Chiamami ancora amore : l’inno di Roberto Vecchioni come forza per restare uniti
di: Pippo Augliera
Roberto Vecchioni ha trionfato al Festival di Sanremo ottenendo il primo posto e anche il Premio della critica Mia Martini. La sua raccolta Chiamami ancora amore è naturalmente ai primi posti delle classifiche.
Roberto Vecchioni ha trionfato al Festival di Sanremo ottenendo il primo posto e anche il Premio della critica Mia Martini. La sua raccolta Chiamami ancora amore è naturalmente ai primi posti delle classifiche.
La copertina raffigura due mani protese verso l’alto e tre farfalle pronte a spiccare il volo che trasmettono l’espressione di una ricerca interiore orientata ad un senso di libertà. Il titolo rivela che si tratta di una selezione che ha come tema l’amore, spesso trattato nella sua produzione passata anche in chiave ironica.
In questo suo ultimo lavoro lo esalta e l’amplifica ancora di più, come forza per restare uniti. Una parola amore che può essere rivolta agli amici, alla gente, ma soprattutto alla persona che ci sta accanto.
E’ chiaro che il disco, e lo rileva una foto centrale all’interno del booklet, è dedicato prevalentemente alla moglie, al suo fianco da trent’anni, che ha ispirato la prima canzone dedicata a lei “Morgana”, fino alle più recenti come “Non lasciarmi andare via”, fotografia di un momento di crisi, normale del resto in tutte le coppie: indice di un amore vero.
Contiene tre brani inediti, incluso il brano sanremese, che arrivano direttamente al cuore, grazie anche ad una vis interpretativa trascinante e coinvolgente. Il professore ha una grande capacità di trovare parole da mettere in musica, puntando sulla trasformazione e creatività per evitare ciò che è stato già detto, l’ovvio.
In “Mi porterò” racconta il tempo che passa inesorabilmente e tutto ciò che vorrà portare con sé nel viaggio, quando arriverà alla stazione di Zima: ‘vi terrò dove sarò e non sarò’. Di grande intensità anche “La casa delle farfalle”, riflessioni di un soldato e della sua voglia di tornare a casa ‘fin che batte il cuore, fin che ho ancora il tempo di pensare amore’. Il cantato graffiato, dal timbro rauco, sull’inciso aggiunge brividi in più.
Ricanta anche dei brani del suo repertorio con nuovi arrangiamenti, ma si possono anche riprendere idee del passato e portarle avanti, come lui stesso afferma, ‘con l’impegno e la volontà di agire con coraggio, capacità di mantenere le proprie malinconie, nessuna delusione quando le situazioni vanno male, nessuna paura se piangi o ti emozioni perché questo è essere umani’.
Così, si possono riascoltare “Dentro gli occhi”, con l’apporto, ancora una volta, di Ornella Vanoni, o le bellissime dichiarazioni d’amore in “Mi manchi”, “Piccolo amore”, “L’amore mio” o “Love song” impreziosita dalla presenza di Federica Fornabaio al piano.
Dal suo penultimo album “In-Cantus”, un affascinante esperimento musicale tra il pop, sinfonico e sacro, riprende “Il nostro amore” in duetto con Dolcenera, una elaborazione della sinfonia n.6 –Patetica con il testo dello stesso Vecchioni.
Ci sono anche due omaggi sentiti a Luigi Tenco con “Lontano lontano” e Fabrizio De Andrè con “Hotel Supramonte“ nella versione live del 2003, in occasione della serata tributo “A Faber”. Li adora per quello che gli hanno trasmesso e continuano ad insegnarli e per la frenesia che prova nel cantarli.
Al termine dell’ascolto del disco diventa una certezza che la sfida è stata vinta, nel riuscire a trasmettere una gamma diversa di emozioni, anche quelle più difficili o meno riconosciute, quando Vecchioni, a volte, passa, per la sua formazione culturale, all’uso di metafore, di costruzioni che non sono semplici, ma che arricchiscono ciò che hai dentro, permettono di esprimere con più forza e veemenza la verità del sentimento.
E dire continuamente amore è una formula che ha il suo effetto, come è accaduto a Sanremo.
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