Calcutta racconta a Rolling Stone il nuovo album Evergreen
di: Manuela Ippolito Giardi
Edoardo D’Erme, in arte Calcutta, racconta in anteprima esclusiva dalla copertina di Rolling Stone – da oggi in edicola – il suo nuovo album Evergreen, in uscita a Maggio. Edoardo D’Erme, in arte Calcutta, racconta in anteprima esclusiva dalla copertina di Rolling Stone – da oggi in edicola – il suo nuovo album Evergreen, in uscita a Maggio.
Rolling Stone di aprile – un numero speciale dedicato ai nuovi top player della musica italiana – tira le somme sulle voci cha hanno cantato gli ultimi anni, ritraendo un’invasione ‘silenziosa’, quasi accidentale, partita in punta di piedi anche con Calcutta e con il suo ultimo disco Mainstream – “venuto fuori così senza aspettative”, racconta lo stesso Edoardo nell’intervista – fino a travolgere e ribaltare il linguaggio del cantautorato moderno. Calcutta, forse più di altri, è l’incarnazione di un cambio di sguardo, che dalla canzone ‘necessariamente’ sociale dell’indie anni ’90, la canzone che osservava il mondo attraverso un ‘Noi’ politico e collettivo, ha virato su un ‘Io’ timido, un ‘Io’ generazionale che, dopo la solitudine normalizzata dal post-social network, ora spia dalla cameretta più che osservare.
Nell’intervista in edicola del nuovo numero di Rolling Stone racconta quando tutto è iniziato: “Era punk come cosa, suonavo per stare con gli amici e ubriacarmi gratis”. Ora le sue confessioni messe in musica, personali e per questo universali, hanno ipnotizzato il grande pubblico, senza un motivo definibile, dando vita a imitatori come non si vedevano dai tempi di Vasco. Sul nuovo album in arrivo, Evergreen, Calcutta anticipa alcuni contenuti: una canzone dedicata all’ex calciatore Dario Hübner o un’altra alla Rai, in mezzo a brani tratteggiati da Edoardo sempre alla sua maniera. Il nuovo singolo, che si chiamerà ‘Paracetamolo’, parlerà di esperienze forti, “Per adesso non parlo ancora della guerra, non parlo di nient’altro che di me o di un amico mio. L’obiettivo che mi sono dato, un po’ inconsciamente, più che raccontare qualcosa, è quello di fare il pop italiano. Un pop onesto, né troppo antico né troppo moderno. Una cosa che mi piacerebbe ascoltare e che non c’è”. Dimentichiamo il cantautore con la chitarra. “Adesso scrivo quasi tutte le canzoni al pianoforte, un abbozzo che poi sviluppo con il mio amico Paco, che fa l’arrangiamento. Porto tutto a Bologna e registro con il mio solito fonico e un po’ produttore Andrea Suriani”. Non ama parlare delle parole che scrive: “Non ci sta niente da capire” dice con sincerita` “La gente mi chiede che cosa significhi, è un’ossessione. Hanno paura di essere stupidi, paura di non capire. Secondo me tutti sappiamo ascoltare una canzone ed emozionarci. Poi però ci sentiamo in dovere di chiedere: Perché mi sono emozionato? Non è che mi sono inventato tutto? Certo che sì. Quella è la cosa bella..
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