Shel Shapiro: tra Recanati e il beat
di: Antonio Ranalli
Incontro con Shel Shapiro, storico leader dei Rokes e produttore di successo. Shapiro si sta preparando all’edizione 2004 di “Recanati Forever”, manifestazione che ospita quest’anno artisti come Raf e i Nomadi. La rassegna inizia giovedì 8 luglio. La storia musicale di Shel Shapiro inizia inevitabilmente con quella dei Rokes. Nel 1965 Shel insieme ai Rokes inaugura il "Piper Club" a Roma e con una serie di canzoni storiche come "Che colpa abbiamo noi", "E’ la pioggia che va", "C’è una strana espressione nei tuoi occhi", "Piangi con me", "Bisogna saper perdere", ecc. vendono milioni di dischi e diventano gli idoli di un’intera generazione: forse non è azzardato affermare che, insieme ai Beatles, contribuiscono in Italia in modo determinante a quella rivoluzione musicale e sociale che segnerà indelebilmente la memoria collettiva. Nel 1970, dopo lo scioglimento dei Rokes, Shel inizia la sua carriera come produttore, arrangiatore, ma soprattutto come autore. Infatti tra il 1970 e il 1990 Shel vende circa 30 milioni di dischi lavorando con Mina, Ornella Vanoni, Quincy Jones, Riccardo Cocciante, Bill Conti, Patty Pravo, Gianni Morandi, Raffaella Carrà, Claudia Mori, Luca Barbarossa, Enrico Ruggeri, David Riondino, Rino Gaetano, Perigeo, Musicanova, Mia Martini e molti altri, confermandosi negli anni come autore di grande successo e rispettato ancora oggi da pubblico e musicisti come un personaggio “cult” che ha cambiato fondamentalmente la musica italiana. Negli anni ’80 vive e lavora tra Miami, Mexico City, New York e Milano, producendo alcuni degli artisti latini più famosi del momento. Nel 1987 dopo 17 anni di silenzio con il pubblico, produce un album da solista dal titolo “Per amore della musica”, che si posiziona tra i venti album nella classifica di vendite italiana: album ancora ricercatissimo, ma sfortunatamente introvabile. Nel 1990 ritorna definitivamente in Italia e nel ’92 mette in scena a Milano una commedia musical rock. Gli anni che vanno dal ’93 al ’98, in cui vive tra l’Italia e la Provenza, sono anni di riflessione e ricerca di una nuova consapevolezza, della presa di coscienza di un cambiamento necessario: da un idolo come cantante del suo gruppo, a un’icona delle produzioni musicali, a un autore di grandissimi successi, sempre alla ricerca di nuovi spazi in cui cimentarsi per esprimere la sua arte. Nel ’99, spinto dall’“amore per la musica”, ricomincia a scrivere ed a registrare un nuovo capitolo della sua storia. Sempre più spesso viene contattato per interpretare ruoli di attore per diverse produzioni televisive e cinematografiche. Shel Shapiro è anche direttore artistico della manifestazione “Recanati Forever”, in programma a Recanati con ospiti illustri della musica italiana.
Come è nata “Recanati Forever”?
“Recanati Forever” è nata un paio di anni fa. L’idea è stata quella di dare un palcoscenico importante ad una serie di concerti, che normalmente sono a pagamento. Da noi, invece, sono gratis, e si svolgono in una piazza di grande prestigio, che è Piazza Leopardi. Una manifestazione che si pone come idea di interscambio di informazioni. E’ chiaro che una persona di 60 anni non andrà mai ad un concerto degli Articolo 31. Però se lo trova su una piazza dove ha già visto altre cose, allora il fatto di aver l’ingresso gratuito è un grande aiuto al trasversalismo musicale.
Con quale criterio sono stati scelti gli artisti che partecipano all’edizione di quest’anno?
Ti dico che per la scelta degli artisti sono assolutamente autonomo, e quindi non chiedo consigli a nessuno. Trovo che Raf è un’artista molto interessante, che da 20 anni continua a fare bellissima musica. Lo si vede molto poco in giro, e quindi l’idea di averlo a “Recanati Forever” mi è piaciuta subito. La presenza dei Nomadi, invece, è legata ad una scelta popolare. Trovo importante quello che rappresentano. La loro musica è stata importante generazionalmente. La produzione attuale, forse, è meno importante, ma hanno portato avanti con coerenza un importante discorso sociale e artistico. Poi avremo Le Vibrazioni e la Premiata Forneria Marconi, che si esibiranno la stessa sera. Questa mi sembra molto carina, cioè quella di avere i “ragazzi” con i “padri”. Mi diverte molto. Quando ho detto alla P.F.M. che avrebbero suonato la stessa sera delle Vibrazioni sono rimasto molto contenti anche loro.
Lei è stato anche un produttore di successo, ha scoperto e lanciato numerosi talenti. Come vede l’attuale panorama musicale italiano? Che possibilità ci sono oggi per far emergere un giovane di talento?
Non mi pronuncio sulle possibilità. La crisi discografica ha imposto inevitabilmente molti limiti. C’è però un mercato dei DVD, che potrebbe rappresentare una svolta. Se uno non si fa vedere in televisione, l’unico modo per farsi notare in giro è quello di fare videoclip o DVD dei concerti che tiene. La musica giovane italiana è molto sana. Le Vibrazioni, per fare un esempio, mi piacciono motlo, così come Tiziano Ferro. Al di là dell’influenza che ha subito all’inizio per instradarsi, Ferro sta scrivendo ora canzoni con grande personalità. “Sere nere” è una delle più belle canzoni degli ultimi anni. Sta dando grande prova di carattere musicale. Direi che la scena musicale è sana. Poi che il mercato discografico si sta evolvendo in altro modo, è una cosa un po’ mondiale.
Lei è stato protagonista dell’epoca beat con i Rokes. A differenza di altre formazioni di quegli anni, voi non vi siete mai riuniti sull’onda dei tanti revival. Trovo questa una scelta molto coerente. Ci sono state pressioni per far riunire il gruppo?
Ma guardi, un po’ di pressioni ci sono sempre. Perché è logico che una reunion dei Rokes poteva fare gola a qualcuno. Bisogna però tenere conto anche dei musicisti della band, molti dei quali non vivono più in Italia (come due membri del gruppo), e questo fatto ha creato dei limiti ad un ritorno del gruppo. Anche se mi sembra illogico fare discorsi di reunion. Trovo molto sterile queste operazioni di rimettere insieme band dell’epoca beat. Ho trovato sterile anche Paul McCartney, nonostante abbia una produzione fantastica e una band eccezionale. Queste cose di ripercorrere il passato ai fini di denaro, le posso capire ai livelli di McCarteney, ma mi sembra poco intelligente, visto che creativamente non ti regala niente. Siamo in un mercato, dove ognuno cerca di sopravvivere come può.
Tornerà ad incidere dischi?
Per il prossimo anno penso che sia possibile un nuovo album, anche perché sono stato contattato da una Fondazione di Venezia, che mi ha commissionato una musica per l’anno prossimo, da eseguire probabilmente con i “Solisti Veneti”: mi auguro che ci saranno grandi contaminazioni. Questa musica potrebbe influenzare anche il resto del nuovo album, che credo sarà molto sperimentale e ricco di contaminazioni.
Lei ha prestato il suo volto anche in alcuni film. Come ha trovato l’esperienza di attore?
Con Antonio Albanese ho lavorato in “Il nostro matrimonio è in crisi”, poi ho recitato in “Vento di ponente” e altre produzioni. Lo trovo molto piacevole e carino. E’ chiaro che se cominci a fare film impegnati allora devi metterci più impegno e tempo. Anche se secondo me può essere un mestiere in cui, proprio sei hai un ruolo impegnativo, puoi trarne tanti insegnamenti. Con Antonio Albanese ero protagonista, ma non era un ruolo molto impegnativo. Sono quelle cose che dici “è stato carino, mi diverto”.
L'8 luglio aprirà il Festival Raf, un grande professionista, protagonista della musica italiana con il suo nuovo album Ouch. Il 15 luglio sarà la volta dei Nomadi, il più longevo gruppo italiano sulle scena musicale. La serata del 22 luglio sarà caratterizzata da un concerto ricco di contaminazioni assolutamente inedite: si divideranno la scena (e i favori di due generazioni diverse) lo storico gruppo della Premiata Forneria Marconi e la giovanissima formazione de Le Vibrazioni. Il 29 luglio ci sarà il concerto di chiusura con gli Articolo 31, una delle formazioni più amate dai giovani.
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