Heineken Jammin’ Festival – Mestre (Venezia) 22/06/2008
di: Antonio Ranalli
I Police infiammano oltre 25 mila spettatori nell’ultima giornata dell’Heineken Jammin’ Festival. Ottime le performance di Counting Crows, Baustelle e Alanis Morrissette. Gli organizzatori annunciano per il prossimo anno U2 e Led Zeppelin. I Police infiammano circa 25 mila spettatori nell’ultima giornata dell’Heineken Jammin’ Festival. Ottime le performance di Counting Crows, Baustelle e Alanis Morrissette. Con 115 mila biglietti venduti complessivamente nel corso della tre giorni, gli organizzatori annunciano per il prossimo anno U2 e Led Zeppelin.
Sting, Andy Summer e Stewart Copeland, nella loro ultima esibizione italiana come Police, hanno fatto dimenticare agli oltre 25 mila spettatori presenti al Parco di San Giuliano a Venezia Mestre, l’amara delusione per la sconfitta dell’Italia. E, a ben vedere, sarebbe stato meglio fare esibire la band contemporaneamente dell’incontro di calcio: il pubblico ne avrebbe guadagnato in musica (i Police in fatto alla fine hanno suonato per 90 minuti, rispetto ai 120 minuti inizialmente previsti). Comunque è stata decisamente un bellissima festa della musica, che l’Heineken Jammin’ Festival ha inaugurato venerdì 21 giugno con Linkin Park e Sex Pistols (circa 18 mila presenze) come headliner (ma su palchi differenti: sul second stage, prima dei Sex Pistols si è esibito il mitico Pino Scotto). Quindi sabato 22 giugno la serata italiana con Vasco Rossi, l’unico in grado di attirare circa 80 mila persone, rispetto ai suoi colleghi stranieri e che, prima della sua performance, ha avuto ospiti, tra gli altri, i bravi Marlene Kuntz. Quindi la giornata finale, quella di domenica 22 giugno, che a nostro giudizio è stata qualitativamente la migliore e che, la presenza della partita di calcio tra Italia e Spagna, ha inevitabilmente influito nel minor afflusso di pubblico (anche se 25 mila persone non sono poche!). Sul palco principale il pomeriggio è stato aperto da L’Aura, che ha proposto un estratto del suo repertorio, tra cui la sanremese “Basta”. Quindi è stata poi la volta dei Counting Crows. Assente da diversi anni dall’Italia, la band di Adam Duritz è salita sul palco in pieno pomeriggio, con il sole forte. Il pubblico ha apprezzato con grande calore il gruppo, sin dalle prime note della lenta “Ballet d’or”. Poi la band è entrata nelle sue sonorità rock più caratteristiche, proponendo in sequenza “Hard Candy”, “Hanging Tree” e “Recovering The Satellites”, riconfermando quello stile classic rock americano, che mette dentro la tradizione folk, con blues e country. Dal primo vendutissimo album “August And Everything After” vengono riprese la bellissima “Roundhere” e l’evergreen “Mr Jones”, che fa ballare tutto il pubblico di Mestre. Dal recente album “Saturday Nights & Sunday Mornings” si è distinta “Cowboys”, che conferma Duritz come uno dei principali esponenti del rock statunitense degli ultimi 20 anni. Dopo la pausa di cambio palco, arrivano sul palco i Baustelle. Accolti da inevitabili ovazioni, la band di Francesco Bianconi e Rachele Bastreghi non delude le attese e mette in fila una scaletta al fulmicotone: si parte con “Antropophagus”, per poi virare verso tre brani di forte impatto ovvero il nuovo singolo “Colombo”, “Charlie fa surf” e “Aeroplano”. Rachele indossa un abito nero decisamente provocante, che la rende la cantante più bella del rock italiano del momento. Bianconi invece sfoggia una paio di occhiali stile “La rivincita dei Nerds”, giocando con il suo doppio lato di artista più amato dalle ragazze (almeno secondo quando riportato da un noto mensile musicale), ma anche di artista che nasconde un lato introspettivo e poetico. Del resto basta analizzare i testi che scrive per accorgersi che abbiamo di fronte un nuovo Fabrizio De Andrè. In scaletta anche “Un romantico a Milano”, “Il liberismo ha i giorni contati”, “Dark Room”, “La guerra è finita” e un medley che contenente “Gomma” e “La canzone del riformatorio” (tratte dal primo album “Sussidiario illustrato della giovinezza”) per poi concludere il set con “Baudelaire”. Un po’ sottotono l’esibizione degli Stereophonics, mentre da brividi la performance di Alanis Morrissette che ha proposto in 70 minuti tutti i suoi hit come “You Oughta Know”, “You Learn”, “Ironic”, “Uninvited” fino ai brani del nuovo album “Flavors of Entanglement”. Chiusura affidata a “Tank U”. Dopo la partita “Italia – Spagna”, che come tempi è andata oltre le previsisioni, alle 23,30 circa sono saliti sul palco di Police. “Mi dispiace per l'Italia” ha detto Sting al pubblico italiano. Poi sono bastate le prime note di “Message In A Bottle” a far tornare di ottimo umore il pubblico. Sting suonava il vecchio basso Fender che usava dagli esordi dei Police, mentre Andy Summer è stato ineccepibile per tecnica e stile confermandosi un maestro della chitarra. Stesso discorso per Steward Copeland, che non ha mai perso un colpo dietro la sua batteria. Dopo “Walking On The Moon” sono arrivate “Don't Stand So Close To Me”, “Driven To Tears”, “Demolition Man”, “Every Little Thing She Does Is Magic”, “Do Do Do Da Da Da”, “Every Breath You Take” e “Roxanne”. Una grande performance, per alcuni anche superiore al concerto di Torino dell’ottobre scorso. Per l’Heineken Jammin’ Festival è stata una chiusura in bellezza. Nella conferenza stampa di chiusura l’amministratore delegato di Milano Concerti, Roberto De Luca, ha definito l’undicesima edizione della manifestazione “bella, tranquilla e facile”. Sono stati 115 mila i biglietti venduti. Un dato che lo stesso De Luca ha definito “al di sotto delle aspettative”. Ma già si pensa all’edizione 2009 con l’arrivo di U2 e Led Zeppelin.
(ha collaborato Alessandro Sgritta)
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