Il feeling è sicuro: Tullio De Piscopo
di: Massimo Giuliano
Tullio De Piscopo, di persona, è esattamente come te l’aspetti dopo averlo visto suonare: un autentico fiume in piena. Simpatico e disponibile, pieno di entusiasmo e di una grande voglia di comunicare. Ecco la nostra intervista. Tullio De Piscopo, di persona, è esattamente come te l’aspetti dopo averlo visto suonare: un autentico fiume in piena. Simpatico e disponibile, pieno di entusiasmo e di una grande voglia di comunicare. Lo abbiamo “intercettato” a Pescara nel backstage dell’evento “One Year Before”, aperto proprio dalla sua batteria per scandire l’inizio del countdown dei Giochi del Mediterraneo, ad un anno esatto dal loro arrivo. L’occasione è stata propizia per parlare del suo nuovo album, “Bona Jurnata”, ma anche del grande ritorno live insieme a Pino Daniele, con il relativo tour che è ormai ai nastri di partenza.
Caro Tullio, cominciamo parlando del tuo nuovo cd. Hai pubblicato “Bona Jurnata” a 10 anni di distanza dall’ultimo album: questa lunga assenza dalle scene è stata forzata o voluta?
«E’ stata assolutamente voluta. Non mi piaceva come stavano andando le cose in Italia, e soprattutto non mi piaceva come andava la musica in Italia: per questo mi sono preso una pausa. In questi anni mi sono dedicato ad altro: ho scritto un libro didattico, che si intitola “Jazz walking”, e ho realizzato alcune versioni dei miei successi per paesi come l’Inghilterra, il Canada e la Germania. Poi, ad un certo punto, ho iniziato a sentire l’esigenza di incidere un nuovo disco, ma ho voluto farlo a modo mio, perché l’industria discografica mi avrebbe imposto di realizzarlo in maniera diversa. Sono molto soddisfatto del risultato finale: non esito a definirlo il lavoro più importante della mia lunga carriera».
In questo cd si respira una forte volontà di contaminazione e di esplorazione musicale. Sei d’accordo?
«Assolutamente sì, anche perché la mia carriera è sempre stata attenta alle contaminazioni. Io mi sono sempre rivolto ai popoli di tutto il mondo. In questo album c’è una traccia, “Akebono”, in cui si sente il panjai, che è uno strumento di origine orientale. Per quanto riguarda i testi, invece, ho voluto raccontare le mie vicissitudini, ciò che è accaduto ultimamente nella mia vita: purtroppo ho perso mia madre, ed è a lei che è dedicato il brano “Comme si’ bella”, ma è anche nata la mia nipotina Giulia, per la quale ho scritto “Ballando ballando”».
Quanto ci hai messo per realizzare “Bona Jurnata”?
«Questo disco mi è costato tre anni di lavoro, ed è stato un investimento importante anche in termini economici. Basti pensare che abbiamo deciso di vendere “Bona Jurnata” al prezzo di 9.90 euro, e il pubblico lo può trovare persino presso i punti vendita delle Poste. Bisogna dare spazio alla musica: se io esco a 9.90 euro, i giovani possono vendere il loro cd a 7 euro, no? Ma che aspettiamo a farlo?!».
“Bona Jurnata” si distingue anche per la presenza di Edoardo Bennato e di Francesco Sarcina de Le Vibrazioni. Come sono nate queste collaborazioni?
«Edoardo è un mio caro amico. Abbiamo scritto insieme “A’ cuoppo cupo”, e lui nel pezzo suona l’armonica: straordinario! Con questa canzone vogliamo lanciare un messaggio: non ci piace la gente egoista e senza profondità. Se tu te ne stai con la Ferrari davanti al bar, offrimi almeno un caffè, no? E poi c’è Francesco Sarcina de Le Vibrazioni, che ha cantato e suonato in “Vibra”. Con lui mi sono trovato molto bene: è arrivato in motocicletta, sembrava dovesse trattenersi in studio per poco tempo e invece, alla fine, non se ne andava più!».
“Buran” è un brano che permette di apprezzare, una volta di più, le tue grandi doti di batterista…
«Ti ringrazio. Ho voluto riprendere i “Carmina Burana” di Carl Orff, riarrangiandoli ed aggiungendoci la mia batteria. L’idea è nata l’anno scorso durante il concerto del 1 maggio a Roma, in piazza San Giovanni: ho messo a sorpresa questo pezzo in scaletta, e il pubblico è letteralmente impazzito. Sono rimasto piacevolmente stupito di questa reazione, e da lì ho deciso di inserire nell’album anche questa traccia. Sono andato in studio e ho iniziato a lavorarci su».
Domani sera, a Napoli, si celebrerà il “Vaimo’ Live 2008”, con cui Pino Daniele riunirà la sua storica band, e naturalmente ci sarai anche tu in veste di batterista. Puoi anticiparci qualcosa di questo grande evento?
«Ci saremo tutti, e faremo tutti i pezzi più famosi di quel periodo: da “Yes I know my way” a “Tutta ’nata storia”, passando per “A me me piace ’o blues”, “Napule è”, “Na tazzulella ’e cafè” e tanti altri ancora. Peccato che in queste occasioni ci sia sempre qualcuno che rosica, ma a noi non interessa. Stiamo preparando un grandissimo spettacolo. Vedrete!».
Questa reunion si poteva fare anche prima?
«Forse abbiamo aspettato troppo, ma in fondo non è mai troppo tardi. D’altronde, non ci sono problemi quando ci si trova bene insieme: il feeling è sicuro (dice citando Pino Daniele, ndr)».
Tullio, ora che sono passati alcuni mesi dal famoso “caso Bertè”, che ti ha riguardato da vicino visto che tu avevi prodotto “L’ultimo segreto” di Ornella Ventura (poi ripresa da Loredana Bertè in “Musica e parole”, ndr), che idea ti sei fatto di tutta questa storia? C’era qualcuno in malafede?
«Credo che l’unica persona in buona fede fosse la Bertè. Sono rimasto molto amareggiato perché dietro a questo progetto c’erano lo stesso autore, lo stesso discografico e persino lo stesso produttore! La canzone era conosciuta perché Ornella Ventura era andata in tv e in radio per promuoverla. Non solo: “L’ultimo segreto” era stata anche registrata all’Intendenza di Finanza perché la copertina del disco, realizzata da Salvatore Fiume, era legata ad un concorso stile “Gratta e vinci”. Quindi il pezzo non era sicuramente passato inosservato. Comunque, preferisco non parlare più di questo fatto».
E allora torniamo a parlare di musica. Ultima domanda: oltre a Tullio De Piscopo, chi è il più grande batterista?
«Beh, non credo che si possa stabilire chi sia il più grande batterista del mondo, o quale sia il migliore di tutti i tempi. Io, personalmente, penso che non esista un batterista in grado di essere ritenuto superiore agli altri: semmai, è il cuore a determinare la tua bravura. Il cuore vince sempre».
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