Slash al Rock In Roma (29 luglio 2011)
di: Paolo Ansali
Arriva per la prima volta a Roma e Slash fa il pienone all’Ippodromo delle Capanelle, pubblico in delirio per “Sweet child O’ Mine” e “Paradise City”. Ottima prova del vocalist Myles Kennedy. Arriva per la prima volta a Roma e Slash fa il pienone all’Ippodromo delle Capanelle, pubblico in delirio per “Sweet child O’ Mine” e “Paradise City”. Ottima prova del vocalist Myles Kennedy.
E' incredibile pensare come Slash, in tanti anni di carriera, non abbia mai suonato nella Capitale. Si vedeva tra il folto pubblico che affollava l’impianto delle Capanelle che c’era grande attesa per questa serata. Uno degli eventi live dell’estate romana di quest’anno e la risposta di pubblico, oltre diecimila i presenti,lo ha confermato. Il guitar-hero dei Guns n’ Roses è in tour per promuovere il suo primo disco solista, uscito l’anno scorso. Tra i cantanti ospiti in quell’album c’è anche Myles Kennedy, fenomenale vocalist degli Alter Bridge. La scelta di utilizzare una sola voce è stata naturale, visto le sue indubbie capacità. Con loro tre efficaci comprimari, Todd Kernsk (basso) Bobby Schneck (chitarra) e Brent Fitz (batteria). Ad aprire i giovani Japanese Voyeurs.
Verso le dieci l’attesa sale sempre di più e il concerto parte addirittura con alcuni minuti d’anticipo. Un’ovazione generale accoglie Slash sul palco con l’immancabile tuba e la fedele Gibson Les Paul. Si parte con “Ghost” cantata originalmente da Ian Astbury dei Cult. La trascinante “Nightrain” apre un trittico da infarto a cui segue “Rocket Queen” e “Civil War” dove il wah wah la fa da padrone con tanto di citazione finale di “Voodoo Child” di Jimi Hendrix. Ancora da “Appetite for Destruction” arriva un altro classico come “Mr. Brownstone”, potente e sbarazzino. Myles Kennedy canta le sue canzoni del disco ovvero “Back from Cali” e la ballad “Starlight”. C’è spazio anche per un brano degli Alter Bridge, “Rise today”. Uno dei cavalli di battaglia dal vivo di Slash è la rivisitazione del celebre tema del Padrino, scritto da Nino Rota. Nella parte centrale si scatena con assoli e scale, rimanendo solo sul palco. Funge da introduzione ad uno dei momenti più attesi della serata ovvero Sweet Child O Mine , con uno degli assoli più famosi nella storia del rock. A chiudere la prima parte del set “Slither” del periodo con i Velvet Revolver.
Nel bis Slash torna on stage a petto nudo mostrando tatuaggi e un fisico palestrato, che smentisce chi lo voleva già un po’imbolsito. In realtà ha dimostrato di essere fisicamente in ottima forma, saltando qua e la come ai vecchi tempi. Il primo brano è il singolo “By the sword”, hard blues che ricorda i Led Zeppelin. Il gran finale è tutto per Paradise City che Kennedy dedica alla Capitale per la magnifica serata. Il colpo d’occhio visto dall’alto di diecimila persone che saltano e ballano è davvero notevole. Tutti cantano a squarciagola il mitico refrain “Take me down to the Paradise City, where the grass is green and the girls are pretty..”come fosse un inno da stadio. C’è spazio anche per il lancio di coriandoli e il concerto diventa una vera e propria festa. Due ore di grande musica, uno show che non ha deluso le aspettative. Speriamo di rivedere Slash al più presto dalle nostre parti. Magari un giorno, chissà, con i riuniti Guns.
Scaletta Roma:
Ghost
Mean Bone
Sucker Train Blues
Nightrain
Rocket Queen
Civil War
Back From Cali
Promise
Starlight
Nothing To Say
Mr. Brownstone
Dr Alibi
Speed Parade
Watch This
Rise Today
Fall To Pieces
Godfather Theme
Sweet Child O' Mine
Slither
Encore:
By The Sword
Paradise City
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