senza ascoltare nulla), fuori dalla porta principale, mentre altri si sono dovuti posizionare nei bagni. Del resto c’era il pubblico delle grandi occasioni, con tanti artisti e personaggi dello spettacolo (come Valerio Mastrandrea e Simone Cristicchi) arrivati ad ascoltare i Baustelle. Fortuna ha voluto che nell’altra sala si svolgesse quasi contemporaneamente il concerto degli Statuto (iniziato una mezzora prima dei Baustelle), così da regalare un po’ di buona musica a chi aveva preventivato di ascoltare il gruppo di Francesco Bianconi. E così ci siamo mescolati tra i seguaci modernisti per ascoltare Oskar Giammarinaro e compagni, che ha dato il via alle danze con “I campioni siamo noi”, brano ska rappresentativo della storia del gruppo. Tra i primi brani anche “Se tu se lei”, brano tratto dal nuovo album “Come un pugno chiuso” e “Vattene sceriffo”. La band conferma ancora una volta la professionalità e lo stile che da sempre li caratterizza. Nel frattempo nella sala principale sulle note di “Antropophagas” i Baustelle danno il via alla loro performance. Con grande fatica riusciamo a posizionarci dietro gli amplificatori, e con altrettanta fatica riusciamo ad ascoltare il concerto. La sala è piena di adolescenti, che appartengono a questa nuova generazione un po’ amorfa descritta nelle canzoni dei Baustelle. La band sembra molto rodata con Francesco Bianconi (voce, chitarra, tastiere), Rachele Bastreghi (voce, chitarra, tastiere) e Claudio Brasini (chitarra), Ettore Bianconi (tastiere), Nicola Manzan (violino, chitarra,tastiere), Alessandro Majorino (basso) e Sergio Carnevale (batteria). Segue subito, con grande impatto sul pubblico “Colombo”, in cui Bianconi si diverte a citare Battiato, mentre “Charlie fa surf” manda tutti in estati, con le voce del pubblico che coprono praticamente quelle dei due cantanti. La scaletta è molto centrata sul recente album “Amen”, e si distinguono particolarmente “L’aeroplano”, “Il liberismo ha i giorni contati”, “Alfredo” e “Panico”. Dal precedente album viene proposta l’intesa e poetica “Corvo Joe”. Accadono alcuni problemi tecnici nel corso della serata tanto che, dopo “Dark Room”, che evidenzia la bella voce di Rachele Bastreghi, ci sono alcuni minuti di stop, tanto da costringere Francesco Bianconi ad un’inaspettata quanto mai gradita versione chitarra e voce di “Voglio una vita tranquilla” di Tricarico, tanto da affermare che “Anche nel festival dei morti viventi può esserci un momento autentico di poesia”. La scaletta riprende con la mitica “La canzone di Alain Delon”, e prosegue con “La guerra è finita” e “Baudelaire”, che con la sua coda strumentale chiude il concerto. Richiamata a gran voce dal pubblico, la band torna sul palco e Francesco Bianconi attacca con “Bruci la città”, il brano che ha scritto per Irene Grandi, e un medley che ci ha riportato agli esordi del gruppo come brani come “Gomma” e “La canzone del riformatorio”. Gruppo da seguire con grande attenzione e magari da riascoltare in un locale più idoneo.

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