Antonio Pascuzzo: vi racconto il cd del Coro dei Minatori di Santa FIora
di: Martina Neri
Il 19 marzo scorso è uscito il cd ‘ Dilli che venghino’ del Coro dei Minatori di Santa Fiora su etichetta Parco della Musica Records, presentato con un concerto sold out alla Sala Sinopoli dell’Auditorium romano. Ne parliamo con Antonio Pascuzzo. Il 19 marzo scorso è uscito il cd ‘Dilli che venghino’ del Coro dei Minatori di Santa Fiora su etichetta Parco della Musica Records, presentato con un concerto sold out alla Sala Sinopoli dell’Auditorium romano che ha visto, oltre a Simone Cristicchi da due anni inventore e anima dello spettacolo teatrale, moltissimi ospiti sul palco ad arricchire il repertorio tradizionale del coro maremmano quali Mannarino, Ambrogio Sparagna, Solis String Quartet, Marco Rinalduzzi e Quartetto Euphoria.
Nel 2009, all’inizio di questa strana avventura, nessuno si sarebbe mai immaginato che il sodalizio Coro – Cristicchi arrivasse così lontano.
‘Dilli che venghino’ è il risultato di questi due anni di tour in giro per l’Italia e dell’incontro con tanti altri artisti che hanno partecipato allo spettacolo teatrale. E’ la trasposizione su cd dei canti d’osteria e di lavoro che scandivano la vita dei minatori dell’Amiata, per lo più tramandati oralmente, ma che danno conto, in generale, della tradizione popolare comune a tutte le regioni della nostra penisola.
Antonio Pascuzzo, noto nell’ambiente musicale per essere stato per dieci anni il direttore artistico e l’anima del The Place, rinomato music club della capitale, ha fatto da trait d’ union tra il Coro e Cristicchi ed è la persona che sta dietro la realizzazione di questo cd, avendone curato tutti gli aspetti: musicali, organizzativi, gestionali.
Il tuo ruolo è sempre stato all'insegna di una sorta di mediazione tra il coro e Cristicchi; in altre parole tra il dilettantismo ed il professionismo, grazie alla tua esperienza sia come autore e musicista che in qualità di manager/organizzatore. In questa fase hai preso tu le redini del progetto?
“Aborro (absit iniuria verbis) la distinzione tra dilettantismo e professionismo almeno nella musica, ho sempre amato dilettarmi cercando di fare ogni cosa con cura e passione; sono un avvocato cassazionista e soddisfatto, non cerco titoli ed onorificenze nella musica, mi nutro della gioia che questa passione mi elargisce. Non mi abbatte la mancanza di riconoscimenti, mi basterebbe non ritrovarmi spesso in questo deserto di riconoscenza; tengo le redini perchè so cavalcare e chi sale sulla mia carrozza di solito arriva sano a destinazione, ma in questa epoca di cavalieri senza onore vado volentieri a piedi per conto mio, quando la compagnia non mi aggrada.”
‘Dilli che venghino’ è uscito da poco per l’etichetta Parco della Musica Record. Una consacrazione se si pensa che tutto è nato da una “cantatina” mattiniera tra i boschi di Santa Fiora.
“ Sì, è stato presentato con una conferenza stampa all’Auditorium Parco della Musica, è distribuito da Egea Music e prodotto da Vivodimusica per Parco della musica record. Voglio ringraziare Flavio Severini per avere ancora voluto scommettere sulla mia follia e tutto l’efficientissimo staff di Musica per Roma, Gabriele Ortenzi che ha seguito insieme a me la prima parte delle registrazioni e Pericle Odierna che ha condiviso con me tutta la fase di concepimento dell'album. Devo inoltre la mia gratitudine a chi mi ha appoggiato in tutto il lungo percorso che ha dato vita all'album: il preziosissimo Ivan Maria Spadacenta, jolly di creatività e organizzazione, Gioia Laura Neroni Mercati, gli artisti che hanno regalato ( nel vero senso della parola) la loro creatività a questo progetto: Simone Cristicchi, Serena Dandini, Ginevra Di Marco, Hevia, Patrizia Laquidara, Mannarino, Solis String Quartet , Ambrogio Sparagna, Rossoantico, Quartetto Euphoria The King Naat Veliov & the Kocani Orkestar, Michele Ranieri e Riccardo Corso."
Come è stato possibile coinvolgere così tanti e diversi artisti nella realizzazione del cd?
“Devo dire che si tratta di veri incontri, non cose fatte a tavolino. Effettive occasioni di condivisione tra il coro e questi artisti che si consacrano in un cd.
Hevia ha nelle Asturie il Coro de mineros de Turon, con Ginevra Di Marco, Mannarino e Patrizia Laquidara ci siamo trovati insieme al coro a cantare tante volte, al di là dello spettacolo, nel nostro rifugio Franchino Garage a Poderi di Montemerano e da me a Santa Fiora; io stesso sono stato ospite sul palco della Kocani Orkestar. Serena Dandini, dopo la puntata di ‘Parla con me’ in cui fummo ospiti si è scatenata in canti e balli con i minatori.
Ho sempre cercato di creare le occasioni di scambio e incontro tra i musicisti, sono orgoglioso di tanti sodalizi artistici che sono nati negli anni in cui ho diretto il The Place e il regalo che questi artisti mi hanno fatto a partecipare mi ha molto gratificato offrendomi la possibilità di fare un bilancio e di comprendere che la credibilità conquistata in anni di lavoro - spesso oscuro e oscurato - è un bene prezioso e raro."
Viste le esperienze acquisite, è cambiato qualcosa nell'attitudine dei componenti del coro verso la musica? Hanno forse perso quella sorta di ruspante "innocenza" che li contraddistingue?
"La miniera è uno strano posto di lavoro, dove si rischia la vita. Il gruppo non è legato da semplici rapporti di "colleganza", ognuno sa di potere contare sugli altri in momenti veramente importanti. Questa formazione - nata grazie a persone che effettivamente lavoravano in miniera - ha nel proprio DNA questa visione e rigetta immediatamente elementi contaminati dal fuoco delle smanie di protagonismo."
Le canzoni del repertorio amiatino si tramandano per tradizione orale, non erano quasi state incise, fatta eccezione per un primo cd autoprodotto del Coro dei Minatori. In queste riletture fatte insieme ad Hevia, Solis string quartet e tutti gli altri ospiti è possibile che in qualche maniera venga "tradita" la tradizione ( si perdoni il gioco di parole) o è un tentativo di dare un vestito moderno a queste composizioni?
"La tradizione della musica popolare è essenzialmente fatta di storie di incontri e aperture.
Lo stesso titolo dell’album, ‘Dilli che venghino’, è lo slogan storico dei minatori: non una minaccia, ma un invito d’accoglienza, una voglia di stare insieme.
Le canzoni che noi cantiamo si ritrovano in tanti diversi repertori regionali (qualcuna anche oltre confine) e sono arrivate a noi in mille versioni diverse, anche tra paesini a pochi km di distanza uno dall'altro.
I minatori, durante la prima guerra mondiale, erano reclutati negli eserciti tra coloro che dovevano scavare le trincee e minare e sminare i campi. Quasi tutti i minatori italiani, di tutte le regioni ( io sono nato a Catanzaro il cui simbolo è il cavatore) hanno avuto periodi di emigrazione che li hanno portati a condividere questo tipo di relazione con uomini dalle provenienze più disparate; in queste occasioni i canti, ma anche tanti aspetti della cultura di miniera, si sono arricchiti di sonorità, storie, tradizioni che pochi altri generi possono vantare.
Da questo punto di vista il lavoro che abbiamo fatto sugli arrangiamenti è assolutamente nel solco della tradizione e ne rivendico la straordinaria vitalità. Il Coro dei minatori non appartiene al novero di quei penosi fenomeni folkloristici che vengono rispolverati di punto in bianco da amministratori senza contezza del proprio passato. Le miniere a Santa Fiora sono state chiuse negli anni ‘70 e la maggior fonte di reddito della popolazione è, ancora oggi, la pensione di reversibilità in favore delle vedove dei morti di silicosi.
Non è nemmeno l'idea del vestito quella calzante (a proposito di giochi di parole) il suono è l'unico linguaggio che accomuna la gran parte dei viventi e anche degli inerti; ogni spazio, metallo, corpo, ha una reazione quando è investito dalla musica. Ho scelto di far rimbalzare questi canti su alcune tra le più nobili presenze che popolano il nostro pianeta e il risultato mi emoziona; ho visto il coro con gli occhi gonfi di lacrime a ricantare i brani nelle nuove letture, lì ho avuto la percezione di aver raggiunto quello che volevo."
Nel disco Cristicchi è uno dei tanti ospiti, il Coro sembra voler continuare per la sua strada. E' così o ci saranno ancora occasioni in cui verrà ripreso lo spettacolo "Canti di miniera, amore, vino e anarchia" ?
"Cristicchi ha dato luce al coro, gli ha dato credibilità, consapevolezza, ci ha regalato momenti che valgono a sublimare il senso di alcune esistenze. Questo album nasce da un bisogno di conservare la bellezza di tanti incontri, ma il primo incontro non solo non si scorda mai, ma si arricchisce e si fortifica in questa esperienza: presto ripartiremo con il tour con Simone e, a dire il vero, non vediamo l'ora! Inoltre Simone ha appena pubblicato un bellissimo dvd: "Santa Fiora Social Club" con cui renderà il suo bellissimo omaggio a questa avventura che sta dando tanto a tutti noi.”
Foto di Fabrizio Caperchi
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