Il perugino Massimiliano Barulli, folgorato dai Guns' n Roses, studioso dei gruppi che omaggiano le rockstar famose ..
di: Giancarlo Passarella
Alla libreria Marabuk l'occasione era ghiotta: per presentare il suo libro L’arte di imitare. Il fenomeno delle tribute band in Italia (Arcana Edizioni) ci ha raccontato della tesi universitaria che ha fatto da base a questa suo excursus .. Alla libreria Marabuk l'occasione era ghiotta: per presentare il suo libro L’arte di imitare. Il fenomeno delle tribute band in Italia (Arcana Edizioni) ci ha raccontato della tesi universitaria che ha fatto da base a questa suo excursus ..
Quando risponde alle domande, ha il garbo di guardare il pubblico, a cui ogni tanto regala un sorriso.
Eppure parla di cose serie: ma non mi riferisco solo ai gruppi che suonano brani famosi, ma a quelle componenti sociali e comportamentali che ne regolano il modus vivendi: del resto la sua tesi gli ha fruttato un encomiabile 110 e lode in Etnomusicologia, presso La Sapienza di Roma.
Ieri ci siamo divertiti, ma anche incuriositi: Barulli ha risposto a tutte le mie domande provocatorie, senza mai usare scappatoie o giri di parole! Assai interessanti alcuni aspetti del suo lavoro (prima con la tesi e poi con il libro), come il motivo economico che ha spinto molti a creare una tribute band, la differenza tra quelle dedicate ad artisti italiani e quelle che invece rivolgono il loro impegno a rockstar, alcune scomparse: ci ha un po' spiazzato, quando ha raccontato che ha iniziato gli studi a Firenze, ma poi il corso ha chiuso e quindi è dovuto emigrare a Roma, dove gli studenti erano ben 9 ... leggasi nove!
Questa è una ulteriore conferma di come la fruizione della musica sia assai cambiata nei decenni, arrivando ora ad un misero sottofondo quotidiano, più che ad una valorizzazione di stimoli culturali: ce ne siamo accorti dal numero di presenti alla Libreria Marabuk.. pochi ma buoni! Tutti poi assai aggueriti nel conoscere le dinamiche musicali e nel sottolineare (cosa che ha un po' spiazzato l'autore) che Firenze non è più un crogiolo di rivoluzioni rock, ma un misero ed arido campo dove passeggiano vacche striminzite che dicono di fare cultura giovanile! Raccontando come è strutturato da anni a Brescia il Beatles Days, la differenza con la nostra Firenze è diventata macroscopica...!
Quello che ho intuito nel duello domanda/risposta con Massimiliano Barulli è che il libro non ha la pomposa ambizione di essere una opera omnia o una enciclopedia, ma nasce da riflessioni colte del corso di Etnomusicologia, dove anche i professori erano curiosi di capire qualcosa di più sul fenomeno delle tribute band in ambito italiano: Barulli si è prodigato nel cercare delle risposte, interrogando ed intervistando, ricercando e spulciando, raccogliendo così tutta una serie di aneddoti che non hanno il valore di misero episodio gossipparo, ma servono per costituire quel canovaccio importante per riuscire ad intuire tanti aspetti (oserei prismatici) di una comportamento di un pubblico variegato che cerca nei tributi qualcosa che lo emozioni veramente. Basta che i musicisti che sono sul palco siano dei professionisti e sappiano realmente suonare.
Per questo siamo passati dai Wit Matrix ai Killer Queen, dai perfezionisti Beatbox ai conterranei Eurosmith, evidenziando per ognuno non i pregi/difetti, ma l'impegno che mettono nel riproporre alcuni specifici momenti della carriera di Pink Floyd, Queen, Beatles, Aerosmith..
Articolo letto 1516 volte
|