Il trionfo dei metafisici prog metal Rush a Milano
di: Alessandro Passarella
Sono esattamente due settimane da quando si è tenuto l’atteso concerto del Rush il 21 Settembre a Milano: molte le sensazioni che ancora ci pervadono il cuore. Sono esattamente due settimane da quando si è tenuto l’atteso concerto del Rush il 21 Settembre (sembra quasi di citare una data relativa a qualche atto terroristico!) a Milano.
Ho ritenuto aspettare il più possibile prima di scrivere queste righe per cercare di smaltire la sbornia!! Chiaramente non da alcolici ma delle quasi tre ore di concerto dei nostri cinquantenni.
Punto primo, nei giorni immediatamente precedenti il concerto alternavo momenti in cui pensavo di assistere al concerto di tre “scoppiati” vista età e vicissitudini, e momenti in cui mi dicevo sarà una cosa storica. E così è stato!!
Dopo circa ventidue anni (22!) anni di studio del gruppo, pensavo non ci fossero più segreti da scoprire, mi sbagliavo!!
Ritengo inutile fare una recensione sul concerto, leggetevela da qualche altra parte!
D’altra parte non posso rinunciare proprio adesso al mio modo poco ortodosso di affrontare il problema!
I nostri hanno SUONATO veramente molto: il rischio era che anche il più fulminato dei fan non avrebbe resistito. Io stesso mal ho sopportato concerti lunghi più di due ore!
Partiamo dalla fine!
La cosa assurda è che quando il trio ha iniziato a suonare Limelight (ultimo bis!) per tutti sembrava che il concerto stesse per iniziare!
Analizziamo il perché di questo!
Il trio credo tenesse non poco a questa data italiana, infatti Geddy Lee all’inizo del concerto si è scusato per ‘assenza’ ed ha promesso tante canzoni.
Io mi sono posizionato alla loro estrema destra (dalla parte di Lifeson!), rinunciando così all’ascolto diretto dell’impianto, ma godendo di una vista impagabile.
Riuscivo infatti a sentire il suono acustico della batteria di Peart!
Per i diversi motivi che ho spiegato nelle due puntate precedenti e per motivazioni specifiche dell’esecuzione dal vivo (vedi scaletta super indovinata, momenti unplugged, solo di batteria, posizionamento dei brani storici nei momenti giusti, ect..), il concerto non ha avuto cali di intensità!
Devo dire che spesso mi sono voltato verso il pubblico e devo ammettere che il “concerto” dell’audience è stato alla pari del gruppo!
Questa cosa non è banale , infatti il pubblico per poter cantare i pezzi li deve conoscere!
Il bello è che li conoscevano quasi tutti, anche quelli storici (vedi Xanadu)!
Davvero commovente per me che pensavo di essere l’unico in Italia a conoscere i loro testi.
Anche i brani Tratti da Vapor Trails (disco per il quale non grido al miracolo!) nella esecuzione live mi sono piaciuti.
Concerto nel concerto è stata l’esibizione di Peart! Con la sua maschera imperturbabile di concentrazione ha detto veramente la parola fine a quanti (se ancora esistono!) pensavano di trovarsi davanti lo spettro del Peart che ha rivoluzionato la batteria rock.
C’e davvero da chiedersi come fanno questi canadesi di mezza età alla fine di un tour iniziato a fine Maggio a divertirsi e prendersi in giro come ai vecchi tempi!
D’altra parte non dimentichiamoci che sono unici!
E lo hanno mostrato a tutti!
Ho alcune chicche tecniche che scoperto durante il concerto!
Se siete pazienti le svelerò la prossima volta
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