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Interviste
Pubblicato il 18/11/2001 alle 17:44:43Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

La finta gioia di Moltheni

di: Paolo Ansali

La nostra intervista a 360 gradi. Anzi, forse anche con qualche grado di piu: diciamo 370, 380, 390 gradi..

La nostra intervista a 360 gradi. Anzi, forse anche con qualche grado di piu: diciamo 370, 380, 390 gradi..

Negli uffici romani della BMG/Ricordi, tra le foto giganti di Antonello Venditti e Gigi D'Alessio, incontriamo un tipo che sembra un curioso incrocio tra Beck e un elfo. Fisico minuto, sguardo spiritato, i capelli e la barba lunga, si infervora parlando di Soundgarden e Led Zeppelin. Non è qui per sbaglio. Si chiama Umberto Giardini alias Moltheni (marchigiano di nascita ma bolognese d'adozione) ed è uno dei cantautori rock piu' genuini emersi recentemente nel panorama italiano. La sua e' stata una lunga gavetta, come tanti artisti emergenti, ma ha avuto la fortuna di incontrare sulla sua strada un discografico molto coraggioso come il compianto Francesco Virlinzi, artefice della Cyclope e talent-scout di Carmen Consoli. Grazie all'interessamento personale di Virlinzi nel 1999 e' arrivato il debut-album Natura In Replay,da lui stesso prodotto, seguito da una apparizione fulminea sul palco di Sanremo Giovani 2000 con Nutriente. Moltheni torna ora con il secondo lavoro Fiducia Nel Nulla Migliore, seguito dal singolo Finta Gioia, prodotto da una firma eccellente: Jefferson Holt, storico primo manager dei REM. E' un disco sicuramente singolare, un valido tentativo di staccarsi dal prodotto medio nostrano per avvicinarsi all'indie-rock statunitense, dai Kyuss ai Fu Manchu.

Perche' sei arrivato sino in North Carolina per realizzare il nuovo disco?
Inizialmente si pensava di realizzare il disco a Milano. Poi Jefferson Holt ci ha chiesto se volevamo raggiungerlo negli States e io e la mia band siamo partiti, anche perchè cercavamo un approccio sonoro americano e non pop come il primo album. Appena arrivati lì i primi due giorni ci siamo solo ambientati e rilassati, girando per locali. Il produttore artistico Chris Stamey mi ha poi spiegato il suo metodo di lavoro dicendo:"dimenticate i metodi italiani, registreremo tutto in diretta, senza sovraincisioni". Per fare questo dovevamo essere molto preparati. Ci siamo chiusi in un locale, per una settimana, provando i pezzi anche 30 o 40 volte di seguito e in un mese e mezzo abbiamo realizzato il disco. Holt è venuto come supervisore solo negli ultimi giorni.
Per il tuo nuovo album si è parlato di sonorita' vicine al grunge dei primi anni novanta...
Più che grunge parlerei di stoner, un sound grezzo e distorto che si orienta verso l'hard-rock tipo Black Sabbath, creato anni fa da bands geniali come Kyuss e Melvins. Certo, non mi permetterei mai di accostare Fiducia Nel Nulla Migliore a un disco del genere ma non nego che i miei riferimenti in questi ultimi anni sono orientati in quella direzione.
Ascoltando ora il disco sei soddisfatto della produzione americana?
Si, anche perche' hanno utilizzato dei metodi che non conoscevo. In studio c'era un vecchio mixer analogico che ha reso le sonorità più calde e potenti al tempo stesso, ha dei bassi molto pompati. Io cercavo qualcosa sullo stile degli Screaming Trees, a tratti tenebroso, a tratti più veloce, sempre molto elettrico, "chitarroso", se vuoi un pò "fuori moda". . .
I tuoi testi sono sempre molto particolari, vedi "Il bowling o il sesso" e "Curami Deus". A tratti sembrano un pò pessimisti o sbaglio?
Beh, c'e' stata una ricerca tra musica e testi. Sui testi ci ho lavorato un anno. Adesso non vorrei dire una bestemmia ma volevo fare qualcosa che fosse a metà strada tra la poesia di Jeff Bucley e la potenza dei Kyuss. Forse e' la prima volta in Italia che un artista fa una cosa del genere. Nel mio piccolo aspiro a realizzare il meglio possibile, senza compromessi
La scomparsa di Francesco Virlinzi ha influenzato in qualche modo l'atmosfera del disco?
Non vorrei apparire poco romantico ma direi assolutamente di no, anche se quella di Francesco e' stata un perdita gravissima per tutti quelli che lo conoscevano. Fiducia nel nulla migliore è comunque un disco adulto e riflessivo, che richiede diversi ascolti per essere apprezzato.
Quanto tempo ci è voluto per comporre i nuovi brani?
Devo dire che almeno quattro canzoni le eseguivo dal vivo già un anno fa. Io non mi creo problemi se incidere o no un pezzo già sentito. Il singolo Finta Gioia ricordo di averlo improvvisato durante un bis a Verona davanti a duecento persone. Nei prossimi concerti ci saranno inoltre due o tre pezzi che inciderò in futuro...
Ho letto in una intervista che ti piacevano molto gli Smiths. Come sei arrivato alle sonorità potenti di oggi?
Li ho scoperti ai tempi di Hatfull Of Hollow, quando ero solo un ragazzino. Loro dimostrarono come negli anni '80 non ci fossero solo personaggi per me ridicoli come Boy George o Adam Ant ma anche cose molto più di classe. Poi un giorno vidi il concerto di un gruppo chiamato Miracle Workers che mi cambiò la vita. Rimasi molto colpito dal loro look (pantaloni di velluto, camicie psichedeliche e capelli lunghissimi) e dalle sonorità acide che producevano. Fu amore a prima vista! Iniziai ad andare ai concerti di band garage-psichedeliche americane come Dream Syndacate e Opal. Ricordo che c'era poi un periodo che consumavo i dischi dei Soundgarden trovando affinità incredibili con i Led Zeppelin. Passavo ore a studiare gli arrangiamenti, le sonorità particolari del chitarrista indiano, i tempi dispari di Matt Cameron, la voce pazzesca di Cornell. Questo mi ha aiutato a far emergere la mia anima più rock...
A parte la tua musica, c'è qualche band giovane in Italia che trovi interesante?
Conosco molto bene i Verdena. A mio avviso il loro ultimo lavoro Solo un grande sasso, pubblicato proprio in questi giorni,e' uno dei migliori dischi rock mai realizzati in Italia, rappresenta quello che la PFM o gli Afterhours hanno fatto negli anni precedenti. Il chitarrista Alberto è un piccolo genio, usa una marea di pedali contemporaneamente e sa sempre quello che fa. Conta che sono solo ventenni... Io ho trentatre anni e penso che smettero' prima dei quaranta, non mi vedo a fare il rocker a quella età, ancora in giro per i palchi. C'è un momento per fare delle cose e c'è un periodo per sviluppare altri progetti. Lascerò spazio ai giovani...

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