The Lizards’ Invasion: IN-dependence Time
di: Paolo Polidoro
I vicentini The Lizards’ Invasion fanno il loro esordio sul panorama musicale italiano pensando in grande e cercando di realizzarlo senza troppi compromessi I vicentini The Lizards’ Invasion fanno il loro esordio sul panorama musicale italiano pensando in grande e cercando di realizzarlo senza troppi compromessi, un concept album di quel rock che oggi non è più epico di sola strumentazione analogica ma si tinge di elettronica che quasi diventa un pop californiano come nella prima traccia titolata “INdividuals”.
Bella voce potente, sottile e roca quando serve, da perfetto stilema americano che inevitabilmente riporta a tutto quello che abbiamo già sentito, dagli Aereosmith ai Nickelback passando per i tratti epici di tutti coloro che nel rock hanno saputo raccontare il mondo e le grandi visioni del futuro.
Ci sono i toni scuri e quasi sacrali come in “INsider” ma anche la dolcezza di una ballad ricca di pad orchestrali come in “INterlude”, prima della chiusa ci rapisce “INdestructible” che si apre con il riff indimenticabile di “The passegger” di Iggy Pop e che sviluppa poi oltre 5 minuti di psichedelica notturna che sfocia nel tema più prog di tutto l’ascolto.
I The Lizards’ Invasion raccontano il mondo che vorrebbero e che poi alla fine non è, o non sarà mai, parlano di una vita e di un uomo che condivide più che competere, che non ha egemonie e denaro, che non ha gare sociale e tutto quel che ne deriva.
Un concept veramente come non si faceva dagli anni d’oro della musica internazionale, forse li avrei voluti meno “pop” e più trasgressivi come nel brano appena citato, ma ricordiamoci sempre che si tratta di un esordio, dunque tanto di cappello per questa prima prova che a tratti sembra non dover invidiare niente a produzioni di ben altro livello.
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