Jovanotti in concerto al Teatro Valle Occupato di Roma
di: Paolo Ansali
Sul palco del Teatro Valle Occupato domenica 10 luglio 2011 alle ore 18, arriva Lorenzo Cherubini, Jovanotti, per sostenere una causa che è di tutti: la cultura come bene comune. Sul palco del Teatro Valle Occupato domenica 10 luglio 2011 alle ore 18 arriva Lorenzo Cherubini, Jovanotti, per sostenere una causa che è di tutti: la cultura come bene comune.
Il concerto verrà trasmesso in diretta streaming sul sito del teatro e presso l’ex cinema Palazzo Sala Arrigoni, spazio occupato di San Lorenzo.
Al giorno numero 26 di occupazione del Teatro Valle di Roma, diventato cantiere vivo e attivo della città e sul quale negli scorsi giorni i lavoratori dello spettacolo hanno presentato una proposta per una gestione futura, pubblica e virtuosa, un nuovo, grande messaggio di solidarietà arriva dal mondo della musica.
Il 14 giugno 2011 è stato occupato il Teatro Valle di Roma, il più antico teatro della Capitale. Inaugurato nel 1727, nel 1921 ci fu la prima del capolavoro pirandelliano "Sei personaggi in cerca d'autore".
"Gli occupanti del Teatro Valle di Roma sono le Lavoratrici e i Lavoratori dello Spettacolo, cinema/teatro/danza, artisti/tecnici/operatori, stabili, precari e intermittenti che da dicembre portano avanti lotte in modo diretto ed autorganizzato contro i ripetuti attacchi al mondo dell’arte e del sapere, contro i tagli alla cultura e per i nostri diritti.
Gli occupanti non vogliono decidere della gestione del Teatro Valle di Roma ma stanno elaborando proposte su come immaginano nuovi sistemi di gestione del teatro pubblico e in generale ripensare dal basso nuovi modelli di politiche culturali in Italia, perchè i referenti politici di destra e di sinistra hanno perso ogni tipo di legittimità come interlocutori.
Quello da cui si vuole partire è proprio il senso di disagio crescente e diffuso di chi lavora e vive dentro il teatro – in particolare la percezione di una generazione di giovani artisti e lavoratori di essere esclusi dai luoghi e dalle dinamiche in cui si decide e si progetta la politica culturale, la percezione di una generazione di pagare in termini di sopravvivenza la necessità artistica, etica e civile del proprio lavoro."
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