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Interviste
Pubblicato il 06/10/2009 alle 07:28:39Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Il nostro reportage al Festival Gaber, dove abbiamo fatto due chiacchiere con i vari protagonisti.

di: Cinzia Donati

In occasione della quinta edizione del Festival Teatro Canzone Giorgio Gaber (che si è svolto a Viareggio) abbiamo parlato con Dalia Gaberscik, Paolo Dal Bon, Enzo Iacchetti, Sergio Cammariere, Enrico Bertolino, Luca Carboni, Ivano Fossati...

In occasione della quinta edizione del Festival Teatro Canzone Giorgio Gaber (che si è svolto a Viareggio) abbiamo parlato con Dalia Gaberscik, Paolo Dal Bon, Enzo Iacchetti, Sergio Cammariere, Enrico Bertolino, Luca Carboni, Ivano Fossati...

Prima fra tutti DALIA GABERSCIK, l’organizzatrice, alla quale chiediamo se è soddisfatta del Festival. Ci risponde di sì perché “sta diventando un appuntamento imperdibile dell’estate”. “Inoltre”, prosegue, “mi permetto un momento di gasamento, perché quest’anno quasi l’80% dei biglietti lo abbiamo venduto in prevendita ancora prima di annunciare il cast degli artisti: questa è una dimostrazione di fiducia e quindi motivo di grande orgoglio”.

Le fa eco il presidente della Fondazione Gaber, PAOLO DAL BON: “Quest’anno è particolare. E’ il 70° dalla nascita di Gaber e abbiamo rilanciato tutte le nostre iniziative”.

ENZO IACCHETTI, il presentatore della due-giorni come ormai da tradizione, si è sentito di parlare della tragedia ferroviaria durante la conferenza stampa di presentazione del Festival: “Voglio abbracciare la città. Sono stato in apprensione per voi per quello che è successo. Credo che queste cose non si debbano dimenticare mai, ma si deve anche andare avanti. Bisogna tornare come prima, ma senza dimenticare. Essere qua con i nostri grandi nomi è una dimostrazione di grande solidarietà. Sono sicuro che anche Giorgio, che è viareggino di adozione, se fosse stato qui, avrebbe voluto lo show anche quest’anno”.
Domanda: Pensi che il Festival rimanga qui a Viareggio?
E.I.: Un Festival così solo Viareggio ce l’ha! Spero proprio che rimanga qui per tanti anni!
Domanda: Qualche novità per l’autunno?
E.I.: Grazie a una battuta stupida che ho detto qui sul palco, entrata nell’orecchio della Gelmini, dal prossimo anno Gaber entrerà nelle scuole della Lombardia, che utilizzeranno nel programma alcuni filmati. Poi in ottobre esce “Chiedo scusa al Signor G”, un mio disco con la Witz Orchestra: sono canzoni di Gaber rielaborate da me in modo moderno, per far sì che Giorgio non muoia mai.

SERGIO CAMMARIERE ci ha parlato della scelta dei brani che ha cantato: “Ho scelto Due donne perché è jazz. E’ considerato uno dei brani minori di Gaber, invece secondo me è adatto ai nostri tempi, lo trovo ancora molto vivo. L’impotenza invece è un brano che ho sempre adorato fin da quando ero adolescente”.

A ENRICO BERTOLINO chiediamo: Cosa ci fai qui al Festival Gaber? “Sono un imbucato al 70° compleanno. C’è sempre l’imbucato ai compleanni, quello che tutti si chiedono chi l’ha invitato. Personalmente Gaber non l’ho conosciuto, lo vidi tempo fa in teatro a Milano, con i miei genitori”.

LUCA CARBONI invece è legato a Gaber: “Per me è un grande onore essere qua. Non sono un attore, ma uno che scrive, perciò avvicinarmi a Gaber per me è difficile. Però i miei fratelli più grandi ascoltavano le sue canzoni, perciò forse inconsciamente ho attinto da lui per sviluppare il mio linguaggio”.
Domanda: Politicamente la pensi come lui?
L.C.: Al di là delle polemiche su destra e sinistra, l’importante è capire che questi cantautori andrebbero salvaguardati.
Interviene a ruota libera ENZO IACCHETTI: “Basta con questa storia di destra e di sinistra! A distanza di tempo siamo ancora lì a dire questo è di destra, quest’altro è di sinistra…”.

A IVANO FOSSATI chiediamo: Raccontaci la tua esperienza personale con Gaber…
I.F.: Ci siamo incontrati diverse volte. Mi diceva: “Tu sei bravo, ma ti complichi la vita”.
Domanda: Ovvero?
I.F.: Diceva che le mie canzoni degli anni Novanta non erano dirette, erano troppo complicate.
Domanda: Quando ti sei avvicinato a lui?
I.F.: Agli inizi degli anni Sessanta. Poi anche nei Settanta. La sua forza di comunicare era formidabile! Poi mi piace l’idea che fosse un chitarrista. Il suo patrimonio non deve andare disperso. Non ha importanza cantare bene il suo repertorio: l’importante è che circoli e che si senta.
Domanda: Qualcuno ha detto che forse ci si sta lavorando troppo…
I.F.: Rischia la sovraesposizione? Secondo me no!

MARIO MONICELLI chiude in bellezza la carrellata di ospiti: “Sono lusingato, ma anche un po’ imbarazzato di trovarmi qui, in mezzo a questi maestri, perché non conosco abbastanza la musica di Gaber. Però l’ho conosciuto personalmente e a suo tempo lo chiamai come attore. Io mi trovo qui come viareggino e anche Gaber, in fondo, abitava in Versilia. Lucca e Viareggio erano le nostre zone”.
Domanda: Cosa ne pensa di questo Festival?
M.M.: Sentir parlare di lui, della grande persona che era, è positivo. Una volta a Milano, da adolescente, avrei voluto fare il musicista, il cantante, ma ci rinunciai presto perché non ero in grado di farlo!
Domanda: Secondo lei che tipo era Gaber?
M.M.: Era uno che voleva vederci chiaro, non si faceva condizionare né dal sentimento né dall’antipatia. Aveva un certo cinismo, che non è una parola negativa come potrebbe sembrare. Il suo cinismo era molto salutare: cioè era temperato, composto nei movimenti e nel modo di pensare, senza fronzoli, chiaro e secco. L’arte in fondo consiste nel togliere e lui era asciutto. Per essere asciutti bisogna essere in un certo modo cinici e lui, in questo senso, era un maestro di cinismo.
Domanda: Un messaggio per i giovani?
M.M.: Non state lì impalati ad ascoltare cosa dicono gli altri! Partecipate attivamente e adottate lo stile colloquiale che era proprio di Gaber.

Speciale realizzato in collaborazione con il quindicinale Paspartu.

Nella foto di Alberto Macaluso: Dalia Gaberscik.

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