Sinfonico Honolulu - Thousand souls of revolution - come proteggere la cultura musicale dall'oblio
di: Silvio Mancinelli
Non poteva che avere una copertina del genere “Thousand souls of revolution”, il nuovo disco dei Sinfonico Honolulu che ripropongono molto brani alternativi internazionali. Non poteva che avere una copertina del genere “Thousand souls of revolution”, il nuovo disco dei Sinfonico Honolulu.
Il gruppo, per chi non sapesse, è composto da Steve Sperguenzie (voce, ukulele, percussioni), Franzo Francesco Damiani(voce, ukulele),Gianluca Milanese(voce, ukulele), Filippo Cevernini(basso, cori, arrangiamenti), Antonio Ghezzani (ukulele), Leonardo Frangioni(ukulele, cori),Luigi Iasilli (ukulele, cri),Filippo Papucci (basso).
Praticamente è una orchestra nella quale al centro di tutto c'è l'ukulele. Già la cover del disco fa capire dove si va a parare: un misto di London Calling e Cash. E difatti il disco è un album di cover, ma rispetto a chi non aggiunge nulla a quello che già c'è e a quello che l'autore originale vuole ispirare, qui le canzoni sono praticamente originali.
La cosa bella del disco è che la band si è impossessata di queste dodici canzoni e le hanno fatto proprie. Non proprio canzoni popolarissime, perché per esempio non tutti conoscono Echo & The Bunnymen o i PIL. L'operazione riesce quasi alla perfezione, e nulla è lasciato al caso, forse in alcuni tratti si perde un po' di epica.
Un disco nel quale i Joy Division, i Depeche Mode, i Ramones, i Cure, gli Ultravox e tanti altri riprendono vita. E come se loro fossero Gesù e avessero detto: “Lazzaro, alzati e cammina” a queste gemme. Da ascoltare e li metterò nella mia personale playlist di Spotify.
La tracklist
1) This is not a love song
2) Cartepillar
3) Strange little girl
4) Try try try
5) The killing moon
6) Oh oh J love her so
7) Personal Jesus
8) Lonely boy
9) Johnny come home
10) Mistify
11) The voice
12) Love will tears us apart
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