Fabrizio De Andrè - In direzione ostinata e contraria 2
di: Massimo Giuliano
E' ancora De André: dopo il grande successo ottenuto l’anno scorso con “In direzione ostinata e contraria”, SonyBmg ha dato alle stampe il secondo volume di quella raccolta. E' ancora De Andrè: dopo il grande successo ottenuto l’anno scorso con “In direzione ostinata e contraria”, SonyBmg ha dato alle stampe il secondo volume di quella raccolta.
Un’operazione già tentata con successo in altre situazioni, non ultime quelle con i brani di Battisti-Mogol e con i baglioniani “Tutti qui”. Il rischio però, in questi casi, è di grattare il fondo del barile, avendo già detto nella prima puntata tutto quello che c’era da dire. E infatti non è stato un caso se finora si è sempre puntato, nel “sequel” di queste antologie, su brani meno conosciuti. Da questo pericolo, “In direzione ostinata e contraria 2” è esente in maniera relativa: molte canzoni come “S'i' fosse foco”, “Nell’acqua della chiara fontana”, “Al ballo mascherato”, “Cantico dei drogati”, “Rimini” e “Nella mia ora di libertà”, celebri o meno, erano comunque da far ascoltare al pubblico per via della loro oggettiva bellezza. Insomma, stavolta c’era, più che in passato, la sensazione di aver lasciato fuori ancora qualcosa di importante. Ben venga, dunque, la possibilità di colmare una simile lacuna. Così, oltretutto, abbiamo l’occasione per conoscere meglio un po’ tutti i migliori album di De Andrè: “Non al denaro non all’amore né al cielo”, “La buona novella”, “Tutti morimmo a stento”, “Storia di un impiegato”, “Creuza de ma” e via dicendo.
Questo triplo cd offre anche la possibilità di scoprire gemme che originariamente erano state pubblicate solo come singoli (ad esempio “Fila la lana”). Ma parliamo nello specifico di alcuni pezzi. Fa idealmente il paio con la “Canzone dell’amore perduto” un piccolo tesoro quale “La stagione del tuo amore”: un brano che fa malissimo, che fa quasi tremare, che colpisce dritto al cuore per la sua efficacia, sorretto da quel modo di cantare sommesso, sussurrato, tipico di De Andrè, e quella musica dolce, delicata, guidata da un pianoforte molto in odore di classico che, insieme alla micidiale orchestra, ti porta solo a metterti lì e riflettere. Riflettere sull’amore, sulle emozioni, sulla vita. Da un punto di vista sonoro, si colloca sulla stessa scia, seppur in maniera un po’ più estrema, anche “Il re fa rullare i tamburi”, con un clavicembalo in primo piano che ci riconduce alle magiche ambientazioni concertistiche di qualche secolo fa. Subito dopo, invece, veniamo catapultati in ben altra atmosfera con il clima tutto black di “Spiritual”.
Non c’è dubbio, e “In direzione ostinata e contraria 2” non fa altro che confermarlo: De Andrè era un genio. Peccato per chi non ha fatto in tempo ad accorgersene quando Faber era ancora in vita, ma come si dice, non è mai troppo tardi. Una menzione particolare la merita “Le storie di ieri”, scritta da Francesco De Gregori – che a sua volta la incluse nell’album “Rimmel” del 1975 – ed impreziosita dall’arrangiamento (leggermente più ricco di quello degregoriano) e dall’interpretazione dell’artista genovese. Un’amicizia, quella tra Fabrizio e Francesco, che si esplica anche in “Oceano” e “Via della povertà (Desolation row)”. Quest’ultima, firmata da Bob Dylan (un mito per entrambi), fu riadattata dai due cantautori con grande maestria. Una curiosità: come omaggio postumo, De Gregori ha reinciso, nel 2001, “Canzone per l’estate”, interpretata in passato solo da De Andrè.
Articolo letto 6298 volte
|