Ed il sesto tributo a Francesco Virlinzi si trasformò in una festa!
di: Alessandro Mallozzi
Un Successo il 6° Tributo a Francesco Virlinzi alle Ciminiere di Catania. Niccolò Fabi regala emozioni e sorprese con duetti in compagnia di Mario Venuti e Lorenzo Jovanotti. Un Successo il 6° Tributo a Francesco Virlinzi alle Ciminiere di Catania. Niccolò Fabi regala emozioni e sorprese con duetti in compagnia di Mario Venuti e Lorenzo Jovanotti.
Tributo? s.m. Dare, rendere qualcosa a qualcuno come cosa dovuta, t. (a qualcuno) omaggi, elogi, lodi, onori, tutta la cittadinanza gli tributò plauso e ringraziamenti.
Voglio cominciare cosi' questa recensione, che normale non sarà vi avverto subito, perché le parole sono importanti, le parole hanno un significato che spesso dimentichiamo.
Tutte le volte che ho avuto la fortuna di partecipare a questo evento, organizzato come ogni anno, con Amore [s.m. sentimento di viva affezione verso una persona che si manifesta come desiderio di procurare il suo bene e di ricercarne la compagnia], dalla madre Nica, vivendolo appieno dai preparativi allo svolgimento, entrando in punta di piedi nella vita di un personaggio unico in Italia che ha donato tutto il suo entusiasmo e le sue capacità alla musica, credendo in artisti che oggi sono un piccolo patrimonio del nostro paese, ne sono uscito arricchito.
E anche il sesto tributo non fa eccezione.
Musica, [s.f. Arte che consiste nell’ideare e nel produrre successioni strutturate di suoni semplici o complessi, che possono variare per altezza, intensità, timbro, per mezzo della voce umana, di strumenti o di entrambe queste fonti].
L’ho già scritto in passato, ma il Francesco’s Day non si può festeggiare che con la Musica, sono passati da Catania artisti del calibro di Steve Wynn, Elliott Murphy, Yuppie-Flu, John Zorn, i Posies di Ken Stringfellow, e quindi devo essere sincero, ora lo posso anche scrivere, la scelta di Niccolò Fabi subito non mi era sembrata felicissima. Sul live niente da dire, avevo avuto l’opportunità di apprezzarne lo show al Fuori Orario di Taneto, quello che mi spaventava era la massa di ragazzine ululanti ed in adorazione del cantautore romano che affollavano il locale reggiano e mi domandavo: accadrà una cosa simile anche a Catania?
Mi sbagliavo.
Evidentemente non avevo fatti i conti con l’Atmosfera [s.f. condizione, modo d’essere di un determinato ambiente, in relazione ai sentimenti o alle reazioni che può suscitare…] della serata, aiutata da quella magica location rappresentata dalle Ciminiere esaurite in ogni ordine di posto, con persone abbarbicate persino sugli ultimi gradini dell’anfiteatro.
Non avevo previsto che la responsabilità e l’onore di essere stato invitato avrebbe colpito così tanto il cantautore da dargli l’impressione, a volte, di non credere di essere su quel palco, commozione [s.f. turbamento provocato nell’animo da sentimenti di affetto, accorato dolore] e soprattutto non avevo previsto tutte le sorprese che ci avrebbe riservato questo tributo.
Le percussioni scandiscono un tempo leggero, come un piccolo grande cuore che pulsa il tributo inizia con Novo Mesto (l’aria intorno), il suono è lieve, la fisarmonica ed il banjo donano al pezzo quel pizzico di folk che lo rende “quasi perfetto”. Si prosegue con Assenza di Gioia, orecchiabile, ben suonato, dove come da contrappeso alla situazione descritta dal titolo con grande efficacia, ironicamente veniamo invitati "...se stiamo bene adesso ad alzare la mano". Il pubblico esegue, stanno tutti bene questa sera. Buono il lavoro alle chitarre di Francesco Valente.
Niccolò saluta il pubblico: “C’è un buon motivo per essere qui stasera, fortunati noi che ci siamo”.
Motivo [s.m. quanto costituisce il presupposto del determinarsi di un’azione]
Da Nel Centro tratto dalla “La Cura del Tempo”, dolce dichiarazione d’amore, passiamo al sogno con il banjo ed il flauto di Mettere le ali, ballata di un innamorato del mondo per il quale “non c’è posto migliore per sognare” che verrà presentata dal cantautore come un invito a se stesso per “vedere le cose in modo diverso”.
“E’ impossibile arrivare alla perfezione” E’ l’assioma del singolo Costruire, testo che mostra la raggiunta maturità artistica, tentativo riuscito di rappresentare momenti spesso dimenticati di ogni vicenda esistenziale: la felicità reale forse sta nell’accettare la propria umana imperfezione. Uno dei momenti più alti della serata. Un piccolo assolo di batteria seguito da un banjo/mandolino dal ritmo arabeggiante ci portano in Rosso deliziato dagli ottimi inserti percussionisti eseguiti da Massimo Cusato.
La band incita il pubblico a seguire questo brano con un battimani, è Oriente, il secondo singolo, Niccolò lì ha incontrato il Dalai Lama; “partito per conoscere il mondo, tornato per conoscere sé stesso”, lo spartiacque della serata.
“…siamo qui per festeggiare l’esistenza e la vita e la passione di Francesco grazie all’entusiasmo miracolo e meraviglioso della Madre Nica. Proprio perché la motivazione non è certo quella di fare sentire il concerto del cantautore Niccolò Fabi ma in qualche modo proprio di festeggiare questa parte benefica che è la musica. Una di queste parti è proprio il fatto di poterla condividere non solo con le persone che l’ascoltano ma anche qui su questo palcoscenico. Allora mi sembra la cosa assolutamente più naturale di chiamare una persona molto vicina a Francesco per poter condividere con lui questa serata: Mario Venuti”
Condividere [v.tr. dividere, spartire insieme con altri]
Certo, aver assistito alle prove elimina il fattore sorpresa che coglie la folla impreparata ma è impossibile non unirsi al boato all’ingresso dell’elegantissimo con tanto di chitarra acustica al seguito. “Ho lavorato con lui nei primi anni della Cyclope, è stata una bella avventura e avremmo veramente bisogno di altre persone che continuino il lavoro fatto da lui per questa città e per la musica in genere.” Il primo duetto, toccante, è Un altro posto nel mondo, ma non è finita qui recita Niccolò da bravo presentatore: “Devo dire che la motivazione di cui parlavamo è qualcosa che ha riscosso tanto entusiasmo da parte di tutti, non solo dalle parte di voi che state ascoltando ma anche da parte di musicisti quindi vorremmo insieme chiamare un altro amico che ha deciso di partecipare a questa festa: Lorenzo Jovanotti”. Con il tipico ciondolare entra sul palco Lorenzo e il pubblico va letteralmente in visibilio, è qui la festa! Ho scelto di riportare le parole di Lorenzo perché non penso abbiamo colpito solo me e rileggendole capirete cosa intendo:
“Una delle cose che Francesco ha lasciato, ovvero l’entusiasmo [s.m. presso gli antichi filosofi, condizione arazionale dello spirito sotto l’urgenza esaltante dell’ispirazione (divina)] di produrre musica di qualità. …Mi ha sempre ispirato molto il suo entusiasmo, la sua capacitò di sfuggire ad un destino segnato, quello di un ragazzo di buona famiglia che nella vita sta scritto che farà il ragazzo di buona famiglia, in maniera canonica seguendo le orme del padre nell’azienda e invece lui ha sfruttato la propulsione di avere in qualche modo una buona famiglia dal punto di vista di appoggio economico, per inseguire un sogno, per dar vita ad un grande progetto e in effetti quello che ha fatto Francesco per quest’isola partendo da questa città e poi per l’Italia per la musica italiana è stato veramente eccezionale. Noi che vivevamo a Milano, guardavamo questa cosa che succedeva a Catania e dicevamo “Ma pensa te cazzo” risate “Cioè noi a Milano facciam fatica e non succede nulla e ìi e veniva Mario e Carmen e tutte le band underground e poi i R.E.M. che venivano a suonare qui, era una cosa incredibile e poi quando ho conosciuto questa persona mi ha mi ha entusiasmato la sua capacità di credere nei progetti, di spendere energie in questo senso quindi è una figura poi che anche se non è più con noi fisicamente quell’ispirazione [s.f. impulso riconducibile a fattori per lo più irrazionali diretti sia persona una scelta pratica sia verso una creazione estetica] è ispirazione che resta, che resta per altri che vivono qui, per altri che vivono in giro e ce n’è bisogno. Dobbiamo volerci bene come paese, perché siamo in grado di fare della musica bellissima e abbiamo bisogno di chi negli artisti ci crede perché gli artisti non bastano”
Le Ciminiere si producono in una vera e propria standing ovation di alcuni minuti, Mario a fatica riprende il microfono “Ricordo che con questa canzone iniziammo con Francesco una nuova avventura con me che ricominciavo daccapo dopo l’esperienza con i Denovo e Fortuna è stata proprio la canzone inaugurale” Cosi guardando tra il pubblico riuscivi a vedere l’incredulità negli occhi delle persone mentre assistevano a questo inedito e straordinario trio Venuti-Fabi-Jovanotti mentre io già li immaginavo dietro i vetri di quel sogno di Studio a Tremestieri dove ho avuto la fortuna di dormire, con tutti gli apparecchi di Francesco mentre incidevano il loro primo singolo.
“Axè Axè,fortuna a te!!”. Gradiva anche Lucio Dalla che scuoteva la testa dalle prime file, chissà se avesse avuto un filo di voce magari avremmo avuto la fortuna di assistere addirittura ad un quartetto!
Si capisce quindi l’imbarazzo di Niccolò una volta rimasto solo sul palco, la tentazione di chiuderla qui forse è quasi reale “E’ mo mica è facile, Buonanotte, arrivederci” ci fa fingendo di abbandonare il palco. “No, ovviamente continuiamo a festeggiare”. La band fa segno se possono iniziare il prossimo pezzo “Partite partite, basta che tornate” fa di rimando Niccolò, un Sitar, il negozio di antiquariato un po’ troppo ripetitivo e didascalico è solo l’intermezzo per il tormentone d’annata d.o.c. 97, quella Capelli che lo ha reso celebre, talmente tormentone che ironicamente cita una di quelle frasi che si sente ripetere spesso “Niccolò Fabi, è bravo, peccato che non ha fatto niente dopo Capelli!”. Un po’ di teatro e quindi è Ostinatamente “Trattatasi di una canzone d’amore se qualcuno non l’avesse capito anche abbastanza insistente”. Mimosa, dal bel testo che a me ricorda certo pop stile Coldplay precede Vento d’estate l’hit 98 in coppia con Gazzè ed è il momento per spiegare che il concerto di Adrano è saltato per cause non dipendenti dalla band e per ringraziare “Il fatto di essere qui e di essere ospiti, di essere lo strumento per festeggiare qualcosa di più grande delle mie canzoni è davvero un grande onore.”
Il concerto termina con Offeso, il canto civile, il brano migliore e più riflessivo de “La Cura del Tempo” che nell’album era impreziosito dalla splendida Fiorella Mannoia, durante il quale ci viene chiesto di sentirci vicini battendo le mani tutti insieme.
I bis sono Lasciarsi un giorno a Roma e Evaporare [v.intr. sparire], fare evaporare i pensieri, lasciarli andare, creare uno spazio per poter sciogliere il guinzaglio e farli scorazzare liberi. Certo Fabi non è il Dalla che è seduto in prima fila, ma la bravura del cantautore romano ed il suo ruolo di primo piano nel panorama italiano non si discutono. Evaporiamo anche noi in questa speciale sera d’estate portandoci dietro ricordi che difficilmente dimenticheremo.
Ricordo [s.m. impronta di un esperienza conservata nella coscienza e rievocata alla mente dalla memoria con intensa partecipazione affettiva]
La Band: Lorenzo Feliciati (basso), Francesco Valente (chitarra acustica ed elettrica), Agostino Marangolo (batteria), Aidan Zammit (tastiere), Massimo Cusato (percussioni) e Fernando Pantini (chitarre elettriche).
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