Robbie Williams – In and out of consciousness. The Greatest Hits 1990-2010 (EMI)
di: Ambrosia J.S. Imbornone
Nella raccolta pubblicata oggi, tra fragilita’ ed autoironia, pop maestoso, melodia e ritmi trascinanti, cover e duetti 39 canzoni per riepilogare vent’anni di carriera di un campione di vendite E’ arrivata oggi in tutti negozi i dischi e digital stores la raccolta del campione di vendite Robbie Williams “In and out of consciousness - The Greatest Hits 1990-2010”, che celebra i primi vent’anni della sua carriera, di cui ormai ben 14 da solista dopo l’esperienza nei Take That.
Le 39 canzoni del doppio album, in vendita anche in deluxe edition con un ulteriore cd di b-sides e rarita’ e in ultimate version con tre dvd), racchiudono l’essenza musicale di un artista che ha scalato le classifiche internazionali con ballate pop dal respiro sempre potente ed elegante, dotate di una maestosita’ malinconica, in cui vibra una certa misura molto british.
Musicalmente lontano infatti da grandi eccessi, tanto da essere diventato ben presto re di un pop “classico” dai suoni caldi e di grande efficacia melodia, sapientemente sostenuta da pianoforte e violini (v. lo straziante addio di “Sexed Up”, da “Escapology”, 2002, o piu’ di recente, le strofe e i rallentamenti struggenti e accorati di “Morning Sun”, da “Reality Killed The Video Star”, 2009), nonche’ da ritmiche penetranti, Williams ha lasciato traccia della sua vita turbolenta invece nelle sue provocazioni, specialmente nei videoclip, da quello censurato di “Come Undone” all’ultimo in stile “Brokeback Mountain” per il brano “Shame” con Gary Barlow, attualmente singolo piu’ trasmesso da radio e tv italiane). Ma dei suoi turbamenti resta una profonda scia anche e soprattutto nell’ autentica ammissione delle sue debolezze, di cui non ha mai fatto vanto, ma che sono comunque diventate stigma di un suo presentarsi come divo fragile e autoironico, allorche’ le ha esibite ad esempio nel divertito inno “Strong”, in “Supreme”, cantico dance-rock su fallimenti e disillusioni, interpolazione di “I Will Survive” di Gloria Gaynor, oppure ancora nella levigata, delicata preghiera, dai toni quasi commossi, ma dall’autentica sostanza ironica “Make Me Pure”, con tanto di coro gospel.
Nei suoi singoli, non a caso quasi sempre eletti a colonne sonore di celebri spot-tv, soffia spesso un’ariosita’ poderosa (talvolta anche amplificata dai fiati), che sia si presenta come il frutto di possenti climax musicali/emozionali, come nel ritornello della gia’ ricordata “Come Undone” o in quello di “Bodies”, che pure parte da piu’ scure strofe synth-rock, sia appare come il naturale coronamento di ballate carezzevoli dal sound quasi minimale, come la lieve “Eternity”, piano e voce, o l’intensa folk-ballad “The Road To Mandalay”, traccia di chiusura dell’album “Sing When You’re Winning” (2000).
Nel doppio disco c’e’ un po’ di tutto, dai riferimenti 70’s tra disco e soul di “Everything Changes” dei Take That, a falsetti e ritmiche seducenti tra r’n’b, dance e funky, dal reggae della “cabarettistica” “Tripping” a perfette hit, divertenti e trascinanti, come “Rock Dj” o “Rudebox” ed alla romantica dreamy-ballad anni ’60 con coretti “You Know Me”. Non potevano mancare poi cover di grande successo, da “Freedom “ di George Michael, canto di liberazione dagli stereotipi dell’immagine discografica, che segno’ l’inizio della sua carriera da solista, al dance-pop di “Lovelight” (da “Rudebox”, 2006), dalla cover jazzata del classico country “Mr. Bojangles” (da “Swing When You’re Winning”, 2001) alla dolce “She’s the One”, ben piu’ famosa dell’originale dei World Party (da “I’ve Been Expecting You”, 1998).
Inoltre nel disco ritroviamo convincenti duetti, da quello gustoso e sexy con Kylie Minogue in “Kids” a quello raffinato e frizzante con Nicole Kidman per la cover di “Somethin’ Stupid”, portata al successo da Frank Sinatra con la figlia Nancy, e ai due preziosi cameo vocali di Neil Hannon dei Divine Comedy e Neil Tennant dei Pet Shop Boys (poi co-autori e co-produttori dell’eterea “She’s Madonna”) nella drammatica “No Regrets”, piccolo capolavoro pop da riscoprire. Da riascoltare sono inoltre gli interessanti esordi brit-pop dell’artista inglese, a tratti più visibilmente debitori della lezione degli Oasis (si ascolti ad esempio “South of the Border”), altre volte segnati di uno stile personale caliginoso e nervoso (v. le magnetiche, ferme linee di basso e chitarra di “Lazy Days”), in quel “Life Thru a Lens” (2006) in cui spiccavano gia’ la prepotente, coinvolgente “Let Me Entertain You” e l’incantevole perla, “Angels”, ben presto “storica” e premiata nel 2005 ai Brit Awards come miglior singolo degli ultimi 25 anni, grazie ai voti degli ascoltatori di BBC Radio 2.
Dai brani di un disco all’altro la voce di Robbie Williams traspare sempre piu’ matura: dagli inizi quasi incerti essa ha conquistato potenza, colori sempre piu’ vari, spessore per performance viscerali, pure nella stilizzazione di un pop patinato. Lo dimostra anche il secondo inedito e prossimo singolo della raccolta dopo “Shame”, “Heart and I”, brano emblema di una dolorosa ricerca di autenticita’ ed equilibrio in cui l’artista trentaseienne sfodera un’enfasi quasi new romantic.
Nella raccolta insomma 39 brani da ascoltare per tornare indietro nel tempo e ripercorrere gli ultimi 20 anni, nella storia del pop inglese, cosi' come nei ricordi di tutti.
Questa la tracklist dei due cd:
CD1 :
“Shame” (con Gary Barlow)
“Heart And I”
“You Know Me”
“Bodies”
“Morning Sun”
“She’s Madonna”
“Lovelight”
“Rudebox”
“Sin Sin Sin”
“Advertising Space”
“Make Me Pure”
“Tripping”
“Misunderstood”
“Radio”
“Sexed Up”
“Something Beautiful”
”Come Undone”
”Feel”
“Mr Bojangles”
CD2 :
“I Will Talk And Hollywood Will Listen”
“Somethin’ Stupid”
“The Road To Mandalay”
“Eternity”
“Let Love Be Your Energy”
“Supreme"
"Kids” (con Kylie Minogue)
“Rock DJ”
“It’s Only Us”
“She’s The One”
“Strong”
“No Regrets” (con Neil Tennant - Pet Shop Boys e Neil Hannon - The Divine Comedy)
“Millennium”
“Let Me Entertain You”
”Angels”
”South Of The Border”
“Lazy Days”
“Old Before I Die”
“Freedom”
“Everything Changes” (Take That).
Articolo letto 4943 volte
|