Alessio Bonomo, cantautore escatologico ai confini di un’era
di: Alessandro Sgritta
Un anno esatto fa usciva Tra i confini di un'era (Esordisco/Audioglobe), l'ultimo disco del cantautore napoletano Alessio Bonomo, che il 2 aprile sarà ospite del concerto di Musica Nuda (Magoni & Spinetti) all'Auditorium Parco della Musica di Roma. Esattamente un anno fa (il 28 marzo 2014, ad oltre 10 anni di distanza dal primo “La rosa dei venti” per la Sugar) usciva “Tra i confini di un’era” (Esordisco/Audioglobe), l’ultimo disco del cantautore napoletano Alessio Bonomo (nella foto di Paolo Soriani), che il 2 aprile sarà ospite del concerto di Musica Nuda (Petra Magoni & Ferruccio Spinetti) alla Sala Petrassi dell'Auditorium Parco della Musica di Roma. Lo abbiamo intervistato…
Partiamo da “La croce”, il primo ricordo che ho di te, Sanremo 2000, un’apparizione folgorante, modernissima ancora adesso, sembravi un alieno venuto dallo spazio se si considera la musica che di solito passa da Sanremo, come valuti oggi quella esperienza, la rifaresti?
Sì la rifarei. 'La croce' è una canzone che mi piace come quando la scrissi. Il fatto poi che tante persone a distanza di tempo la ricordano o la scoprono mi conferma che non ha perso la sua forza. Probabilmente a Sanremo ancora oggi risulterebbe spiazzante e io un alieno... Ma è proprio quella la 'forza' della canzone che mi piace.
Iniziava lì la tua collaborazione con Fausto Mesolella (chitarrista degli Avion Travel)?
Con Fausto dalla prima volta che ci siamo incontrati c'è stata subito una grande sintonia artistica e umana. Sintonia che non si è mai interrotta...Proprio ieri ci siamo sentiti al telefono. Siamo completamente diversi ma per qualche strano motivo ci siamo 'riconosciuti'...
Con la Sugar di Caterina Caselli come ti sei trovato?
Mi sono trovato molto bene; soprattutto ai primi tempi quando c'era entusiasmo reciproco...Poi io volevo fare l'artista, loro speravano che diventassi velocemente anche un prodotto e ci siamo separati consensualmente...
Sei uno specialista nelle traduzioni di grandi autori della musica internazionale: Bob Dylan, David Bowie, Leonard Cohen, tra i maggiori artisti viventi nel campo della musica pop-rock, come hai scelto le canzoni da tradurre e da cantare in italiano (talvolta cambiandole anche musicalmente)? È stato difficile avere l’autorizzazione dalle case discografiche e sei soddisfatto di queste versioni?
Ogni tanto, raramente, mi capita di ascoltare delle canzoni che contengono qualcosa che mi risuona dentro per qualche motivo. Quindi, semplicemente, mi viene voglia di cantarle e per farlo le riadatto a me e all'italiano. Lo faccio in maniera completamente spontanea, senza nessuna pretesa di competere con 'l'originale'. Per i diritti fortunatamente non ci sono mai stati problemi e la cosa mi lusinga perché significa che sono stati ritenuti degni di essere pubblicati.
Forse sei il più “poeta” tra i cantautori della tua generazione, ti riconosci in questa definizione o preferisci essere considerato solo un cantautore e un musicista?
Non mi dispiace, scontato il fatto che le definizioni servono ad orientare ma non sono mai esaustive.
Già dal primo disco “La rosa dei venti” con testi profetici come la stessa title track, “La croce”, “Il deserto”, “Sotto i cieli del mondo”, fino ai brani dell’ep “Un altro mondo” del 2006 come “Strade azzurre” e “Cose strane dallo spazio” (traduzione di “Space Oddity” di Bowie) e all’ultimo disco “Tra i confini di un’era” con “Gli uomini camminarono sulla Luna”, “Le gabbie di Venere”, “Lampi di Dioniso” e “L’apocalisse (incontro con la verità)” si nota un’attenzione al mondo, ai pianeti, allo spazio, alle stelle, ai miti, alla ricerca della verità, del mistero dell’uomo, ti definiresti un “cantautore escatologico”? (P.S. L’escatologia è l’insieme delle rappresentazioni che il mito, le religioni o altre forme di pensiero hanno elaborato sul destino ultimo dell’uomo e del mondo)
Credo che non porsi mai delle grandi domande significhi consegnarsi a una vita superficiale e poco stimolante dove altri pensano per te. Quindi (anche se la parola fa un po’ impressione) direi di sì, sono anche un "cantautore escatologico" ma non solo.
Ci puoi spiegare con parole semplici l’esperimento della doppia fenditura (meccanica quantistica) che ha dimostrato che le particelle possono trovarsi in più posti contemporaneamente, cosa significa?
È un esperimento che ha dimostrato che le particelle quando non vengono osservate si comportano come onde. Il che è in contraddizione con molte certezze che la fisica classica ci aveva fornito. Oggi sappiamo che dobbiamo rivedere il nostro modo di pensare alla materia, all'universo e a noi stessi. Ho voluto citare quest'esperimento nel libretto del disco perché mi sembra una bella metafora.
La tua cifra stilistica musicale e originale mi sembra quella di unire dei testi poetici, cantati in modo sussurrato, quasi “ciampiano” direi, con una musica molto moderna, spesso elettronica, sei d’accordo e come nascono in genere le tue canzoni, con in mano la penna o la chitarra?
Le mie canzoni nascono quasi sempre di getto sulla spinta di qualche intuizione. Non seguo un metodo preciso. Una canzone mi può nascere giocando con la chitarra, da una frase o soltanto immaginandola prima nella mente.
Hai sempre scritto testi e musiche delle tue canzoni (a parte le celebri cover), qual è stato il ruolo dei tuoi produttori artistici e arrangiatori nei tuoi dischi? Penso a Fausto Mesolella, Roberto Romano, Francesco Arpino, Matteo D'Incà…
Sono molto importanti, perché hanno il compito di tradurre in una forma definita ciò che una canzone non ancora prodotta contiene solo come potenziale...
Mi colpiscono molto i tuoi brani brevi, delle vere e proprie “poesie in musica”, come “Giardino a primavera”, “La scalata”, “Qualcosa che manca”, “Lettera sulla libertà”, come nascono?
Io le chiamo "Osservazioni". Nascono in maniera spontanea, sono brevi perché in poche note e in poche righe riescono ad esprimere quello che secondo me avevo da dire e allora le lascio così.
Hai mai scritto o pensato di scrivere delle poesie senza musica?
Sembrerà strano, ma non ci ho mai pensato. Ho sempre concepito la parola come suono oltre che come significato. Quindi preferisco lasciare la poesia pura a chi si intende di quello.
Una domanda è d’obbligo: da napoletano e da cantautore, cosa ha rappresentato per te Pino Daniele? So che ultimamente hai riproposto dal vivo la sua “Cammina cammina”…
Pino Daniele per me e per molti napoletani è quasi una cosa di famiglia, cresci ascoltandolo per forza di cose e quando acquisti un po' di consapevolezza ti accorgi di quanto ti ha arricchito.
Per quanto riguarda la tua collaborazione con Petra Magoni e Ferruccio Spinetti com’è nata e cosa canterai all’Auditorium di Roma alla presentazione del loro nuovo disco “Little Wonder”?
Con Ferruccio siamo amici dal 2000, da prima che nascessero i Musica Nuda. Poi ho conosciuto Petra e da allora li ho sempre seguiti e in alcune occasioni abbiamo scritto cose assieme ("Lei colorerà", "Libera", ndr). Domani però è la prima volta che salirò sul palco con loro e la cosa mi rende particolarmente felice. Canterò "Le parole degli occhi", il mio nuovo singolo, in una versione pensata apposta per l'occasione.
Tu hai sempre scritto anche per altri artisti, ricordiamo i tuoi brani per Bocelli (“Si voltò”, “Chiara”, “L'incontro”, “Libertà”, un tuo testo fu cantato anche da Bono degli U2 tradotto in inglese), e il progetto Grande Orchestra Avion Travel con Nada, Aires Tango e Bentivoglio, in che consisteva?
I vari componenti degli Avion hanno tutti anche altri progetti e collaborazioni. L'idea della "Grande Orchestra" era quella di riunire su un unico palco "la famiglia allargata" ed è stata una bellissima esperienza.
Mi piace ricordare anche la tua collaborazione con Alessandro Haber di cui hai scritto testi e musiche e curato la produzione artistica del disco “Haber bacia tutti”, con grandi artisti ospiti quali Cammariere, Gragnaniello, Servillo e Mesolella, Fresu e Rea, sei soddisfatto del risultato o avrebbe meritato più visibilità?
Sono molto soddisfatto del disco e credo che avrebbe meritato più visibilità. Tuttavia confido nel fatto che dischi come "Haber bacia tutti" non siano legati ad un tempo preciso e quindi possano essere riscoperti in qualsiasi momento.
Hai vinto anche un “Nastro d’argento” con il brano “Amami di più” scritto con Solfrizzi e Cerasi per la colonna sonora del film “Se sei così ti dico sì” di Eugenio Cappuccio, la canti ancora live?
È un brano pensato per la voce di Solfrizzi ma mi è capitato e magari mi capiterà ancora di cantarla in una mia versione.
Un’altra costante dei tuoi testi è sempre stata l’attenzione alla figura femminile, in “Viaggio intorno a una donna” quasi come Dante dici “è lei che muove il cielo”, nel primo disco c’era “La ragazza del nord” (da Dylan), nell’ultimo “Le parole degli occhi”, “Impagabile”, “La ragazza delle verità”, cosa rappresentano per te le donne?
Mi piace pensare alla donna in termini ideali, è quello che mi dà energia...
“Le parole degli occhi” è il nuovo video del terzo singolo estratto dal disco “Tra i confini di un’era” in rotazione dal 17 marzo, con la regia di Giovanni La Pàrola, dove tu non compari (per una scelta tua o del regista?), poi alla fine si vede anche il vinile del tuo ultimo disco, è uscito davvero?
Non compaio per scelta mia. In questo video mi sembrava più giusto lasciare spazio alla canzone e alla creatività del regista. Il vinile che si vede è solo un prototipo ma spero che prima o poi verrà stampato davvero...
Cosa pensi della situazione della discografia di oggi? Come si è arrivati a questo? Ci sono delle soluzioni praticabili o auspicabili secondo te per far fronte alla crisi del supporto?
Non ne ho idea. Credo che il mondo cambia e ci piaccia o meno bisogna adeguarsi. La discografia probabilmente merita la sua crisi perché non è stata lungimirante.
Ci parli del tuo nuovo produttore Pierre Ruiz, come ti sei trovato con lui?
Pierre è una persona eccezionale e molto coraggiosa. Ha scelto di fondare un etichetta discografica (la Esordisco) in uno dei momenti più difficili di sempre e lo ha fatto contando solo sulle sue forze e sulla sua passione. Quindi mi ci trovo benissimo, perché ho un inclinazione naturale a sposare le cause dei sognatori...
Quali sono i tuoi progetti per l’immediato futuro? Stai preparando un nuovo disco o vuoi suonare ancora in giro questo che in fondo è uscito solo da un anno?
Ho ancora voglia di suonare questo disco. Da pochi giorni come dicevamo prima è uscito il nuovo singolo...E questo disco che voglio ricordare si chiama "Tra i confini di un'era", credo abbia ancora molte cose da dare e da dire...
Cosa significa per te essere “tra i confini di un’era”?
Significa prendere coscienza di un mondo che sta cambiando velocemente e radicalmente sotto i nostri occhi…
Ci vediamo stasera all’Auditorium, a presto!
A stasera!
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