Andrea Turetta mette sotto torchio Massimo Priviero ed il suo nuovo cd Dolce Resistenza
di: Giancarlo Passarella
Una realta' musicale da scoprire quella portata avanti da anni da Massimo Priviero, nel 1990 con Little Steven Van Zandt: per ForumFree l'attivo Andrea Turetta prova a carpirne sogni ed ambizioni. Una realta' musicale da scoprire quella portata avanti da anni da Massimo Priviero, nel 1990 con Little Steven Van Zandt: per ForumFree l'attivo Andrea Turetta prova a carpirne sogni ed ambizioni.
Le domande sono tante ed incalzanti: Massimo Priviero sta al gioco e ne esce fuori uno spaccato molto interessante, dove i sogni si alternano alla dura realta' di chi vuole campare ogni giorno facendo musica...
Quali sono state le tappe che ti hanno portato da “Testimone” a “Dolce resistenza”?
“Dolce resistenza” amplifica i chiaroscuri di “Testimone”, caricando ancora di più l’energia e l’impatto emotivo da un lato e la ricerca di poesia dall’altro. E’ stata un’evoluzione molto naturale all’interno del mio modo di fare musica e di scrivere.
Altro brano interessante, è la tua riproposizione della canzone di Tenco, “Ciao, amore ciao”. Un pezzo che ancora oggi, appare assai moderno…
Il valore della canzone di Tenco era soprattutto nel testo originario, antimilitarista e “pacifista” senza conformismo….un testo di grandissima attualità e di forte impatto emotivo…questa è la ragione per cui ho voluto riscoprirlo, darne una mia rilettura.
Molti ricordano la tua collaborazione nel 1990 con “Little” Steven Van Zandt. Come prese avvio questa collaborazione?
Avevamo un amico comune, un celebre fotografo di musica, che ci mise in contatto…gli mandai la pre-produzione, era entusiasta, mi chiamò e poi lavorammo insieme. Fu molto bello e molto “naturale”, ci sentiamo anche oggi ogni tanto e ci “incrociamo”. Un paio d’anni fa ha detto pubblicamente che per lui sono uno dei migliori rocker europei. Lo considero, non per questo, un grande…
Il rock è un po’ il genere musicale che più si addice per chi fa musica che parla di tematiche sociali/storiche?
Non necessariamente. Il rock, per quanto oggi abbia ancora senso usare questo termine, forse ti consente comunque una strada più diretta per affrontare certi temi e magari per schierarti. Il brutto è quando molti lo fanno in maniera scontata e conformistica, depotenziandone la forza di impatto o svilendolo a slogan superficiali.
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