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Interviste
Pubblicato il 14/02/2007 alle 11:54:15Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Samuele Bersani e il Tributo ad Augusto: ricevere questo premio è un grandissimo onore

di: Antonio Ranalli

Il Premio per il XV Tributo ad Augusto è stato assegnato a Samuele Bersani (36 anni). Fausto Pirito lo ha incontrato per un'intervista in cui ci parla di questo riconoscimento (e non solo).

Il Premio per il XV Tributo ad Augusto è stato assegnato a Samuele Bersani (36 anni). Fausto Pirito lo ha incontrato per un'intervista in cui ci parla di questo riconoscimento (e non solo).

Domenica 18 febbraio, riceverai la Targa in memoria di Daolio in occasione del XV Tributo ad Augusto che si svolgerà a Novellara. Tu hai mai incontrato il cantante dei Nomadi, scomparso nel 1992 (l'anno del tuo primo album, “C'hanno preso tutto”)? In ogni caso, che cosa pensi dei Nomadi prima e dopo Daolio?

Ricevere questo premio è un grandissimo onore. I Nomadi hanno il marchio di garanzia della coerenza, per l'impegno civile che si respira non solo nel loro repertorio storico ma anche in quello degli ultimi anni. Sono ammirato di fronte a tutte le iniziative umanitarie che hanno saputo inventarsi, appoggiare e costruire. L'empatia fra loro e il pubblico è incredibile: mi ricordo che nell'estate del 1992 aprii un loro concerto con "Il Mostro" e "Chicco e Spillo" e in un pomeriggio piovoso arrivarono non meno di ventimila fan.

La Targa ti è stata assegnata «per la sensibilità artistica dimostrata negli anni e per la partecipazione, insieme con altri importanti musicisti italiani, alla compilation “Note per la ricerca”, i cui ricavati saranno in parte utilizzati per finanziare istituti specializzati sulla distrofia muscolare e su altre malattie genetiche». Per te, che significato ha la parola solidarietà?

Dare la mano a qualcuno che è caduto a "terra" è un istinto umano che indica sensibiltà, ma è anche un riflesso figlio di buona educazione e stava ai nostri genitori trasmettercela. Stava a loro e starebbe a noi ora con i nostri figli insegnare a combattere l'indifferenza, ad aprire gli occhi e il cuore davanti a chi ne ha bisogno. Raccogliere fondi con la musica è possibile e credo che la consapevolezza di aiutare la costruzione di un ospedale da campo in Irak valga molto di più della vanità che monta quando un nostro disco entra in classifica.

Hai deciso a quale associazione umanitaria devolverai il premio in denaro che riceverai insieme con la Targa?

Sono anni che collaboro con Emergency e visto il grande rispetto e la fiducia che ho per Gino Strada e i suoi volontari, ho pensato a loro.

Di recente, Laura Pausini ha inciso una cover del tuo brano “Spaccacuore”. Hai gradito questo omaggio? Che ne pensi del risultato?

L'ho scoperto per caso su Internet, quando su YouTube già girava la versione in spagnolo e in Messico era già diventata sigla di una telenovela (“Amar sin limites”). E' comunque bello pensare che una canzone, scritta ormai dieci anni fa, prenda adesso nuova luce e si faccia il giro del mondo. Di questo ringrazio Laura, la sua grande voce e la sua simpatia. L'arrangiamento della nuova versione è un altra cosa, forse un po' più standard dell'originale, ma il paragone non posso certo farlo io... sono troppo di parte.

Si avvicina il Festival di Sanremo. Tu hai partecipato alla manifestazione nel 2000. Che ricordo ne hai? Ci torneresti?

Ne ho un ricordo splendido, anche se è stata la settimana più stressante da quando ho cominciato a cantare. Era la seconda e ultima edizione presentata da Fazio, in gara c'erano i miei amici Avion Travel (che poi vinsero a sorpresa), io presentavo “Replay” che fino a oggi è una delle canzoni che amo di più. La mattina della finale, per la tensione accumulata, ero quasi completamente afono, rimasi muto fino al momento di salire sul palco, come una macchina in riserva avevo nel serbatoio giusto le ultime gocce di "benzina" per arrivare in fondo. Arrivai inaspettatamente quinto in classifica e “Replay” vinse il premio della critica. Nei giorni che hanno preceduto la pubblicazione della lista dei partecipanti di quest'anno, anche io sui giornali venivo dato fra i quasi certi, ma la cosa buffa è che non ci avevo pensato, non ne sapevo proprio niente...

Seguirai il Festival in Tv?

Vedrò la prima serata e di sicuro la finale: mi tocca comprare un altro divano, perché il gruppo di ascolto e discussione in questi giorni si sta allargando.

Quali sono i tuoi personaggi televisivi preferiti e quali programmi, invece, non riesci proprio a guardare?

In ordine sparso e con la certezza matematica di dimenticarne pochi altri, mi piacciono Gene Gnocchi, i documentari storici di Minoli, la Gialappa's, Fabio Fazio, Le iene, Blob, Glob, la Gabanelli e il suo “Report”, Neri Marcoré e Corrado Guzanti. Soprattutto c'è una bellissima trasmissione il sabato mattina su Rai 3 dalle 7.30 alle 9 che si chiama il Grande Talk, ma l'orario è a dir poco provocatorio. Dal palinsesto della mia fantasia abolirei i reality perché... BASTA! E trasmissioni come “Uomini e Donne”, Buona Domenica” e tutto ciò che è inutile chiacchiericcio e svendita in recita dei sentimenti.

Tu non ami andare in televisione. Perché?

Mi rendo conto di essere atipico. Soprattutto negli anni che stiamo vivendo quella di mostrarsi e promuoversi il più possibile in video è una sindrome che ha colpito tutti, famosi o non famosi. Mi piace andare in tv quando ho la sensazione che la mia presenza possa essere costruttiva, quando sento che dietro c'è un'idea originale. Non ha senso andare a cantare quando so da prima che c'è il playback. Eviterei sempre quelle trappole dove ti chiedono di fare il medley, cioè di tagliuzzare ala meno peggio 3 o 4 canzoni di repertorio e appiccicarle una all'altra come un deejay di te stesso. Ma ci sono inviti a cui dico subito sì, quando so di avere un interlocutore che non farà la parte dell'intervistatore curioso ma sarà curioso veramente. In molte situazioni televisive, la musica è utilizzata come semplice riempitivo, non si ha la possibilità di aggiungere altro perché la base sfuma e non solo metaforicamente... Mi piace cantare nei concerti, lì non ci sono tempi televisivi e non credo di essermi mai risparmiato.

Della tua vita privata, che cosa sei disposto a raccontare?

Mi racconto già abbondantemente nelle mie canzoni, che sono quasi sempre autobiografiche. Adesso sono in una fase strana, ho una gran smania di traslocare, non sopporto più la casa dove sto. E' come se sentissi che in termini di energia avessi già spremuto tutto quello che poteva darmi.

Quale tipo di donna può farti innamorare?

Finora, mi sono innamorato di donne molto diverse, che avevano alle spalle esperienze e backgrounds opposti. Per intenderci, non ho mai cercato la sosia di quella precedente. Mi piacciono le ragazze passionali e ironiche, dò molta importanza al timbro della voce, alla capacità di usare la sintesi e di andare al sodo. Eviterei la donna gelosa e insicura, quella che di base non si fida, perché ti rende la vita impossibile.

A quando un altro album dopo "L'Aldiquà”?

Senza ansia. Per scrivere storie nuove bisogna viverle,conoscere nuovi colori, non usare sempre le stesse sfumature. Le mie sono giornate di ricerca attorno ai suoni, sono anni che ho messo al centro della mia produzione uno strumento bellissimo come la chitarra. Adesso mi piacerebbe scrivere tornando al pianoforte.

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