Piji presenta Lentopede (Roma, The Place, 29/10/2008)
di: Alessandro Sgritta
Mercoledì 29 ottobre Pierluigi 'Piji' Siciliani ha presentato al The Place di Roma il suo primo EP 'Lentopede' con il suo Septet: una serata magica e premiata dal successo di pubblico nonostante la pioggia, la partita della Roma e Liza Minnelli... Le note di "New York, New York" improvvisate a sorpresa dai musicisti del Septet hanno accompagnato Piji per quasi tutta la durata del concerto, in una sfida impossibile a distanza che alla fine ha visto solo vincitori e nessun vinto. Nonostante la forte pioggia, che poi come l'acqua (e la notte) è una componente ricorrente nei testi di Piji, e la concomitanza di avvenimenti di grande richiamo per la capitale come la partita della Roma (poi sospesa per pioggia) e il concerto di Liza Minnelli all'Auditorium, il The Place era colmo di pubblico. Pierluigi Siciliani in arte "Piji" può contare ormai su un buon seguito di affezionati spettatori che insieme al suo Septet lo hanno già visto calcare prestigiosi palcoscenici come quello del Teatro Studio dell'Auditorium Parco della Musica e di Villa Celimontana, non c'è quindi molto da meravigliarsi del successo ottenuto. La serata poi era di quelle speciali per il giovane cantautore romano che ha vinto ben sette premi negli ultimi due anni per la canzone d'autore: la presentazione ufficiale del suo primo EP "Lentopede", completamente autoprodotto, che contiene 5 tracce rappresentative dei suoi molteplici mondi musicali.
Ma Piji al suo arco ha molte altre frecce, e vederlo in concerto è il modo migliore per verificarlo. Non è solo un esperto conoscitore di musica e un autore colto (ha scritto un saggio su "La canzone jazzata" che ha riscosso molti apprezzamenti dagli addetti ai lavori), ma un signor musicista e soprattutto un grande intrattenitore e showman. Si presenta infagottato in un cappotto per aprire la serata con "Un'altra stagione" (sul tempo che fa non solo dal punto di vista atmosferico), parla delle difficoltà della serata e indossa metaforicamente "Un vestito di canapa" dove suona la chitarra acustica accompagnato dai fiati. Dopo "Fino alla fine del tango", un bellissimo tango molto sensuale e "caliente", presenta i primi due musicisti del Septet: Luca Iaboni alla tromba e flicorno (che suona con numerose e prestigiose orchestre) e Matteo Locasciulli al basso elettrico (figlio d'arte e co-leader dei Greenwich). La prima canzone tratta dal nuovo EP è "Acqua" (o meglio "AcO2qua" perché contiene anidride carbonica) che sarà anche il primo singolo in radio dal 10 novembre. Il brano, fresco e frizzante come una bottiglia di acqua gassata (a cui è dedicata) è sicuramente un buon biglietto da visita per il disco e anche dal vivo dimostra di funzionare, tra giochi di parole, rime, doppi sensi, assonanze e perfino echi di cavalcate western. Piji presenta altri due elementi del Septet: Matteo Ruberto alla chitarra elettrica (leader dei Design e compositore sperimentale) e Filippo Schininà alla batteria (che suona anche con i Nidi D'Arac), la parte rock del gruppo insieme a Locasciulli.
Si cambia completamente atmosfera con "Madama pioggia", una ballad terzinata che si avvicina molto al blues, presente anche nel disco, che racconta in modo autobiografico un'estate vissuta tra piogge leggere e sprazzi di malinconia, al termine della quale Piji presenta la parte jazz del gruppo (insieme a Iaboni): Biagio Orlandi al sax (soprano e tenore) e Dario Piccioni alle tastiere (stasera al posto di Domenico Sanna che ha suonato il pianoforte nel disco). "Come pensi di me" sembra un pezzo del miglior Fossati, dove si parla dell'importanza delle parole nelle canzoni, e poco dopo Piji renderà omaggio proprio a Fossati e soprattutto a Fabrizio De André con una commovente versione di "Smisurata preghiera", una delle più belle canzoni italiane mai scritte, che può essere considerata come il testamento di De André (è l'ultima canzone del suo ultimo disco, quel capolavoro di "Anime salve" scritto a quattro mani con Fossati). Ma prima Piji troverà il modo di raccontare con "I cigni di Nymphemburg" (uno dei pezzi forti anche per la musica, una sorta di rumba che nel disco vede la partecipazione di Olen Cesari al violino) le vicende di un italiano emigrato in Germania negli anni '70, precisamente a Monaco di Baviera, da cui non vuole più andar via nonostante si senta ancora un turista, o forse proprio perché vuol' essere "un turista per sempre" alla continua ricerca di un'identità ("sembravo proprio quel Pascal che fu") come il personaggio di Pirandello. Nel testo si citano anche Caterina Valente e Giovanni Trapattoni (il "Trap", ex allenatore del Bayern Monaco) come due figure che hanno contribuito rispettivamente a fargli sentire la mancanza dell'Italia e a ritrovare la sua italianità in Germania, dove alla fine rimarrà volentieri, e visti i tempi che corrono non gli si può dare torto...
Dopo una lunga coda strumentale che serve a Piji per cambiarsi rientra indossando una "washboard" (una specie di asse per lavare in alluminio che si suona sfregandovi sopra dei ditali) e presenta il brano finale del disco, "L'Ottovolante", omaggio esplicito a Natalino Otto, nome d'arte di Natale Codognotto da Sampierdarena ("località serena" di Genova), che negli anni '30 e '40 del secolo scorso fu il cantante italiano più vicino al jazz e allo swing che veniva d'oltre oceano, e proprio per questo fu censurato dal "vigente regime fascista", che considerava il jazz come una musica "afro-demo-pluto-giudo-masso-epilettoide" e che Piji giustamente si diverte a beffeggiare riportando le ridicole affermazioni del gerarca Carlo Ravasio nel 1929: "è nefando e ingiurioso per la tradizione e quindi per la stirpe, riportare in soffitta violini, mandolini e chitarre, per dare fiato ai sassofoni e percuotere timpani secondo barbare melodie che vivono soltanto per le effemeridi della moda...".
Piji dimostra di aver assimilato perfettamente la lezione non solo di Otto ma anche di Buscaglione, Carosone, Conte, Gaber, Jannacci, ecc. fino al suo maestro Sergio Caputo, attraverso l'uso di ritmi sincopati e vocaboli sdruccioli (che hanno l'accento sulla terzultima sillaba), costruendo un pezzo originale e dal sapore antico e moderno allo stesso tempo, pieno d'ironia e divertimento musicale, anche grazie alla "Red Cat Jazz Band" diretta da Freddy Colt che suona nel disco, sostituita efficacemente dal Septet in concerto.
Dopo il "Walzer di notte"cantato con un ombrello in mano (nella foto di Christian Trappolini), in cui cita ancora "New York, New York" e perfino (parodiandola) la più recente "My Umbrella", e la successiva "Che orchestra stanotte!", un pezzo dal ritmo quasi indecifrabile per la sua complessità, Piji esce di scena e rientra tra gli applausi per concludere con quello che può essere considerato il suo capolavoro: "Lentopede", che dà il titolo al disco ed è già stata ribattezzata "DJ" per il memorabile ritornello. La canzone parte come un classico lento in 12/8 terzinato e romantico, fino a che il protagonista (un "lentopède" che è sinonimo di un uomo all'antica che non sopporta le luci delle discoteche e la musica a tutto volume) finisce per litigare con il dj e immagina di dirgliene di tutti i colori (parolacce comprese) in un crescendo irresistibile di rabbia e ironia. Come concetto può essere considerata l'equivalente di "Hang the dj" degli Smiths, mentre per l'escalation verbale può essere accostata ad "Adius" di Piero Ciampi, che partiva romantica e si concludeva con un bel "vaffanculo", senza per questo mai scadere nel volgare, anzi alla fine per il lentopède è la cassa in 4 del dj ad essere "un poco volgare".
In definitiva un cantautore maturo e dalle mille sfaccettature e potenzialità, che ha dimostrato dal vivo con il suo gruppo di avere "tutte le carte in regola" (per citare ancora Ciampi) per aspirare quanto prima ad un debutto anche sulla lunga distanza.
PIJI - LENTOPEDE (EP)
1. AcO2qua (3.45)
2. Lentopede (5.05)
3. I cigni di Nymphemburg (3.30)
4. Madama pioggia (6.11)
5. L'Ottovolante (3.37)
Info: www.piji.it
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