Carmen Consoli: eco di sirena siciliana
di: Giuseppe Panella
Concerto di Carmen Consoli che evidenzia nella sua fase acustica una maggiore maturità stilistica. Concerto di Carmen Consoli che evidenzia nella sua fase acustica una maggiore maturità stilistica.
Carmen Consoli
Catanzaro 23/03/07
Teatro Politeama
Seconda data calabrese, dopo quella di Rende, per Carmen Consoli inserita nella manifestazione Fatti di Musica 2007 organizzata da Ruggero Pegna. Nei miei ricordi è ancora viva la performance elettrizzante della “cantantessa” alla quale avevo assistito qualche anno fa. Proprio per questo enorme è la curiosità di capire quali e quanti progressi ha compiuto, nel frattempo, la cantante siciliana. Introdotta dall’attrice palermitana Simona Malato, Carmen appare dal buio nel suo elegante vestito imbracciando la sua fida chitarra acustica “Maton”. La sua voce inconfondibile, supportata da un pubblico coinvolto e coinvolgente, appare ispirata sin dalle prime battute. Sin dall’inizio è evidente il recupero delle radici mediterranee da parte di Carmen e del suo gruppo. Nella prima parte vengono presentati i brani del suo ultimo album “Eva contro Eva”. E così “Maria Catena”, “Tutto contro Eva”, “La dolce attesa” diventano i momenti più toccanti che regalano ai presenti sensazioni ed emozioni che su disco non si percepiscono così profonde. Intense anche le esecuzioni della drammatica “Il pensiero dell’abbandono”, scritta con Goran Bregovic, e “Madre terra”, scritta con Angelique Kidjo, che danno un respiro più internazionale alle esperienze musicali della Consoli. Se la “cantantessa” si dedica esclusivamente alle sue canzoni, a renderle più vive ci pensa Simona Malato con la sua presenza scenica, aiutata dai testi dell’autrice e regista palermitana Emma Dante, trasformandosi di volta in volta nella “sposa sciancata”, nella bambola di pezza e nella madre ansiosa “preda” di una gravidanza isterica. Nella rappresentazione di “La dolce attesa” la Malato descrive dapprima con le parole e poi con una danza disperata la sofferenza provocata dalle maldicenze della gente e la vana speranza dell’attesa “di un figlio che non avrà mai”. Ha il sapore acre e forte della Sicilia l’esibizione della Consoli. Rispetto a qualche anno fa c’è più calore nei suoni che rivestono le sue canzoni. Tutto questo grazie ad una band affiatata che, con l’aiuto di strumenti antichi, dà maggiore forza ai testi in cui la cantante siciliana descrive storie di personaggi emblematici figli del mondo. Nella seconda parte la “cantantessa” apre l’album dei ricordi rappresentati da “L’ultimo bacio”, “Venere”, “Geisha”, “In bianco e nero”, “Confusa e felice”. Apparentemente è la fine. Carmen, però, riappare per regalare “Amore di plastica” ad un pubblico appassionato che per tutta la durata del concerto ha cantato con lei. A concludere la Consoli fa suo un brano tradizionale siciliano, cantato in lingua madre, in cui uno schiavo chiede aiuto a Gesù contro la crudeltà del padrone. Si chiude così il sipario. Resta dentro di noi l’amara sensazione di vuoto che Carmen Consoli ci lascia dopo un concerto esaltante.
Carmen Consoli, voce, chitarra
Massimo Roccaforte, chitarra, mandolino
Santi Pulvirenti, bouzouki, chitarra acustica
Andrea Di Cesare, violino
Giancarlo Parisi, fiati
Marco Siniscalco, contrabbasso e basso elettrico
Puccio Panettieri, batteria
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