Massimo Priviero: una vita per il rock...on the road!
di: Laura Gorini
Un poeta e un rocker con alle spalle una ventina d’anni di luminosa carriera artistica nel difficile settore musicale.Ecco chi è Massimo Priviero! Un poeta e un rocker con alle spalle una ventina d’anni di luminosa carriera artistica nel difficile settore musicale.
Lui, Massimo Priviero, a un mese circa dall’uscita di “Sulla strada”, il suo nuovo cd, che raccoglie tutti i suoi maggiori successi e una manciata di brani inediti, ha risposto con la sua solita gentilezza alle nostre numerose domande...
Massimo hai appena festeggiato un anniversario importante...Vent’anni di musica con due straordinari concerti a Milano e a Roma. Com’è stato festeggiare questo personale compleanno con il tuo pubblico?
Hai ragione: è stato davvero speciale, come l’emozione e l’energia che si possono liberare soltanto nei concerti. Vent’anni ormai sono un lungo pezzo di strada alle spalle. Vedremo che accadrà nei prossimi!
Tuttavia il tuo maxi compleanno è stato in realtà già festeggiato lo scorso 28 marzo con un tuo speciale live al Rolling Stone di Milano...
Come ti dicevo, Rolling Stone era un’idea speciale, oltretutto in luogo storicamente “sacro” per i concerti in Italia. C’era tantissima gente. E poi c’era tanta emozione “giusta”. Credo che abbiamo fatto anche un gran concerto, almeno questa è la sensazione che ho avuto e che mi è arrivata da tantissime reazioni.
In quell’occasione avete anche registrato il tuo primo dvd ufficiale...Quando uscirà?
Sì, abbiamo registrato il live per tirarne fuori il primo dvd ufficiale che sarà fatto anche, ma non solo, dalle immagini di quel concerto. Sui tempi ad oggi non so dirti con esattezza, non dipende solo da me!
Spero di uscire per la fine dell’anno, al massimo per la prima parte del prossimo.
In tutti questi anni in che cosa e per che cosa è cambiata la tua musica?
La musica cambia in continuazione mentre scrivi, suoni e arrangi. In qualche modo cerchi sempre nuovi equilibri, nuove emozioni, nuova energia e storie da raccontare. Tuttavia, la fusione di rock e di poesia che ho sempre cercato, continua a segnare la mia strada al di là ovviamente di mode musicali o di scelte sonore. Il desiderio è sempre in questo continuo chiaroscuro, in chitarre aggressive che successivamente si spengono del tutto per raccontare per esempio la storia di un alpino durante una guerra. E’ questo ribaltamento di colori che ho sempre amato molto e che continuo ad amare.
Ma parliamo di “Sulla strada”, il tuo ultimo cd, uscito lo scorso 27 marzo... In primis spiegaci il significato di questo titolo...
Al di là dell’ovvio omaggio a Kerouac, credo rappresenti alla perfezione un certo modo di intendere la musica che faccio, le storie che racconto. Ed è sulla strada la forza che spinge avanti, è lì che ho scritto canzoni di resistenza umana o d’amore, per esempio. E’ lì che ho iniziato tanti anni fa facendo il menestrello che girava il mondo. Chiaramente la strada è metafora di vita, di viaggio, di valori condivisi, di tante cose che puoi immaginare.
In secundis: con quale criterio hai scelto le canzoni presenti?
Scelta “drammatica”, alla ricerca di equilibri tra temi, suoni, storie che hanno accompagnato anche la gente che mi ha seguito lungo lo scorrere del tempo. Diciamo che alcune canzoni erano d’obbligo, per altre ho cercato quegli equilibri di cui ti parlavo. Spero di esserci riuscito, ovviamente! Ti dirò che è forse stata la cosa più difficile di tutte.
“Sulla strada” contiene però anche brani inediti...In che situazione sono nati?
“Bellitalia” è rabbia e amore per il nostro paese, col desiderio che ci sia forza dentro di noi, forza che ci spinga avanti, magari per vivere meglio di quanto facciamo oggi. Magari recuperando veri valori e vera solidarietà. “Volo” è un brano da solitario, quale sono, che per fortuna ogni tanto riesce ad alzarsi da terra, metaforicamente, senza ali ma con la forza che ancora trova dentro di sé. “Addio Alle Armi” è una canzone di pace, senza parole apposta, con una melodia fuori dal tempo, classicheggiante. Ognuno scriverà il suo testo, ognuno di noi ha un suo bisogno di pace.
Più in generale come nasce una canzone di Massimo Priviero?
In modi così diversi, con degli appunti in un viaggio, con una melodia che ti gira in testa e poi provi a fissare, con qualche riga messa giù e poi lavorata. Ogni canzone segue un suo viaggio, ogni canzone si scrive magari in modo diverso, ovviamente con stati d’animo diversi e proprio per questo battendo diverse strade.
Tuttavia per un musicista la prova più importante e il momento più coinvolgente è la dimensione live...Tu come ti prepari per affrontare un concerto? Con quale criterio scegli la scaletta?
Il live è sempre, in ogni occasione, il momento speciale mentre la scaletta è dettata quasi sempre da una specie di onda emotiva che vuoi fare arrivare. Per esempio un inizio molto energico seguito da una parte più “acustica” e successivamente un ritorno di energia... Valuti ovviamente i temi delle canzoni, il loro tempo, le tonalità etc. Insomma tante cose come puoi immaginare! E soprattutto ti misuri con la gente. In sostanza cerchi anche di tradurre quel che vorrebbe da te in quel momento.
Attualmente da chi è formata la tua band?
Alex Cambise chitarre /mandolino, Sergio Leonarduzzi chitarre, Onofrio Laviola pianoforte ed organo, Giovanni Massari batteria, Mauro Piu basso e Michele Gazich violino.
State già preparando un tour vero e proprio? Suonerete per l’estate?
Presentazioni e concerti sono in definizione in questi giorni, ovviamente puoi vedere strada facendo tutto quel che accade e che andiamo a fare! Certamente ci saranno molte cose da fare. Dipende anche da come procede il tempo che passo sul libro che sto scrivendo, sul quale tra un mese o due sarò felice di darti anticipazioni. Per ora grazie di cuore, Laura. A presto!
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