Americani ma innamorati dell'Europa: trent'anni di Tuxedomoon
di: Alessandro Michelucci
Isabelle Corbisier racconta la storia affascinante del gruppo fondato da Steven Brown e Blaine Reininger. Bel lavoro, ma manca la discografia dettagliata ed analizzata! Isabelle Corbisier racconta la storia affascinante del gruppo fondato da Steven Brown e Blaine Reininger. Bel lavoro, ma manca la discografia dettagliata ed analizzata!
La storia del rock è piena di artisti europei che hanno guardato con interesse agli Stati Uniti, collaborando con colleghi nordamericani o addirittura trovando una seconda patria oltre Atlantico. Pensiamo a un giovane chitarrista di Blackpool, un certo Graham Nash, che lasciò la sua terra per dar vita a uno dei supergruppi che hanno segnato il secolo scorso. Oppure ai grandi bluesmen inglesi, come Graham Bond, Alexis Korner e John Mayall.
Tutto questo non rappresenta una novità per nessun appassionato di rock, ma le cose cambiano radicalmente se invertiamo le parti, cioè se cerchiamo dei musicisti americani innamorati del Vecchio Continente. Gli esempi non sono molti: il caso più rilevante è quello dei Tuxedomoon. Oggi, dopo una carriera che ha superato i trent'anni, l'affascinante parabola artistica del gruppo americano viene ricomposta con amore certosino dalla giornalista belga Isabelle Corbisier, autrice del libro "Music for Vagabonds: The Tuxedomoon Chronicles".
La storia del gruppo viene raccontata secondo un criterio rigorosamente cronologico, ma il libro non si presenta come un'arida lista di fatti e date. Al contrario, è ricco di aneddoti insoliti o poco noti che sottolineano la ricca dimensione umana e culturale di Brown, Reininger e soci. Dai concerti alle collaborazioni, dalle registrazioni ai litigi, nulla sfugge alla ricerca accurata dell'autrice.
Isabelle Corbisier tratteggia con appassionata competenza i vari musicisti, che risultano pienamente inseriti nel panorama europeo del proprio tempo.
Al tempo stesso, però, il libro dedica ampio spazio ai primi anni di attività, quelli che precedono il trasferimento in Europa. A questo periodo, poco conosciuto in Italia, l'autrice riserva infatti circa un quarto del libro, mettendo in luce un panorama musicale ricco e stimolante.
Il gruppo decide di stabilirsi in Belgio nel 1982. Una scelta felice, perché la varietà culturale di questo paese si rivela molto stimolante. In pochi anni, infatti, i Tuxedomoon diventano parte integrante di un tessuto musicale nel quale si intrecciano artisti di tutto il continente: il pianista Ivan Georgiev, belga di origine bulgara; Luc Van Lieshout, trombettista olandese; il regista greco Nicholas Triaandafyllidis; Materiali Sonori, l'etichetta dei fratelli Bigazzi, grazie ai quali il gruppo viene conosciuto e apprezzato in Italia.
Il libro consente anche di conoscere la ricchezza della scena belga, che fra gli anni Settanta e Ottanta offre gruppi di rilievo come Aksak Maboul, Julverne e Univers Zero. Non a caso uno dei primi a credere nel gruppo americano è proprio Marc Hollander, leader di Aksak Maboul e titolare dell’etichetta Crammed.
Il libro colpisce anche per l'impaginazione insolita, che alterna testo, foto e specchietti garantendo una lettura variata e gradevole.
L’unico appunto che si può fare all’autrice è la mancanza di una discografia dettagliata, che avrebbe completato il libro in modo ideale. Ma davanti a un’opera così ricca, documentata e interessante, si tratta comunque di un difetto che scompare.
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