La Differenza: “Adesso cerchiamo un posto tranquillo”
di: Massimo Giuliano
Dopo il successo al Festival di Sanremo 2005, una serie di partecipazioni a manifestazioni di prestigio e una buona programmazione radiofonica dei loro singoli, La Differenza torna con il brano “Un posto tranquillo”. L'album uscirà il 20 luglio. Dopo il successo al Festival di Sanremo 2005, una serie di partecipazioni a manifestazioni di prestigio e una buona programmazione radiofonica dei loro singoli, La Differenza torna con il brano “Un posto tranquillo”. L'album uscirà il 20 luglio.
Il lavoro, che si chiamerà come il singolo attualmente in rotazione, segue l’esordio di due anni fa con “Preso!”, anche se pochi sanno che la giovane band vastese si era affacciata sul mondo discografico già nel 1997 con il singolo “Micateladogratis”. Musicalnews ha incontrato il vocalist, Fabio Falcone.
Il 18 maggio è uscito il vostro nuovo singolo, “Un posto tranquillo”, che rappresenta un po’ la sintesi della vostra evoluzione musicale. Com’è nata questa canzone?
«Siamo stati in giro per l'Europa per quasi due anni tra Olanda, Belgio, Regno Unito, Spagna e Portogallo suonando ovunque, anche nei posti più impensabili, confrontandoci, mettendoci in discussione dopo il successo raggiunto nel 2005 con ‘Che farò’ e dopo gli accecanti bagliori del Festival di Sanremo. ‘Un posto tranquillo’ è il racconto di uno dei nostri viaggi in una terra fantastica, la Spagna, in una caldissima notte d'estate vissuta tutti insieme a Barcellona, dove, dopo svariate ore di viaggio polveroso in furgone, ci siamo ritrovati in un posto sconosciuto tra gente sconosciuta ma che stranamente ci sembrava di conoscere da sempre, ed abbiamo fatto mattino tra musica, danze, sangria e una manciata di stelle impazzite che continuavano a tuffarsi nel mare tra il caos generale».
A tale proposito, va detto che il video di “Un posto tranquillo” vuole riprodurre quell’atmosfera ispanico-marittima. Ce ne parli?
«Abbiamo girato a Vasto, nella riserva di Punta Penna, anche se dal clip doveva sembrare che stessimo su una spiaggia catalana! I ragazzi dello staff sono stati bravissimi a rendere questa idea, utilizzando dei filtri che danno l’impressione di trovarci in piena estate, nonostante quel giorno il tempo minacciasse pioggia. Volevamo un’ambientazione festaiola, che ricreasse la situazione di cui ti parlavo prima e che abbiamo realmente vissuto. La prima parte del video, invece, l’abbiamo girata a Pescara, in corso Manthoné».
Torniamo alla vostra crescita artistica. Cosa puoi anticiparci del nuovo album?
«Posso dirti che è stato frutto di una lunga gestazione, all'insegna della spontaneità e dei valori semplici, che sono i più veri. Le ‘luci della ribalta’ del dopo-Festival ci stavano impedendo di continuare a seguire il nostro istinto, sia che si trattasse di suonare in un pub, sia che si trattasse di semplice espressione artistica. Da qui la scelta della ‘fuga’, per ritrovare noi stessi. Avevamo voglia di ricominciare dal basso, recuperando il contatto con le cose autentiche, con la musica, con il pubblico, con la strada. In Italia tutto questo era impensabile, così abbiamo scelto di allontanarci per un po’. E’ stato allora che ci siamo guardati negli occhi e abbiamo deciso di metterci al lavoro, per realizzare quello che sarà un gran disco. Il nostro ultimo singolo rappresenta appieno la nuova filosofia della band, ma posso dirti che nel cd ci saranno molte cose interessanti. D'altronde, già ascoltando "Un posto tranquillo", con quegli echi blues che sono merito dell'armonica di Bruno D'Ercole, si intravede un cambiamento. Il prossimo singolo, che dovrebbe uscire in estate inoltrata, si chiamerà "Messico", e sarà anch'esso una sorpresa».
Con il senno di poi, rinnegate la vostra esperienza sul palco dell’Ariston?
«No, perché è stata comunque un’esperienza eccezionale dal punto di vista emotivo: tutti quei big, il caos… Il nostro obiettivo era di passare il primo turno: sinceramente, non ci aspettavamo proprio di arrivare fino in fondo. Per cui puoi ben capire quanto siamo stati contenti di essere arrivati in finale (si piazzarono secondi nella classifica dei giovani, subito dopo Laura Bono, ndr). Il palco di Sanremo è incredibile: mette davvero paura».
Per voi la gavetta è stata molto importante, vero?
«Sì. La gavetta ti aiuta a reggere qualsiasi tipo di situazione. Abbiamo fatto una trafila importante. Sono 10 anni che suoniamo in giro: siamo stati davvero ovunque, e la possibilità di incontrare gente per noi è stata e continua ad essere una cosa fondamentale».
Da dove è partito il vostro percorso artistico?
«Dal liceo. Le boy band dicono sempre: “Ci siamo conosciuti al liceo”. Per noi è stato proprio così! Facevamo tutti lo scientifico, anche se in classi diverse, ed è stato in quel periodo che abbiamo iniziato a suonare. Quando poi ognuno di noi è andato all’università ed è andato a studiare in città diverse, siamo stati bravi a non perderci mai di vista. Ci abbiamo creduto».
A marzo vi siete tolti anche una bella soddisfazione, rappresentando l’Italia a Londra per il festival “La Dolce Vita”…
«E’ andata alla grandissima. Davvero. Abbiamo suonato all’Olympia Exhibition Centre per due sere di fila, facendo registrare il tutto esaurito. Sono stati due concerti carichi e molto apprezzati dal pubblico: la seconda serata dovevamo suonare alle 18, ma ci hanno spostato come band headliner, dato il grande successo del giorno prima. Decisamente una bella soddisfazione. Poi c'erano un sacco di italiani… quindi è stata davvero una passeggiata».
Poco prima dell’uscita del vostro singolo, si era creato un “caso Ufo”… cos’era successo di preciso?
«Era successo che Giò, il nostro bassista, aveva inserito su YouTube un filmato che mostrava uno strano oggetto librarsi in alto e scomparire. Sembrava un vero e proprio Ufo. Giò si trovava con la ragazza su una panchina del lungomare di Vasto, quando ad un certo punto ha visto un puntino nel cielo. Da lì a filmarlo con la videocamera digitale, il passo è stato breve. Poi ha postato tutto su YouTube. Qualche settimana dopo, diverse testate, tra cui “Studio Aperto” e “Striscia la notizia”, hanno parlato di questo filmato. I maligni hanno insinuato che questa fosse stata una nostra trovata per farci pubblicità, ma non è così. Si è trattato solo di una coincidenza. Pensa che Giò, che è un tipo taciturno, non ci aveva detto nulla di ciò che aveva visto!».
In conclusione, una domanda “alla Marzullo”: perché fate musica? Cos’è per voi la musica?
«Facciamo musica perché è la nostra vita. Non la facciamo per i soldi o per farci i fighi, magari dicendo: “Noi siamo artisti”. Odio chi si autodefinisce “artista”: se lo sei veramente, devono essere gli altri a riconoscertelo, non te stesso».
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