Francesco Micocci, 1 amore x la musica e x gli sms
di: Alessandro Sgritta
Abbiamo intervistato Francesco Micocci, avvocato e discografico della storica etichetta di famiglia IT (figlio del mitico Vincenzo che lanciò Venditti, De Gregori, Rino Gaetano) che ha pubblicato il suo primo libro “1 AMORE X SMS" (Coniglio Editore). Abbiamo intervistato Francesco Micocci, avvocato che si occupa del diritto d’autore e dello spettacolo con la passione della musica e discografico della storica etichetta di famiglia IT (figlio del mitico Vincenzo che ha inventato la parola “cantautore” e scoprì tra gli altri Venditti, De Gregori e Rino Gaetano e a cui Fortis dedicò “Milano e Vincenzo”), che ha pubblicato il suo primo libro “1 AMORE X SMS …ma facendo l’amore veramente” (Coniglio Editore), un dialogo tra due adulti che imparano il linguaggio degli sms dai figli e lo usano per comunicare e parlare tra loro di tutto, dall’amore al sesso, dalla politica allo spettacolo, di lavoro, dei figli e di musica, che contiene il Dizionario completo del linguaggio SMS e il glossario delle emoticon (segni e simboli).
Giorgio il protagonista del dialogo a due voci con Margot è un uomo separato e ha due figlie, è un romanzo autobiografico e quanto c’è del tuo vissuto dentro?
Ci sono sempre degli elementi biografici credo in ogni cosa che si scrive, quindi indubbiamente anche qui, Giorgio il nome del protagonista è il mio migliore amico però non ha nulla a che fare con il personaggio, però sono stato influenzato dal nome di questo mio amico napoletano d’infanzia, la storia è nata unendo degli sms veri, sia che mi sono stati mandati che raccontati sia che ho scritto io, in questo senso alcune cose sono autobiografiche ma anche stimolate da me per vedere alcune reazioni, però la storia appare vera perché gli sms sono tutti veri…
Nel libro che può sembrare a tratti scabroso e quasi “porno” per il linguaggio usato ci sono tuttavia degli spunti di riflessione molto interessanti sia sui nuovi linguaggi giovanili che sulla realtà politico-sociale-culturale italiana di oggi, con riferimenti anche alla situazione attuale del panorama musicale…
Devo dire che quella di iniziare il libro in questa maniera un po’ forte e spinta è stata una scelta che ho fatto a un certo punto, siccome in Italia legge pochissima gente anche se si pubblicano tantissimi libri, e soprattutto quelli che leggono spesso non leggono tutto il libro ma solo alcuni punti, perché c’è una lettura cosiddetta “veloce”, però penso che in questo modo si perdono delle cose all’interno di un libro, quindi un libro può essere tacciato come “pornografico” o “erotico” ma se poi si legge attentamente non lo è, comunque la mia è stata una provocazione di iniziare in questo modo, avrei potuto anche evitarlo, è chiaro che questa cosa mi ha creato qualche problema anche se poi mi hanno intervistato tutte le principali radio e televisioni, tra cui i Tg Rai, il Gr2, certo nelle trasmissioni più popolari mi hanno posto il problema delle famiglie, però ho pensato che magari qualcuno che legge l’inizio si mette a ridere e forse continua, mentre quelli che non leggono possono essere incuriositi e spinti alla lettura… in effetti a me interessava far leggere il libro perché poi volevo dire certe cose, parlo di questo per descrivere una storia di un’Italia abbastanza in crisi, i personaggi sono Giorgio che fa l’autore televisivo e Margot che invece è un’impiegata bancaria che deve arrivare alla fine del mese, sono entrambi separati, hanno delle figlie, e lui che sta nel mondo dello spettacolo conosce molto bene tutti i problemi legati a questo ambiente…
Ai tempi gloriosi della IT le cose andavano diversamente, allora s’investiva ancora sugli artisti e gli si dava tempo di crescere e maturare, oggi questo non succede più, cos’è cambiato da allora?
Per quanto riguarda la musica io dico che non solo l’Italia non ha mai avuto contributi per l’investimento sui nuovi talenti come succede in altre nazioni come ad es. la Francia che detassa chi investe nella produzione artistica o addirittura dà la possibilità ai produttori di andare all’estero per far conoscere il prodotto nazionale, queste cose in Italia sono impensabili, se vai a proporre una cosa del genere ti prendono per matto, invece la cultura è un veicolo fondamentale per un paese, noi siamo conosciuti nel mondo per quello che abbiamo fatto a livello culturale, anche nella musica, l’opera si canta ancora in italiano in tutto il mondo, molto turismo viene per vedere La Scala o dove hanno vissuto Verdi o Puccini, noi questo non lo consideriamo invece porta turismo, potrebbe essere una grande risorsa economica, invece un produttore oggi deve fare tutto da solo, deve investire i soldi suoi, e sappiamo che per lanciare un talento oggi ne devi mettere sul mercato almeno 100, e non è detto che uno che poi ha successo ti possa ripagare degli altri 99, che poi è quello che noi facevamo con la nostra etichetta IT fino a un po' di tempo fa, oggi molto di meno… e soprattutto lo si faceva da soli, noi eravamo autosufficienti e facevamo questo, perché poi avevamo sempre dei successi che ci ripagavano di tutto il resto, dalla IT dal ’70 fino agli ultimi anni sono nati De Gregori, Venditti, Rino Gaetano, Minghi, Paola Turci, Cammariere e Kunstler (che all'inizio erano un duo) fino a Principe & Socio M che sono un duo napoletano meno conosciuto che però sono andati anche a Sanremo e sono arrivati quarti, ma oggi è tutto cambiato perché è vero che proprio nei periodi di crisi c’è un grosso fermento di talenti ma non si ha più la possibilità di fare il lavoro che facevamo prima, cioè quello di occuparsi direttamente degli artisti senza dover chiedere niente a nessuno e di far crescere l’artista in maniera autosufficiente e indipendente, con i tempi giusti, oggi se t’interessa qualcuno è meglio unirsi e creare dei team, chiedere a chi fa la distribuzione o la promozione o l’editore o la produzione se un prodotto interessa e mettersi insieme, dividere le spese e vedere di portare questo talento da qualche parte, invece cos’ha fatto la televisione? in qualche modo ha detto da 20-25 anni a questa parte “tutto questo lo facciamo noi, che problema c’è?” e non è mai uscito niente, dopo anni e anni adesso è uscita questa Giusy Ferreri con X Factor…
A un certo punto nel libro si parla ad es. di “grande illusione” a proposito delle produzioni televisive e dei reality… tu che conosci bene la situazione è davvero così sconfortante come sembra o ci sono speranze?
Intanto io sono molto contento perché quando c’è un talento che viene finalmente fuori bisogna essere sempre felici, perché almeno “uno su mille ce la fa” come dice la canzone di Morandi, ma oggi “uno su un milione” bisognerebbe dire, perché sono stato a fare la promozione di questo libro in giro per l’Italia e ho trovato delle situazioni interessantissime, in Sicilia per esempio, a Palermo ci sono giovani straordinari che uniscono il rap al dialetto alla musica etnica, con commistioni di italiano, siculo, inglese, ci sono delle cose molto interessanti a Firenze, a Bologna però stanno tutti là, quando sono andato in Sicilia mi hanno detto “portaci a Roma, facci conoscere, dacci la possibilità…” e a me piange il cuore perché quando hai questa passione ti piacerebbe aiutare quelli che valgono, la televisione ha illuso con queste trasmissioni un sacco di gente che poi magari ha fatto un po’ di serate e poi sono stati dimenticati completamente, io poi su questa cosa di X Factor sono un po’ polemico perché se la Rai fa una cosa di questo genere poi non può fare intervenire una casa discografica che già da prima aveva pronto il contratto che se qualcuno usciva se lo prendeva lei, allora se sei la Rai (servizio pubblico) dovresti fare una specie di appalto con delle offerte per vedere chi si prende il talento, non si può fare tutto in famiglia e in casa, dove chi produce è anche produttrice di programmi per cui ti produce un format straniero, te lo porta qua, poi se va bene fa anche il disco, in questo modo si affossa ancora di più quella poca industria italiana che è rimasta, quindi ben venga dove viene fuori il talento però non mi piace per niente che si debbano fare dieci trasmissioni dove ci sono i propri budget, i grandi compensi per poi non far uscire niente tranne una cosa in dieci anni, allora dico che bisognerebbe lasciar lavorare senza l'Iva al 20%, non dico con i contributi come si fa in altri paesi o come si fa per il cinema, ma perché la musica deve essere sempre l’ultima ruota del carro? forse pensano che comunque si autoproduce e ci sarà sempre, probabilmente con l’avvento di Internet ognuno prende e si mette in rete però non è giusto che questi giovani debbano fare sempre un altro lavoro e quindi prima o poi abbandonano la musica perché non se ne possono occupare a tempo pieno, è scandaloso quello che accade in Italia, non sono d’accordo su niente di quello che avviene, a parte il fatto che sia uscita una che sta vendendo visto che ultimamente le cose non andavano bene, però non trovo giusto il modo…
(Francesco Micocci con il padre Vincenzo alla presentazione del libro a Roma)
Forse bisognerebbe recuperare certe professionalità e certe competenze che sono andate perdute…
Ecco non vorrei dire questo io perché non voglio autoincensarmi, c’è una storia che parla, se dopo 30 anni i vari De Gregori, Venditti, Rino Gaetano vendono ancora un motivo ci sarà, pochi giorni fa è stata inaugurata una nuova scuola di musica a Roma sulla Tiburtina (Musica Incontro) ed è stata intitolata una sala a Vincenzo Micocci e ci è stato chiesto di creare un nuovo cenacolo come ai tempi della RCA per i nuovi talenti e può essere che sia un’idea giusta questa visto che da soli non ce la si fa più a spendere un milione di euro per lanciare un artista, ad es. con Paola Turci ci abbiamo messo 5 anni, cantava nei piano bar, l’abbiamo portata a Sanremo dopo un mese, ha vinto il Premio della Critica, l’anno dopo ancora, ha vinto quattro Premi della Critica, è arrivata prima tra i giovani, poi tra gli emergenti, ha cantato con Toquinho tra i big, ci sono voluti anni e anni di costruzione per farla diventare una cantautrice, all’inizio metteva poco di sè, poi alla fine voleva che nei testi ci fosse il suo mondo, mi piacerebbe a questo proposito parlare del mondo femminile italiano delle cantautrici…
Qual è la differenza tra uomini e donne nello scrivere?
Per esempio nel libro quello che mi è piaciuto di più è che a un certo punto viene fuori proprio il ruolo femminile della donna, quando attraverso lo schermo dell’sms perché magari vis a vis non si ha il coraggio di raccontare certi sentimenti e certe emozioni forti, anche erotiche, i due protagonisti si raccontano all’inizio quello che hanno provato e soprattutto la donna, mentre nei testi delle canzoni sono sempre stati gli uomini che parlavano del mondo delle donne (da Migliacci e Mogol fino a Fossati, Ruggeri, ecc.), che poi il testo funzionasse era un’altra cosa perché era un’alchimia stupenda tra testo e musica ma non era detto che quello fosse il mondo femminile poiché era sempre descritto dagli uomini, invece ultimamente con i casi di Gianna Nannini, Carmen Consoli, Elisa, ecc. per fortuna c’è stata questa possibilità per le donne, e credo che in questo mio libro venga fuori che la donna si lascia andare con gli sms, ha i suoi tempi per pensare e descrivere quello che ha provato, anche se i genitori questo linguaggio all’inizio lo odiano perché è un linguaggio freddo, che usano i figli, lo considerano una perdita di tempo, però hanno poco tempo, ognuno ha la sua vita, sono separati ma lavorano, per cui quando si vedono preferiscono farsi delle carezze o fare l’amore invece di parlare, poi tornano a casa e piano piano scoprono questo linguaggio, imparano a scrivere molto a fatica, poi lei si evolve come personaggio e scrive delle cose molto forti anche dal punto di vista erotico, poi finiscono per utilizzare questo linguaggio per parlare di politica, di spettacolo, della situazione attuale dell’Italia, quindi grazie a questo linguaggio possono vivere un’altra storia d’amore che altrimenti non avrebbero potuto vivere perché non c’è tempo, la vita è frenetica, farneticante, e grazie agli sms vivono l’altra parte della storia, tra l’altro il personaggio di lui che all’inizio è quello che dà sicurezza va in crisi e i ruoli si invertono, all’inizio lui lavora come autore televisivo perché è bravo poi le cose cambiano e non riesce più a stare nel giro e quindi a un certo punto crolla, è lo specchio di un’Italia in cui quando devi fare tutto da solo diventa un sacrificio molto grosso, lei invece riacquista una sua serenità, crede in lui, si evolve e sviluppa un linguaggio romantico anche senza ragione, però si lascia andare e questa è la cosa bella, viene fuori l’intimità della donna poco alla volta…
Gli sms hanno modificato non solo il linguaggio ma anche il modo di raccontare (a noi stessi e agli altri) i nostri amori e le nostre passioni, hanno spinto molto avanti i confini del dicibile (tutto quello che non si avrebbe mai avuto il coraggio di dire a voce si può scrivere), sei d’accordo?
Sì è vero che a volte si scrivono delle cose negli sms che magari non si ha il coraggio di dire a voce, perché spesso la modifica del linguaggio influisce anche sul pensiero e si modificano anche i ragionamenti…
Cosa ne pensi di questa tendenza molto in voga oggi ad usare il linguaggio degli sms anche nei temi o nelle lettere e di tutte le “K” al posto di “CH” o anche solo della “C”? è un male o un fatto naturale che la lingua italiana si modifichi per colpa (o grazie) agli sms?
I professori a scuola ancora sottolineano giustamente il k al posto di “ch”, la x al posto di “per”, però su questa cosa si è espressa recentemente l’Accademia della Crusca per dire che non si può fare nulla perché la lingua italiana è tutta fatta di contrazioni da quando esiste quindi non è questo il grosso problema, certo è brutto e i professori devono continuare a sottolineare gli errori, però l’importante è che i concetti siano creativi e in questo gli adulti devono aiutare i giovani a dirgli che è importante leggere, sapere, conoscere, imparare per poi creare dei concetti validi, è vero che gli sms hanno un po’ rovinato la lingua per i puristi però è come un passaparola, ormai non si può fare nulla, in fondo l’sms è un passaparola clandestino, la globalizzazione ha portato alla massificazione, l’individuo se non va in televisione non conta niente, e siccome c’è tanta gente che non va in televisione e non può farsi conoscere allora da una parte c'è Internet e dall’altra anche i nuovi linguaggi come gli sms diventano come fare una cosa clandestina tra pochi, la globalizzazione per assurdo porta alla localizzazione, al quartiere, all’incontrarsi sotto casa e al bar per ricominciare a contare qualche cosa, perché non si è più niente e c’è una ribellione del popolo che non può andare nei canali di comunicazione ufficiali, e allora ecco i Social Network, i forum, le mail… dove ognuno si esprime come vuole, la gente scrive “ksa”, io su alcune cose non sono d’accordo, per es. il k ormai lo uso al posto di “ch” come “x” al posto del per, un’altra cosa che mi pare rivoluzionaria è la capacità del plagio che c’è verso persone che non sono abituate a scrivere con gli sms, se comincio ad avere una relazione non per forza amorosa ma anche di lavoro con una persona se io scrivo in un certo modo ho notato che dopo un po’ plagio l’altra parte che comincia a scrivere come me, io ad es. uso i puntini di sospensione al posto della punteggiatura, roba che se mi sentono i puristi mi ammazzano però questa è un’altra cosa interessante perché alla fine scrivendo come l’altra persona quasi ci si sente bene ed è come se la possedessi perché controlli il suo linguaggio…
Il tuo libro contiene anche un dizionario completo del linguaggio sms e un glossario delle emoticon quindi può anche essere uno strumento didattico interessante e può avere diverse applicazioni anche se per il linguaggio usato è consigliabile a un pubblico adulto, dove hai trovato tutte queste espressioni e caratteri, esistevano già o qualcuna l’hai inventata?
Uno si chiede soprattutto perché i giovani per dire una certa cosa usano quella faccetta con la punteggiatura, ho messo in mezzo figli, parenti, amici per cercare tra di loro di vedere i linguaggi usati e ho scoperto che non tutto era riportato da Internet, molte cose che ho ricercato tra i ragazzi che non sono state ancora fissate una volta messe su carta alla fine è come se le avessi create, la parola “cantautore” da qualche parte dell’etere forse già esisteva, il problema è quello di prenderla come ha fatto mio padre Vincenzo e di mettere insieme “cantante” e “autore” (con Ennio Melis a proposito di Gianni Meccia, ndr), ad es. il “flirt” si esprime con i simboli @;-), “muoio dal ridere” diventa %-<|>, ecc. è nata quasi una caccia al tesoro e credo di essere stato il primo in questo senso, ad es. l’Università di Scienze della Comunicazione telematica che dirige Maurizio Costanzo mi ha fatto fare tre lezioni di mezz’ora ciascuna per gli studenti in cui fanno vedere il libro che contiene questo dizionario dei linguaggi sms in videoconferenze, sarebbe interessante anche fare decifrare queste emoticon da qualche antropologo o esperto di simboli…
Come fai a conciliare nel protagonista del libro il fatto di essere erotomane e allo stesso tempo “PadrePiomane”?
Io non ci vedo una grande contrapposizione perché questo personaggio ha una grande energia dentro che poi è amore e quindi in qualche modo la tira fuori in questo modo anche animalesco, a me non piace il “si fa ma non si dice” che è tipico dell’Italia o degli Stati Uniti, quindi se uno ha voglia di raccontare le sue emozioni è giusto farlo, anche attraverso lo schermo degli sms, come se fosse un diario catartico, un piccione viaggiatore che si manda e non si sa dove arriva, è come quando una canzone riesce ed è un’alchimia che va al di là di quelli che l’hanno scritta, mette le ali e parte e quando arriva in America non sanno se l’ha scritta Pergolesi o altri, piace o non piace, però comunica o tenta di comunicare qualche cosa, poi non si ha nemmeno la sicurezza che vada alla persona giusta, molte storie d’amore sono finite per questo motivo, l’sms ha rivoluzionato molti aspetti del costume italiano dell’uomo e della donna…
Ci puoi raccontare qualche aneddoto curioso sugli artisti scoperti dalla IT?
Venditti e De Gregori iniziarono con un disco insieme (“Theorius Campus”) e scrivevano ognuno delle canzoni che poi finivano nello stesso disco e c’era un’unica canzone cantata insieme (“In mezzo alla città”), tra l’altro io dopo tanti anni ho raccolto alcuni duetti in un disco che si chiama “E noi qui” che non si trova più, oltre a De Gregori e Venditti c’erano anche Vasco Rossi con gli Stadio, Dalla e Morandi, Ramazzotti con Patsy Kensit, Bungaro, Conidi e Di Bella, ecc., per es. all’inizio De Gregori era geloso perché uscì fuori prima Venditti come popolarità e quando si presentò il primo disco “L’orso bruno” di Venditti mio padre mi raccontò che De Gregori fece una scena di gelosia rompendo tutte le lampadine nel ristorante forse perché aveva bevuto un bicchiere di troppo… ma questo era anche il segno della loro amicizia, poi De Gregori è diventato un numero uno assoluto, una volta Morandi fece “Buonanotte fiorellino” in un concerto come omaggio però la tagliò e quando De Gregori scoprì questa cosa apriti cielo, è partita una causa e io ero anche editore con mio padre di questa canzone quindi volevo fare in modo che trovassero un accordo, Morandi gli voleva fare un omaggio e De Gregori gli bloccò il disco, alla fine si raggiunse una transazione ma quanta fatica… poi dopo anni forse si sono vendicati con lui per “Prendi questa mano zingara” (che conteneva una citazione del celebre pezzo cantato dalla Zanicchi) e gli hanno fatto lo stesso, poi ad es. la parola “cantautore” è nata nel ’59 con Gianni Meccia che cantava “Odio tutte le vecchie signore” e altre canzoni che faceva come autore in modo talmente particolare che le voleva far cantare a qualcun altro, invece mio padre che all’epoca era direttore artistico della RCA (prima di andare a Milano a fare il direttore artistico della Ricordi dove ha fatto “Una lacrima sul viso” di Bobby Solo e “Mi sono innamorato di te” di Tenco, ecc.) con Melis decisero che il cantante si doveva cantare le proprie canzoni e nacque prima la parola “cantantautore” che però era cacofonica e poi finalmente “cantautore”…
A proposito di cantautori, hai conosciuto Rino Gaetano?
Sì certo l’ho conosciuto anche se ero un ragazzino perché ero appena entrato nella IT, lui era molto serio, io me lo ricordo che era già tornato dopo gli inizi, all’inizio era molto allegro e ironico poi aveva quest’obiettivo di aiutare a tutti i costi i genitori calabresi che facevano i portieri attraverso le sue canzoni, come autore però perché all’inizio non credeva nella sua voce e non voleva cantare, quindi avrebbe voluto lavorare per avere questo riscatto sociale, come capita spesso con gli emigranti, mio padre poi lo convinse a cantare perché aveva una voce così particolare e rauca proprio da “cantautore” e il primo 45 giri uscì come Kammamuri’s (“I love you Marianna”), il problema era che rispetto a De Gregori e Venditti che erano inquadrati in un certo modo socio-politico lui poteva essere accusato di “qualunquismo” come fu un po’ all'inizio, ma subito dopo mio padre capì che i suoi erano dei testi straordinariamente attuali che sarebbero rimasti perché dicevano delle cose vere, e infatti adesso molte band giovani cantano le sue canzoni con gli stessi testi che sono attualissimi, se senti “Nun te reggae più” basta che cambi i nomi ma la situazione è sempre quella, così come “Il cielo è sempre più blu”, “Berta filava”, “Nel letto di Lucia” o “Spendi spandi effendi”, lui era proprio un genio, io lo metto se non al primo posto in Italia sicuramente tra i primi dieci che abbiamo avuto, mio padre in quella fiction che è stata fatta è stato descritto come un impresario burino mentre invece è un discografico molto colto, tra l’altro lui ha una sua teoria su Rino Gaetano che paragona per certi versi a Gesù Cristo…
Nel finale del libro il protagonista cita “Ciao amore ciao” (l’ultima canzone cantata da Tenco prima del suicidio) e sembra non lasciare molte speranze, come la vedi?
Il finale è aperto, è una parabola dell’Italia di questo periodo, se il lettore pensa che il protagonista si suicidi è giusto che lo faccia, se invece pensa che ce la può fare ce la farà, c’è anche un produttore che ne vorrebbe fare un film dal libro che dovrebbe iniziare proprio dalla fine e poi tornare indietro come un flashback, ma dovrebbe essere un’opera prima diversa da tutte le altre altrimenti non ha senso, mi stanno venendo strane idee come quella di usare attori sconosciuti come ad es. per “Il pranzo di Ferragosto” che sta avendo tanto successo...
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