Musical NewsMusicalNews
  Cerca

MusicalNews: le notizie che gli altri non hanno! - real news by true fans for hot peopleCOLLABORA CON NOI
Interviste
Pubblicato il 27/04/2008 alle 00:20:33Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Disegnare uno scenario artistico diverso: intervista a Davide Toffolo (Tre Allegri Ragazzi Morti)

di: Ambrosia J.S. Imbornone

I Tre Allegri Ragazzi Morti hanno appena portato nei teatri un progetto multimediale dedicato a Pasolini. Continua nel frattempo la loro attività live,nonché la promozione di artisti interessanti con l'etichetta La Tempesta.Ecco cosa ci dice Toffolo.

I Tre Allegri Ragazzi Morti sono stati protagonisti questo mese di uno spettacolo insolito e interessante, che in una dimensione teatrale e multimediale fonde le parole di Pasolini, la musica e i disegni di Davide Toffolo, cantante della band, nonché apprezzato fumettista. Il progetto si intitola “Pasolini – Diario di un incontro” ed è stato supervisionato e coordinato dal regista Ferruccio Merisi, direttore della Scuola Sperimentale dell’Attore. La prima è stata ospitata dal Teatro Miela di Trieste, mentre altre due date hanno visto la band fare tappa a Roma e Bologna. Proprio in occasione di questo spettacolo abbiamo parlato con Davide Toffolo della concezione della scrittura e del lavoro musicale del trio friulano, nato a Pordenone nel 1994. La band, che completa la sua formazione con Luca Masseroni (batteria) e Enrico Molteni (basso), ha avuto un percorso musicale peculiare: approdata alla BMG Ricordi nel 1999 con “Mostri e normali” e il live “Piccolo intervento a vivo”, ha poi fondato l’etichetta La Tempesta, con cui (con distribuzione Venus) ha ripubblicato anche i primi dischi autoprodotti, nonché tutti i lavori successivi, compreso l’ultimo album, “La seconda rivoluzione sessuale” (2007). Non si è trattato solo di un desiderio di indipendenza: l’etichetta è diventata una fucina di artisti indipendenti di qualità, come il Teatro degli Orrori, Moltheni e da ultimo Le luci della centrale elettrica di Vasco Brondi, impegnati nella difesa e proposta della musica come arte, il fulcro di un lavoro collettivo in nome della passione, più che con lo sguardo ai dati delle vendite.

Ambrosia: Come interagiscono e si mescolano nello spettacolo “Pasolini – Diario di un incontro” parole, musiche e disegni?

Davide Toffolo: Lo spazio scenico prevede elementi diversi: c’è una telecamera, che riprende i miei disegni (perciò si tratta di una performance di disegno in diretta) e la musica dei Ragazzi morti, suonata da Luca ed Enrico in modo diverso dal solito. Ci sono infatti i temi delle nostre canzoni, ma non propriamente le canzoni. E’ una specie di esperimento di improvvisazione su dei temi, utilizzando parole ed immagini legate al mondo di Pasolini.

A: Che riscontro avete trovato nel pubblico con questo progetto?

DT: Per ora un riscontro molto positivo, negli ambienti in cui abbiamo portato per ora questo spettacolo, ovvero i teatri, dove comunque la reazione del pubblico è sempre legata ad un’attenzione molto forte. Penso che proprio una delle componenti dello spettacolo che fa la differenza (oltre alle parole del poeta, all’azione artistica della musica insieme al disegno), sia proprio lo spazio architettonico in cui è ambientato. Più ci penso e più credo che potrebbe avere sviluppi anche inaspettati tutto questo. Potrebbe essere interessante per esempio un’esibizione all’aperto, con proiezioni su spazi architettonici molto grandi come un palazzo. Forse faremo tra poco qualcosa del genere…Adesso vedremo, ci sono delle idee...

A: Cosa ha ispirato il tuo “incontro” metaforico con la figura di Pasolini? Perché si sente il bisogno e il desiderio di “andargli incontro” oggi, di interrogarlo, di riviverne il pensiero?

DT: Il nostro è stato più che altro un tentativo di capire un’esperienza esistenziale così forte e legata alla scrittura, com’è stata la sua vita. Questa è stata la chiave che mi ha portato a fare il romanzo a fumetti che ha ispirato lo spettacolo; allo stesso tempo, per me il rapporto con Pasolini è il rapporto con un metodo. Nel momento in cui una persona decide di fare lo scrittore, che si tratti di canzoni o fumetti, in qualche modo si confronta con una scelta esistenziale profonda e in merito a questa scelta Pasolini ha adottato e offerto un metodo, quello di essere contestazione vivente. Questo è quello che tengo presente.

A: Come hai deciso di dedicare allo scrittore un volume di fumetti (“Intervista a Pasolini”, Fumetto 2001, ristampato nel 2005 da Coconino Press) e come avete deciso di incentrare su di lui un intero spettacolo?

DT: Entrambe le cose derivano in parte innanzitutto da una dimensione territoriale: io e i Ragazzi morti proveniamo dal Friuli e Pasolini ha un legame forte con la nostra terra e con la lingua friulana. Per il resto, c’è stato un lavoro sull’essenza di essere scrittori: questa è stata l’ispirazione principale, a partire dalla quale ci siamo mossi.

A: A proposito di scrittura, nelle canzoni e nei libri, la dimensione “emozionale” e quanto quella civile?

DT: Si fondono e sono sempre presenti nella mia scrittura. La dimensione civile in alcuni momenti ha più spazio: ora forse tocca il livello più alto.

A: Fumetti e musica sono due forme artistiche che si sono strettamente intrecciate nella tua vita fin da subito. Ho letto infatti che alla fine del 1979 sei entrato in un gruppo punk di Pordenone, The Great Complotto, come disegnatore…Cosa ti ha avvicinato alla musica, cosa ai fumetti e come hai sentito il bisogno di coniugare queste due forme d’espressione?

DT: Sì, la musica e i fumetti sono parte della mia biografia. La musica mi ha affascinato proprio quando sono entrato in contatto con questo gruppo punk della mia città alla fine degli anni ’70: la musica che avevo ascoltato fino a quel momento mi avevo dato emozioni relative e mi sembrava da tappezzeria, mentre quell’esperienza mi ha fatto capire che poteva avere una forte connotazione artistica. Per quanto riguarda i fumetti, penso di aver cominciato a guardarli e leggerli ancora prima delle elementari. Non ho infatti pregiudizi nei confronti di quest’arte, purtroppo ancora molto vivi in Italia, dove è considerata un’arte mista o poco riconoscibile. Io sono nato invece come lettore di fumetti e li ritengo una forma d’arte importante.

A: Credi che musica e fumetti faranno sempre parte della tua vita?

DT: Spero di sì! (ridiamo). Fanno parte della mia quotidianità. Ho sempre disegnato molto…E’ il mio modo per capire le cose e spero vivamente quindi di non perderlo.

A: Quanto invece è importante nella libertà di scrittura e composizione (per quanto riguarda le canzoni) sapere di poter pubblicare per una propria etichetta?

DT: Penso che sapere di avere una gestione quasi completa della propria produzione artistica faccia la differenza. E’ stata per noi una scelta cominciata in modo radicale tra il 2000 e il 2001. Quando abbiamo fatto dei dischi sotto contratto, veramente per me è stato anche fisicamente molto doloroso riuscire a sviluppare un rapporto con questa idea, quella che qualcuno potesse usare ciò che facevamo in modo indiscriminato. Anche tralasciando quest’idea precisa, l’effetto che mi ha fatto è stato questo: la prima volta che abbiamo fatto un disco per altri penso di aver pianto per sei mesi tutte le sere che andavo a casa! La dimensione più libera e autogestita in cui ormai viviamo da tempo mi leva completamente questo tipo di problemi e credo sia la nostra forma. Non la considero come assoluta per tutti, ma per noi è importante.

A: Nel vostro ultimo album, “La seconda rivoluzione sessuale”, ci sono moltissimi ospiti musicali, da Agostino Nascimbeni dei Lombroso a Ru Catania degli Africa Unite, dai fiati dei Meganoidi agli Zen Circus e Giorgio Canali. Quanto le collaborazioni o anche le cover (“Mio fratellino ha scoperto il rock ‘n roll” degli Art Brut) rientrano per voi in un’idea di lavoro collettivo nell’ambito della musica e quanto invece hanno anche a che vedere con la voglia di dare visibilità al talento di altri artisti, che si manifesta in qualche modo nella creazione e gestione dell’etichetta La Tempesta?

DT: Ci sono un po’ tutte e due le cose… L’ultimo nostro disco è pieno di gente che suona con noi e credo sia un po’ un modo per raccontare questo momento della musica italiana: tutti parlano di grande crisi, ma dall’altra parte c’è una vitalità molto forte e anche secondo me una speranza nell’azione artistica in generale e musicale in particolare. Le nostre collaborazioni raccontano secondo me la volontà degli artisti di trovare un’identità collettiva e di avere una possibilità di incontro che vada anche al di là della dimensione economica della musica. Per quanto riguarda l’etichetta, il prossimo disco che pubblichiamo è quello de Le luci della centrale elettrica [n.d.A: “Canzoni da spiaggia deturpata”, in uscita il primo maggio]. E’ il diciottesimo in un periodo di tempo abbastanza lungo (dal 2001), che ci ha dato la possibilità di incontrare artisti incredibili. Il nostro è una specie di collettivo artistico. Ci sono degli artisti che si avvicinano al nostro modo di fare musica e che pubblicano dischi autogestiti. Sono tutti padroni del loro master. All’inizio (parlo per me) poteva sembrare un lavoro di mutuo soccorso e di spalleggiamento tra artisti, ma in questo momento la vedo in modo diverso: abbiamo incontrato musicisti molto forti e questo ha rafforzato la nostra voglia di fare cose musicalmente forti.

A: Che rapporto c’è secondo te tra la poesia e la merce, titolo di una canzone del disco, tra l’arte e la società consumistica che ne fruisce, tra l’arte e il mercato discografico?

DT: Penso che la musica, per come la conosciamo noi, viva questa doppiezza e sia poesia e anche merce. L’idea di fare una canzone con questo titolo diventa una specie di manifesto esplicito, in cui metto in campo anche la mia ironia. E’ nata nell’ambito di una discussione molto accesa sulla pericolosità e utilità di myspace. Enrico, che segue il nostro space, era molto entusiasta di questa modalità, mentre io e Luca cercavamo di mantenere un rapporto critico, come sempre davanti alle cose. Poesia e merce non possono essere separabili nella musica, che nella sua forma è commerciale per definizione, costruita sul multiplo, ecc. In questo momento però di crisi, la musica probabilmente cambierà la sua forma e ne assumerà una diversa. Se un gruppo come il nostro che ha un’esposizione mainstream così relativa riesce comunque ad incontrare tante persone, questo vuol dire che la musica è viva!

A: Comunque l’esistenza delle etichette indipendenti aiuta a non appiattirsi solo sulla dimensione del mercato. E’ una forma di salvaguardia nei confronti di quei meccanismi a cui si è costretti altrimenti a sottostare…

DT: Ah sì, certo. Altrimenti diventa centrale solo la dimensione spietata della vendita; le etichette indipendenti che lavorano solo sull’innamoramento danno alla musica un altro peso e un altro colore. Danno senso a molti dei gruppi e della musica che c’è in giro e di questo sono contento.

A: Per quanto riguarda internet, internet e myspace stanno aiutando i gruppi emergenti?sono un mezzo democratico o no?

DT: E’ una domanda complicata…Diciamo che producono una comunicazione diversa. Stavamo ragionando qui in questi giorni su un nome nuovo per un progetto e il mio era “Centomila Elton John”. Non è più il periodo di una sola fonte di informazione o della costruzione di un solo totem artistico e questo internet lo racconta bene. Per quanto riguarda l’uso promozionale, funziona più o meno come gli altri media. Quello che chiedo è di mantenere sempre un rapporto critico con quello che succede, anche con internet, che ha problema reale: produce dipendenza. Almeno un pensierino va fatto su questo!

A: Abbiamo parlato spesso in questo colloquio anche dello stato dell’arte in Italia. Come pensi che sia lo stato di salute della musica in Italia e come immagini il vostro futuro musicale, anche da un punto di vista strettamente artistico di evoluzione delle sonorità?

DT: Nonostante o forse proprio a causa della crisi del supporto tradizionale e della sua vendita, questo è un momento in cui energie diverse trovano modalità diverse per esprimersi. Questo è bellissimo. Penso che la storia della musica indipendente di ogni genere, dal rock alla musica etnica o allo ska, sia ancora da scrivere. Esiste un circuito fragilissimo, che però raccoglie un’audience ampissima ed è uno specchio per tantissime persone. Dall’altra parte abbiamo un paese che ha una programmazione culturale inesistente ed è assolutamente incapace di dare dignità a questi nuovi modi di fare cultura. Questo è un problema che andrebbe e andrà affrontato: ci sono delle vibrazioni nell’aria. Penso che si potrebbe immaginare una grande mobilitazione dei musicisti o di chi lavora comunque nel campo della musica per far capire che la musica è qualcosa di differente, che ha bisogno in questo momento in Italia di un’azione vera. Le città hanno paura del rumore; dall’altra parte, i gestori dei locali anche piccoli non possono offrire la possibilità di suonare, perché sono terrorizzati dai vari siae, empals…

A: E’ vero…(sorrido)

DT: I cd poi hanno un’iva che è come quella delle auto, ma io credo che sia più vicina alla poesia e dovrebbe avere l’iva dei libri. Esistono insomma anche problemi tecnici che sarebbe ora che i musicisti affrontassero direttamente. Forse lo faremo…La parola d’ordine nel prossimo periodo potrebbe essere: sciopero!

A: Per quanto riguarda voi, nello specifico?

DT: Noi torneremo quest’estate a suonare in modo più tradizionale. Abbiamo fatto intanto queste tre date con questo spettacolo su Pasolini, che forse diventeranno una specie di documentario sul nostro modo di affrontare la musica. E’ uno spettacolo visivo e musicale dove ci sono parole importanti e in cui il rapporto con la realtà viene messo in gioco: è molto importante per noi…Quest’estate che siamo insieme probabilmente scriveremo anche il disco nuovo.

A: Grazie, è stata un’intervista senza dubbio molto interessante…

DT: Grazie a te, le domande erano tutte buone!

A: Ti ringrazio. Buon tour e complimenti per quello che fate: quest’idea di collettivo è davvero importante in un momento in cui la musica di un certo tipo rischia spesso di non avere spazi specifici…

Prossime date live dei Tre Allegri Ragazzi Morti:
27 apr 2008 20.00 Piazza della Vittoria Santa Maria a Monte, Pisa
17 mag 2008 20.00 Feedback Foligno, Perugia
23 mag 2008 21.00 Ju Bamboo Savona
24 mag 2008 21.00 Ossigeno Torino
31 mag 2008 21.00 La Gabbia San Giorgio in Bosco, Padova
7 giu 2008 21.00 Magazzino 47 Brescia
3 lug 2008 21.00 Rock Island Bottanuco, Bergamo
9 lug 2008 21.00 Festival Fontigo, Treviso
18 lug 2008 21.00 Musica in movimento Verona
19 lug 2008 21.00 Music for Emergency Cenate di Sotto, Bergamo
31 ago 2008 21.00 Caserta Rock Festival Caserta
Booking:
Virus Concerti
www.virusconcerti.it




 Articolo letto 6847 volte

Riferimenti Web

Copyright 1999-2002 MusicalNews.com