Simone Cristicchi: Li Romani in Russia, anteprima del nuovo spettacolo a Santa Fiora (Gr) 14 /08 / 09
di: Martina Neri
Simone Cristicchi, insieme a Marcello Teodonio, ha presentato in anteprima a Santa Fiora lo spettacolo "Li Romani in Russia", poema in romanesco di Elia Marcelli. Musiche di Gabriele Ortenzi. (Foto di Luciana Morbelli) Simone Cristicchi, insieme a Marcello Teodonio, ha presentato in anteprima a Santa Fiora lo spettacolo "Li Romani in Russia", poema in romanesco di Elia Marcelli. Musiche di Gabriele Ortenzi. (Foto di Luciana Morbelli)
Simone Cristicchi è un personaggio anomalo nel panorama musicale italiano, non è precisamente classificabile in nessuna categoria specifica: non è un cantante, non è “solo” un cantautore, non è un attore di quelli da accademia, ma usa la musica e la recitazione per raccontare le storie che gli stanno più a cuore e per dare forma a un talento che, a doverlo ridurre ai minimi termini, sta tutto nel saper raccontare. Lo avevamo lasciato alle prese con il tour insieme al Coro dei Minatori di Santa Fiora e già si ripresenta con un nuovo, particolare progetto. “Li Romani in Russia” di Elia Marcelli è uno spettacolo che Cristicchi presenta in prima assoluta alla vigilia di ferragosto all’interno della manifestazione “Senti che Fiora”.
Più che uno spettacolo vero e proprio è, per ora, una lettura. Il testo del Marcelli, poeta romanesco, è stato adattato da Marcello Teodonio, che affianca Simone sul palco e che ne ha curato la riedizione per i tipi dell’editore Il Cubo di Roma. Edito originariamente nel 1988, il libro è un poema in versi e racconta della campagna di Russia (1941-43) voluta fortemente da Mussolini, in cui furono mandati a morire 220.000 soldati, per lo più ragazzi, mandati allo sbaraglio senza mezzi adeguati, senza viveri sufficienti e con le scarpe sfondate, ingannati da una propaganda che aveva prospettato loro “una passeggiata” che si è subito trasformata in un inferno di ghiaccio, paura, fatica, solitudine. Ne tornarono solo 20.000, Elia Marcelli era uno di loro e scelse di raccontare la verità della sua esperienza dando voce ai poveri protagonisti: i soldati. Scritto in dialetto romanesco, dà conto degli accadimenti in una lingua comprensibile a tutti, sottolineando la follia di quella spedizione, le bugie e gli inganni perpetrati dal regime fascista ai danni dei soldati,raccontando le atrocità subite senza sconti e con la rabbia della disperazione.
Appena sul palco Cristicchi spiega che quello che l’ha spinto a portare in scena questo testo ha a che fare con la sua personale esperienza: anche suo nonno faceva parte dei sopravvissuti, di quei ragazzi che la Russia aveva restituito alla propria patria, ma mai gli aveva voluto raccontare nulla di quegli anni. Dopo essersi imbattuto casualmente nel testo di Marcelli, gli è stata chiara la ragione del suo silenzio.
Il professor Teodonio fa una breve premessa di presentazione del testo, descrive il contesto in cui avvenne la campagna di Russia e introduce la figura di Marcelli.
La scena è spoglia: solo un leggio e un paio di luci. Ci troviamo alle spalle di un ex convento, con le mura antiche a fare da sfondo, il posto è gremito ma gli spettatori sono attenti e silenziosi.
Teodonio e Cristicchi si alternano, interpretando via via le voci del gruppo di soldati protagonisti, in un racconto che prende subito vita, forma, tanto che quelle voci sembra di vederle, le scene che raccontano si animano, sembra di vedere in filigrana un film di De Sica. I due sono a loro agio col dialetto che scorre fluido in bocca e inizia il viaggio insieme al battaglione: la scena si apre in caserma, quando viene annunciata la spedizione, e procede descrivendo la partenza del contingente dalla stazione Tiburtina a Roma. Si passa dal registro grottesco al malinconico nel momento in cui le madri dei soldati si recano alla stazione per i saluti e il protagonista rivede con gli occhi tutti i punti più belli della città e le dice addio, non sapendo se la rivedrà. Di seguito la descrizione del viaggio a piedi verso la Russia, tra la stanchezza, la fame e la sete, la solidarietà umana verso i prigionieri, il cercare di darsi una mano tra compagni e, una volta arrivati, i combattimenti, la penuria di mezzi e viveri che porta gli uomini ad ammazzare i muli che avevano al seguito per mangiarseli, la neve, il freddo, la stanchezza, la disfatta.
Il ritratto straziante di una madre russa che in memoria del figlio caduto cura i feriti italiani e che viene barbaramente uccisa da un cecchino perché ha osato avvicinarsi al pozzo per dare sollievo con l’acqua alle sofferenze altrui. La ritirata, la certezza di essere stati abbandonati, la morte che incombe, non solo in battaglia, nella paura di rimanere congelati la notte se non si trova un riparo.
Le musiche di Gabriele Ortenzi sottolinenano ogni passaggio in punta di piedi ma in maniera efficace, alternando composizioni scritte ad hoc a musiche d’epoca. Di grande impatto emotivo il finale, in cui, dopo la descrizione della morte per congelamento dell’ultimo amico del protagonista si sente, a luci quasi spente, un discorso originale del Duce che decanta la gloria della spedizione e ripete la parola “Vinceremo!” a cui segue una tromba che intona Il Silenzio. Straziante.
La commozione che pervade il pubblico è palpabile e si scioglie in numerosi applausi. Cristicchi e Teodonio si abbracciano uniti da un’emozione che hanno saputo veicolare in maniera semplice e autentica; il professore lo ha fatto con una lettura partecipata e una buona interpretazione che ha fatto da contraltare perfetto alla recitazione naturale di Cristicchi, che ha dimostrato una buona capacità nel passare da un registro all’altro e un certo lavoro sulla voce, rendendo credibili tutti i passaggi.
Le emozioni suscitate da queste parole si fa fatica a scrollarsele di dosso, sono reali e ci riguardano tutti, almeno finché nel mondo verrà combattuta una guerra e si continuerà a morire per niente.
Il testo dovrebbe essere ripreso l’anno prossimo sotto forma di spettacolo vero e proprio, almeno questa è l’intenzione che ha dichiarato di avere lo stesso Cristicchi, sperando che gli impegni che seguiranno la pubblicazione del terzo cd dell’artista, prevista per ottobre, lo permetteranno.
Si ringrazia Luciana Morbelli per la concessione delle foto.
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