Il rock senza tempo di Edoardo Bennato coinvolge e libera la mente
di: Giuseppe Panella
A Catanzaro, con un concerto vibrante, Edoardo Bennato si conferma vera rockstar della musica nostrana Edoardo Bennato
Teatro Politeama – Catanzaro
20/02/2011
Un’attesa durata oltre trenta anni, ripagata con un concerto che, definendolo d’altri tempi, riesce a dare l’immagine perfetta di ciò che Edoardo Bennato ha saputo regalare al pubblico accorso domenica 20, al Teatro Politeama di Catanzaro.
L’occasione è stata data dalla manifestazione “…Per il tuo cuore”, organizzata dall’A.N.M.C.O. (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri), rappresentata dal dott. Roberto Ceravolo e dall’Associazione “Donne in arte”, con la collaborazione del Comune di Catanzaro e la direzione artistica di Antonietta Santacroce.
In una fredda serata, una di quelle in cui si cerca un riparo confortevole ed in cui la musica spesso gioca un ruolo determinante, non poteva esservi nulla di meglio di un concerto che riporta alla mente antiche suggestioni, incanti derivati dal repertorio di un cantautore che, negli anni passati, ci ha raccontato le sue favole, intrise di testi crudi rivolti al mondo che lui ha sempre osservato con gli occhi da bambino, ma con la coscienza di un adulto.
A guardarlo bene sembrava che il tempo per lui si fosse fermato agli anni settanta, sempre dentro ai suoi jeans e con la chitarra in mano, Bennato era sempre pronto a stregare il suo pubblico. Il cantante ribelle, mai sceso a compromessi e, probabilmente, poco amato dai discografici, era ancora lì con la sua grinta, con il suo essere personaggio fuori dagli schemi.
Sin dalla iniziale “Mi chiamo Edoardo”, si è avuta la certezza di un sound ancora fresco e vitale, nessuna distinzione di tempo tra i brani presentati, tutto suonava maledettamente attuale.
Il rock ruvido si mescolava con la finezza delle esecuzioni, con la corposità di un suono che non è variato in questi anni. Da “Asia” a “Non farti cadere le braccia”, da “Wannamarkilibera” a “Mangiafuoco”, il percorso di Bennato era teso a sprigionare emozioni ed a liberare la mente con i suoi continui riferimenti ai fatti che riguardano il nostro Paese.
Vibrante anche quando la band lo lascia solo con la sua chitarra, a cui aggiunge il kazoo e l’armonica a bocca. Ed ecco affiorare nella mente dei più anziani i ricordi dei suoi inizi, quando nel 1973, nella stessa maniera, dopo aver inciso l’album “Non farti cadere le braccia”, che fino ad allora non aveva avuto un grosso riscontro commerciale, si piazzò davanti al bar Vanni di Roma dando slancio ad una luminosa carriera. A distanza di tempo, con il medley “Abbi dubbi/Sono solo canzonette/Il gatto e la volpe”, ha mostrato quanta energia e rabbia interiore possieda, quanto sia forte la sua voglia di rock, ottenendo una incredibile risposta da parte del pubblico che ha cantato con lui.
Di nuovo con la band, ha regalato nuovi attimi di coinvolgente euforia, sia con le ballate come “In amore”, “L’isola che non c’è” e “Cantautore” che con i ritmi frenetici di “Rinnegato” e “Il rock di Capitan Uncino”, che ha idealmente chiuso il concerto.
Il pubblico a gran voce ha voluto il suo ritorno sul palco, ricevendo in regalo tre perle come “Un giorno credi”, “Per noi” e “In prigione in prigione”, suggellando in tal modo un concerto intenso e appassionato.
(Foto di Antonio Raffaele)
La band:
Edoardo Bennato, voce, chitarra, armonica, kazoo
Gennaro Porcelli, chitarra
Giuseppe Scarpato, chitarra
Roberto Perrone, batteria
Patrix Duenas, basso
Raffaele Lopez, tastiere
Setlist:
- Io mi chiamo Edoardo
- Asia
- Un aereo per l’Afghanistan
- E’ lei
- Non farti cadere le braccia
- Mangiafuoco
- Non è amore
- La sapienza
- Perfetta per me
- Medley: Abbi dubbi / Sono solo canzonette / Il gatto e la volpe
- Wannamarkilibera
- C’era un re
- Rinnegato
- In amore
- L’isola che non c’è
- Cantautore
- La fata
- Il rock di Capitan Uncino
bis:
- Un giorno credi
- Per noi
- In prigione in prigione
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