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Interviste
Pubblicato il 29/08/2014 alle 19:38:51Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

La resilienza di Milena Angelè

di: Antonio Ranalli

Considerata una delle musiciste emergenti più interessanti del panorama jazzistico italiano, la sassofonista Milena Angelè è stata impegnata nelle ultime settimane in una lunga serie di concerti.

Considerata una delle musiciste emergenti più interessanti del panorama jazzistico italiano, la sassofonista Milena Angelè è stata impegnata nelle ultime settimane in una lunga serie di concerti.

Un’occasione per il pubblico che l’ha potuta ammirare dal vivo e ascoltare il suo recente album “Resiliency”, uscito per “Zone di musica”. Abbiamo incontrato l’artista in un momento di pausa del suo tour.

Antonio Ranalli: Ciao Milena, come sta andando questa tournee estiva? Quali feedback arrivano dal pubblico?

Milena Angelè: Ciao Antonio, i feedback sono molto positivi e ovviamente la cosa mi fa molto piacere. Il pubblico partecipa e molti dopo il concerto si confrontano con me e mi confermano di aver compreso emotivamente il senso del progetto.

Antonio Ranalli: Vorrei affrontare con te i contenuti del tuo ultimo lavoro “Resiliency”. Partiamo dal titolo. “Resilienza” ha un molteplice significato. In psicologia è la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà. In ingegneria è la capacità di un materiale di assorbire energia di deformazione elastica. In informativa è la capacità di un sistema di adattarsi alle condizioni d'uso e di resistere all'usura in modo da garantire la disponibilità dei servizi erogati. Mentre in biologia è la capacità di un materiale di autoripararsi dopo un danno o di una comunità (o sistema ecologico) di ritornare al suo stato iniziale dopo essere stata sottoposta a una perturbazione che l’ha allontanata da quello stato. Cos’è la resilienza per Milena Angelè?

MA: Questo disco rappresenta non il raggiungimento di un traguardo, ma il viaggio verso una meta con tutto il mio vissuto personale: gioia e soddisfazione di suonare, ma anche molti dubbi, difficoltà, insuccessi. Il concetto di resilienza per me è questo, un viaggio musicale in cui ci si arricchisce se si ha la capacità di resistere agli urti, di far fronte agli imprevisti, rinnovandosi continuamente.

Antonio Ranalli: In che periodo hai concepito l’album? Mi riferisco in particolare alla scrittura dei brani inediti. Mentre, come hai proceduto nella scelta dei musicisti?

MA: Lo scorso anno è stato un periodo creativo prolifico e la realizzazione di Resiliency è arrivata in maniera naturale a conclusione di un periodo denso di musica, idee, sensazioni e di eventi personali importanti.
Con Enrico Bracco ed Edoardo Ravaglia ci conosciamo da tantissimo tempo, mentre con Riccardo Gola e Fabio Sasso abbiamo avuto l’occasione di conoscerci meglio attraverso l’esperienza del disco, per me bellissima e intensa. Ho scelto loro non solo perché musicalmente preparati per esprimere tutte le sfumature, i suoni e le emozioni, ma, soprattutto, perché umanamente dotati dell’apertura mentale e della curiosità che mi ha permesso di suonare tutto quello che volevo, senza paura di sperimentare e di andare oltre i confini di un genere in particolare

Antonio Ranalli: Nel disco ci sono diversi omaggi. Il pezzo che colpisce di più è sicuramente “Free Love” dei Depeche Mode. Un brano che difficilmente si ascolta in ambito jazz. Cosa rappresenta per te la musica dei Depeche Mode?

MA: Mi sono avvicinata alla musica jazz ben oltre i 20 anni e gli ascolti che facevo prima erano assolutamente diversi, passavo dall’elettronica alla musica italiana, dalla musica dark al pop internazionale. Ho voluto quindi proporre nel disco brani a cui sono affezionata, ovviamente interpretandoli secondo la sensibilità che ho in questo momento.Il brano dei Depeche Mode l'ho ascoltato centinaia di volte e tuttora lo adoro!

Antonio Ranalli: Sei considerata una delle artiste più promettenti del jazz italiano. In proposito ho una curiosità. Sempre più ragazze si avvicinano al jazz. Però è più facile vederle suonare il pianoforte che il sax. Nel tuo caso dove nasce la passione per questo meraviglioso strumento?

MA: Wow! Non sapevo di essere una delle artiste più promettenti del jazz italiano che onore! In realtà da piccolina anche io ho iniziato con il pianoforte, ma poi ho scoperto il sax e me ne sono innamorata!

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