Michael Jackson's This is it: il re del pop c'era ancora
di: Massimo Giuliano
Il docu-film su Michael Jackson non tradisce le attese, sbancando il botteghino (era in programma per sole 2 settimane, ora resterà nelle sale per tutto novembre) e mostrandoci esattamente ciò che ci aspettavamo di vedere: un Jacko in piena salute. Il docu-film su Michael Jackson non tradisce le attese, sbancando il botteghino (era in programma per sole 2 settimane, ora resterà nelle sale per tutto novembre) e mostrandoci esattamente ciò che ci aspettavamo di vedere: un Jacko in piena salute.
Le cose sono due: o il regista Kenny Ortega è stato bravissimo nel realizzare un montaggio mendace che non ci fa capire come stessero realmente le cose, o Michael Jackson era davvero tutt'altro che moribondo quando, tra la scorsa primavera e quel fatidico 25 giugno, si è cimentato nelle prove di "This is it", lo spettacolo che avrebbe dovuto segnare il suo grande ritorno sulle scene. Questo documento, ricavato da 80 ore di girato, ci offre un Jacko "a ranghi ridotti", impegnato a risparmiare la voce per lo spettacolo (come egli stesso ripete più volte nel corso del film) o a provare i passi di danza, ma è difficile non ammettere che l'artista fosse presente, lucido e in forze. Quando balla "Billie Jean", la velocità di movimento del ballo di Michael sembra essere proprio la stessa di sempre. E quando l'ex Jackson Five si lascia andare un po' di più anche con l'ugola, è ancora capace di regalarci momenti da brivido, come quando duetta con la sua corista sulle note di "I just can't stop loving you", con tanto di improvvisazione finale a cappella che fa esclamare a Ortega: "Questa è la migliore versione di sempre".
"Michael Jackson's This is it" conferma la fama di grande perfezionista di cui il cantante godeva: non c'è un solo elemento di tutto il concerto che sfugga alla sua supervisione. Non è un caso se, a un certo punto, un suo musicista ci confessa di non aver mai avuto a che fare - in ambito pop - con un altro artista così attento ai particolari. Su "Wanna be startin' something" (la prima canzone in scaletta nel film) Jacko chiede al bassista di suonare il suo strumento in maniera "più funky", mentre mette sotto torchio il tastierista in attesa di trovare il giusto groove per "The way you make me feel". Lo stesso avviene con i balletti, la scelta delle luci, le soluzioni sceniche da adottare e via dicendo: da parte di Jacko assistiamo spesso a domande, proposte e consigli. Gesti che l'artista, tuttavia, non compie mai con arroganza, anzi: le sue richieste sono fatte sempre "with love", con amore, fedeli anche al fatto che la pellicola deve continuare a mostrarci il Michael filantropo e umanitarista che il pubblico ha imparato a conoscere nel corso degli anni. Tradotto in parole povere: se durante le prove c'è stato qualche screzio, Kenny Ortega lo ha sapientemente censurato. Ma, a onor del vero, bisogna dire che non sembra di trovarsi di fronte a una forzatura, anche perchè tutto lo staff tecnico - a cominciare dallo stesso Ortega - non si permette mai di contraddire l'indiscusso protagonista: il leit motiv è "Facciamo come vuoi tu, Michael" e, più di una volta, i suoi collaboratori coccolano il Peter Pan di Neverland quando mostra qualche incertezza. Perchè il punto è proprio questo: nel pianificare i singoli aspetti dello show, Michael è sicuro e determinato con gli altri ma troppo severo con se stesso.
Cosa dire, invece, dei pezzi? Tranne "Bad" e un altro paio di tracce, i successi ci sono tutti. Commovente "Earth Song", nonostante il falsetto di Michael su tutta la parte conclusiva (come detto prima, deve risparmiare la voce, e quindi evita il canto quasi strillato del brano originale); grandiosa la carica rock di "They don't care about us" e "Beat it"; belle "Smooth criminal" e "Thriller", arricchite da due videoclip girati ex novo per l'occasione; gradevolissima "Man in the mirror", uno dei simboli della carriera di Jackson. Tutti elementi che contribuiscono ad aumentare quella malinconia e quel senso di profonda tristezza che da quest'estate in moltissimi stanno provando. Insomma, una cosa è certa: il re del pop c'era ancora. Vivo e vegeto. E' stato qualcun altro a volerlo morto.
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