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Pubblicato il 17/06/2014 alle 15:03:31Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

La Bit Generation di Lello Savonardo con Marengo e Nocenzi

di: Alessandro Sgritta

Martedì 17 giugno alle 18 presso la libreria Arion del Palazzo delle Esposizioni di Roma la presentazione del volume Bit Generation (Franco Angeli) di Lello Savonardo, con Renato e Luca Marengo, Vittorio Nocenzi, Paolo Logli e Ciccio Merolla.

Martedì 17 giugno alle 18.00 presso la libreria Arion del Palazzo delle Esposizioni a Roma (via Nazionale 194) avrà luogo la presentazione di Bit Generation (nella foto). Culture giovanili, creatività e social media, il volume e la ricerca di Lello Savonardo pubblicata da Franco Angeli. Giocando esplicitamente con l’assonanza fra beat e bit, Lello Savonardo offre un ampio sguardo sulle nuove generazioni, le culture e la creatività giovanile, in relazione allo sviluppo delle tecnologie digitali, del web e dei social media.

Interverranno:
Renato Marengo, che introdurrà l’incontro;
Lello Savonardo, Professore di Teorie e Tecniche della Comunicazione, Università degli Studi di Napoli Federico II;
Francesco Nicodemo, Responsabile Comunicazione PD;
Vittorio Nocenzi, celeberrimo fondatore del Banco del Mutuo Soccorso;
Paolo Logli, Scrittore e Sceneggiatore Rai;
Luca Marengo, direttore di Le Cool Roma;
Giacomo Bevilacqua, illustratore e autore di “A Panda Piace”.
Ciccio Merolla, musicista

La Bit Generation si nutre e si esprime attraverso la software culture. I giovani, ‘figli dei fiori virtuali’, navigati navigatori di internet, per i quali il mutamento accelerato non è una semplice realtà, ma un dato prestabilito, sono tra i principali fruitori delle tecnologie digitali. Sempre connessi, always on, attraverso i nuovi strumenti interattivi i giovani comunicano, si esprimono e danno vita a linguaggi creativi e produzioni culturali inedite. Negli anni Sessanta, Beat esprimeva ribellione, battito, ritmo. Oggi, Bit è connessione, condivisione, partecipazione. Le veloci trasformazioni sociali e culturali si esprimono attraverso una continua produzione di nuovi linguaggi. Per comprendere le dinamiche e i processi della società contemporanea è necessario conoscerne le rappresentazioni simboliche, le forme di socializzazione e le innovazioni culturali. I giovani, con i loro linguaggi, sono tra i principali protagonisti di tali mutamenti. Bit Generation si concentra sulle forme di produzione e fruizione culturale che investono le nuove generazioni nell’era digitale. A partire da un ampio inquadramento teorico, il lavoro presenta i risultati di un’indagine dell’Osservatorio Giovani dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, condotta nella città di Napoli sui consumi e le culture giovanili. Centrale nell’analisi è il processo di costruzione sociale dell’immaginario individuale e collettivo, che si esprime anche attraverso attività creative, consumi culturali e inedite forme di socialità mediate dall’uso delle tecnologie digitali. La creatività giovanile nutre la produzione culturale, ma anche l’economia, liberando e promuovendo l’effervescenza artistica, determinando significativi momenti di aggregazione e animando le risorse produttive della realtà urbana. Il connubio giovani e creatività rappresenta una risorsa significativa su cui fare leva per progettare e realizzare efficaci strategie di sviluppo economico, oltre che culturale ed artistico. Inoltre, l’evoluzione tecnologica muta profondamente il rapporto delle nuove generazioni con gli istituti tradizionali della cultura, nonché il loro approccio alla conoscenza, alla socialità e alla partecipazione politica. I giovani sono tra i principali fruitori della Rete, protagonisti di una software society immersa sempre di più in una software culture. In tal senso, è possibile parlare di una Bit Generation che, anche attraverso le tecnologie digitali, esprime nuovi linguaggi, inedite forme comunicative e innovativi processi culturali.

Dalla Beat alla Bit generation
Ieri, Beat era ribellione, battito, ritmo. Oggi, Bit è connessione, condivisione, partecipazione. Una ricerca e un libro di Savonardo mette a confronto ed evidenzia le differenze tra le due generazioni.

DI RENATO MARENGO

Lello Savonardo, giovane docente universitario, presso il Dipartimento di Scienze sociali dell'Università degli Studi di Napoli Federico II dove insegna "Teorie e tecniche della comunicazione" e "Comunicazione e culture giovanili" con un suo recente libro gioca decisamente con le parole di un movimento di ieri, Beat Generation, e di un (probabile ) nuovo movimento di oggi, dal nome simile: Bit Generation, che spazia in questo nostro attuale futuro fatto di invisibili reti, nuvole, IPad e Wi Fi. Savonardo, che è anche apprezzato cantautore e che nei suoi corsi dà molto spazio alla musica e alla sua forza aggregante e comunicativa, poco più che ventenne, scrisse, per l’Enciclopedia del Pop e del Rock Napoletano che ho pubblicato per Rai Eri con Michael Pergolani nel 2003, un lungo saggio intitolato “99 POSSE, l’hipfolkrap e la parola come arma impropria”, certamente tra i primi scritti “accademici” sull’hip hop napoletano. Ed ora, dopo numerosi altri suoi libri di carattere sociologia dei processi culturali e comunicativi ecco quest’ultima pubblicazione Bit Generation. Culture giovanili, creatività e social media (Franco Angeli). I giovani d’oggi, dunque, a confronto con i Beat degli anni ‘50-60, “diversamente” ribelli, sempre connessi con qualche sito o social, indifferenti alla privacy. Ma quali sono le differenze sostanziali tra i giovani della ribellione e quelli della connessione?
«Il titolo del volume Bit Generation, fa riferimento alle nuove generazioni che, sempre di più, si nutrono e si esprimono attraverso la software culture, caratterizzata dai linguaggi dell’informatica e del digitale. Tale espressione è stata scelta anche per il richiamo alla Beat Generation, il movimento culturale che è nato tra gli anni ‘50 e ‘60 negli Stati Uniti. Un movimento che ha contribuito a determinare forme espressive, culturali, sociali. L’universo giovanile di quegli anni, influenzando in modo significativo le generazioni successive e il dibattito sociologico sui giovani. Beat era ribellione, battito, ritmo. Oggi, Bit è connessione, condivisione, partecipazione.”
Sono giovani in generale più partecipi e informati di quelli di ieri? Le tecnologie informatiche determinano differenze e gap culturali?
«Nella ricerca presentata nel volume Bit Generation, libro collettivo che ho curato con i contributi di esperti e colleghi, non ci siamo chiesti, parafrasando banalmente due saggi che hanno caratterizzato il recente dibattito, “se Internet ci rende stupidi” (Carr 2010) o “perché la Rete ci rende intelligenti” (Rheingold 2012), ma quali siano le “influenze” delle tecnologie digitali sulle diverse forme di comunicazione, socializzazione, consumo e produzione culturale giovanile. Le potenzialità che tali tecnologie esprimono sono connesse ai diversi fattori culturali, sociali, economici e politici che caratterizzano i contesti di riferimento. Inoltre, le origini culturali e sociali, i livelli di istruzione dei potenziali utenti, ma anche le differenze generazionali, hanno un peso rilevante nella diffusione e nell’influenza sociale dei new media. Tali differenze, non solo intergenerazionali ma anche e soprattutto intragenerazionali, comportano differenti livelli di partecipazione nella Rete».
Comunicazione orale, scritta, visiva, parole, suoni sempre più veloci e sintetici, abbreviazioni, come evolve questo nuovo rapporto di scambi?
«Le nuove tecnologie della comunicazione possono rappresentare rilevanti opportunità per la circolazione della conoscenza e dei saperi, ma è necessario che le istituzioni culturali si adeguino al radicale cambiamento in atto. Le nuove modalità di comunicazione in Rete ma anche in telefonia mobile, con gli Sms, inducono le ultime generazioni a un uso della lingua affidato molto più di frequente alla scrittura rispetto alle modalità prevalentemente orali della comunicazione tradizionale. Un ritorno alla scrittura che si esprime attraverso forme inedite e che tende ad assumere caratteristiche tipiche dell’oralità, dando vita a quella modalità di uso della lingua detta “scritto-parlato”, che sembra caratterizzare l’era digitale. Chiaramente i linguaggi audiovisivi sono sempre più rilevanti, anche nelle modalità di rappresentazione del sé”.
Bit Generation: stiamo per assistere alla nascita di un nuovo “movimento”?

Il volume contiene contributi di:
Antonietta Bisceglia, Annalisa Buffardi, Domenica Coppola, Franco Crespi, Derrick de Kerckhove, Dario De Notaris, Pietro Maturi, Enza Maria Paolino, Gabriella Punziano, Lello Savonardo, Giorgina Sommonte.


Si ringrazia l'Ufficio Stampa Studio alfa

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