Nostalgico e curioso, rock e popolare: con noi Italo Mastrolia...
di: Francesca Odette Croxignatti
La settimana prima dell'ultimo festival dal Teatro Ariston, va in onda il programma Sanremo, zuffe e canzoni: proprio l'avvocato Italo Mastrolia e' il trait d'union di tutti gli argomenti affrontati! La settimana prima dell'ultimo festival dal Teatro Ariston, va in onda il programma Sanremo, zuffe e canzoni: proprio l'avvocato Italo Mastrolia e' il trait d'union di tutti gli argomenti affrontati!
Logico pertanto cercare di incontrarlo, anche per parlare di una esperienza lavorativa che nasce dalla sua passione viscerale per la musica, cantata e composta ...
Bentrovato ad Italo Mastrolia... anzi all'avvocato Mastrolia.... quali sono gli aggettivi che meglio servono per descriverla? E perché proprio quelli?
Buongiorno a Lei e a tutta la squadra di Musicalnews! Intanto la ringrazio per questo invito inaspettato; sono onorato, emozionato ed incredulo. Gli aggettivi per descrivermi? “Semplice” “nostalgico” e “curioso”: la semplicità aiuta ogni tipo di relazione, la nostalgia rafforza l’anima e il senso che si ha di sé, mentre la curiosità porta ad essere creativi e ad favorire il costante apprendimento in tutti i campi d’interesse.
Continua ricerca nella storia e difesa delle radici guardando al futuro: il suo profilo Twitter ci accoglie con questa sua frase...
Ecco, appunto..è inevitabile guardare con fiducia al futuro se non sappiamo esattamente da dove veniamo, che cosa ci ha “fatti così”, qual è la nostra appartenenza nella vita e nella storia. Le radici non si vedono, ma ci sorreggono e danno orientamento e forma alla nostra vita. Io sono felice di aver conservato integre “tutte le radici di quest’albero ingiallito …”.E' molto difficile riuscire a guardare con fiducia al futuro se non sappiamo esattamente da dove veniamo...
Partiamo da lontano e da quelle esperienze artistiche giovanili: radio, canzoni, esibizioni.... quali ricorda con maggiore trasporto?
È vero ... “da lontano”; ma il ricordo di quelle esperienze è per me sempre vivo e recente. Le esibizioni in pubblico, di sicuro! Il palco è un’emozione unica, indescrivibile; dimentichi qualsiasi cosa ed entri in una dimensione temporale e spaziale sospesa, quasi surreale. Per la composizione delle canzoni è diverso; quella è un’emozione più intima, personalissima..quando alla fine scelgo il titolo vuol dire che la creatura è “nata”, e descrive esattamente quello che in quel momento volevo dire, per fissarlo nel tempo, per sempre.
Come sono stati i suoi anni scolastici? Qualche ricordo della scuola dell'obbligo? Ed in periodo universitario?
Gli anni della scuola sono stati spensierati; il combattimento era dovuto proprio alla musica: ero bravo e i miei non volevano che suonassi perché mi distraevo. È bastato un corso di musica frequentato di nascosto (mi aveva convinto Carmelo Isgrò, oggi grande musicista), poi una chitarra regalata da mio zio e la resistenza fu vinta! Alle superiori andavo allo stesso istituto che aveva frequentato Baglioni (stesso quartiere, stessa scuola … inevitabile il condizionamento del grande Claudio). Di quegli anni mi sono tenuto gli amici del cuore; siamo ancora molto uniti All’università fu diverso: consapevole della “malattia” di voler suonare e comporre, ho trascorso i tre anni e mezzo necessari alla laurea a studiare nella biblioteca della facoltà. Arrivavo la mattina presto e tornavo a casa per cena; soltanto così ho potuto studiare e laurearmi bene ed in poco tempo. Ma riuscivo a prendermi i miei spazi per scrivere e cantare; in quel periodo è nata l’amicizia con Roberto Scozzi (che sarebbe poi diventato Anonimo Italiano).
L'abbiamo vista coinvolta in seminari sul diritto d'autore ed anche su Rai1, prima del Festival di Sanremo: mi immagino tanta soddisfazione, ma anche emozione...
La passione, per quanto provi a nasconderla, prima o poi si libera, emerge e si fa notare; insomma, si riprende il suo spazio. Quando ho iniziato a seguire (come avvocato) un’associazione di radio e televisioni private ho avvertito un’emozione forte: finalmente potevo occuparmi di diritto d’autore, diritti connessi, contratti artistici e di … musica! Per me è stato come “tornare a casa”, nella casa che mi ha sempre protetto, il mio rifugio. Un ritorno inatteso quanto emozionante, anche se da un’altra strada, con un’altra e diversa prospettiva; è difficile da spiegare. È un’esperienza unica: vivere e respirare il mondo dello spettacolo senza cantare, suonare o comporre, ma con un ruolo diverso: l’attenzione alla tutela dei diritti e dell’immagine dei veri protagonisti, con la possibilità di capirne intimamente il valore. Quando - prima di Natale dello scorso anno - mi ha chiamato la RAI per un programma sui contenziosi generati dal Festival di Sanremo, pensavo che servisse una mano per scrivere i testi; e invece – ancora non ci credo.. – mi è stata chiesta una sostanziale conduzione.“Sanremo, zuffe e canzoni” è stato per me la più grande emozione e soddisfazione “professionale”; ringrazierò sempre Michele Bovi per avermi chiamato per questo programma semplice, lineare ed innovativo: parlare della storia della musica italiana dalla prospettiva del diritto, ma in modo diretto e comprensibile a tutti, è stata un’intuizione geniale.
Lasciare che fossi io a farlo è stato un azzardo; ma è andata bene. Non avevo mai parlato a due milioni e centomila persone! Ringrazio ancora i bravissimi autori del programma e il generoso invito di Michele Bovi.
Italo Mastrolia uomo ed Italo Mastrolia avvocato: riescono le due realta' a convivere? C'é del tempo libero da dedicare magari a qualche hobby?
Certo che riescono a convivere, perché sono le “parti” della stessa essenza! Non mi sentirà mai dire “io sono un avvocato”; tutt’al più dico “io faccio l’avvocato”. Ognuno di noi “è” un tutt’uno che fa tante cose attraverso le quali si caratterizza; per quanto mi riguarda io sono “anche” avvocato, oltre a tutto il resto. Nel tempo libero (ormai troppo poco…) gioco a calcio, scrivo canzoni e mi occupo di un progetto sulla conservazione della “Memoria dei luoghi”.
Cosa Italo Mastrolia non sopporta? Mi riferisco sia alla sfera umana che a quella professionale...
La falsità, l’approssimazione e l’opportunismo: la prima racchiude tutte le ipotesi di negatività e di tradimento; con la seconda mi riferisco ai casi in cui, nonostante le incompetenze e le incolmabili incapacità, le persone si spacciano per esperte in qualcosa, approfittando dell’affidamento degli altri. La terza è l’esaltazione della prima; prendersi gioco della debolezza altrui, con annessa e deprecabile violenza al corpo e all’anima.
Cosa invece andrebbe migliorato nella giustizia di casa nostra? Mi dia per favore un paio di suggerimenti semplici, alla portata di tutti...
Nella giustizia italiana andrebbero migliorate la tempistica e la certezza dell’esito. È un discorso molto complesso che presuppone la conoscenza dei principi generali del nostro ordinamento giuridico … ma, in estrema sintesi (non me ne vogliano gli esperti di diritto), credo che il nostro sistema giudiziario risenta molto dell’estremo garantismo italiano. Ovviamente, poiché siamo usciti da un regime dittatoriale, la legge italiana è concepita in modo da assicurare al popolo un solido meccanismo normativo che lo tutelasse da possibili abusi o errori giudiziari; ne è derivato un sistema iper-garantista che troppo spesso, paradossalmente, ingenera notevoli ingiustizie: tempi lunghissimi, costi impossibili, prescrizioni, decadenze, ingiuste condanne o facili assoluzioni … Non ho una risposta risolutiva; posso soltanto auspicare che si arrivi ad un sistema simile a quello già in vigore in altri paesi europei, dove il giudice – già all’inizio del processo – esprime liberamente un proprio primo convincimento e invita la parte che potrebbe soccombere a rinunciare alla causa. E poi servirebbero molti più giudici specializzati, affidati a specifici settori, con specifiche competenze; insomma l’eccellenza del diritto al servizio della giustizia. Occorrerebbe investire di più sulle strutture e sul personale giudiziario, non tanto per fronteggiare il numero crescente di contenziosi, quanto – piuttosto – per garantire una sempre maggiore speditezza ed equità nelle decisioni.
Trasferiamoci con la macchina del tempo: Lei in quale epoca si trasferisce e perché proprio in quella?
Tornerei agli anni sessanta; il progresso aveva già affidato tutti gli strumenti per agevolare la vita delle persone; ma, al contempo, si viveva ancora di una sana essenzialità che ormai manca da tempo. In fondo si riusciva a fare quanto facciamo oggi, ma con quei ritmi giusti che consentivano di appartenere al tempo, alla società, alla storia, restandone all’interno … E poi, diciamo la verità, quel periodo era ancora straordinariamente vicino al passato, al passato remoto: se ne respiravamo gli odori, le tracce, le tradizioni, i racconti, i disagi e le leggende, anche se in casa c’erano televisione, frigorifero e giradischi… Sì, scelgo i mitici anni sessanta!
Dice il nostro diretur Giancarlo Passarella che raramente ha trovato un passionale come lei, considerato da molti eppure umanamente ancora rimasto semplice...
Giancarlo è una persona unica, competente ed estremamente sensibile. Siamo diventati amici perché abbiamo ricercato di noi soltanto l’aspetto umano, al di là dei “ruoli” che ricopriamo rispettivamente nella società. La comunanza delle passioni ha reso tutto più facile; lo ringrazio molto per l’amicizia che mi riserva, da me ricambiata con estrema sincerità, e per questa commovente descrizione che dà di me.
Cosa non va nel mondo della musica in Italia? Quali suggerimenti dare ai vari comparenti?
Sicuramente molte cose non vanno nella musica, come nella società. Più che elencare quelle arcinote, mi soffermerei su due aspetti che –secondo me- contribuiscono ad aggravare la crisi del settore: la permanente “non conoscenza” delle regole e degli strumenti di tutela a favore degli artisti (con contributo peggiorativo degli “addetti ai lavori”, spesso di dubbie competenza e correttezza) e la dilagante predilezione per i prodotti editoriali “impositivi” solo di una certa musica (mi riferisco al potere degli editori che riescono a pilotare il gradimento del pubblico e la notorietà degli artisti). I suggerimenti: per il primo aspetto esorto tutti gli artisti a prendere coscienza della ricchezza che esprimono e a documentarsi sulle bellissime regole che tutelano la loro opera e la loro persona; per il secondo aspetto, posso soltanto invitare gli autori, i musicisti e gli interpreti a non mollare mai, a farsi sentire in ogni modo possibile e lecito, senza rifiutare a priori le opportunità di esibizione, anche quelle gravose. Portare il proprio messaggio, la propria proposta musicale in ogni dove è sempre importante; anche una sola persona che ascolta e gradisce potrebbe cambiare il destino di quel brano, di quell’artista, di quel gruppo. E poi insistere sempre, scrivere, incidere, divulgare, condividere … ma non prima di aver depositato le opere in SIAE!
Quale canzone puo' rappresentare la sua vita? Quale invece avrebbe voluto scriverla proprio lei?
“La vita è adesso” di Claudio Baglioni è un po’ l’inno della mia vita. Un capolavoro di concretezza, di poesia e di speranza. Sono molte le canzoni che avrei voluto scrivere … ne dico soltanto quattro per esigenze di sintesi: “Chiedi chi erano i Beatles” degli Stadio, “Per tutto il tempo” di Raf, “Chissà se mi ritroverai” di Gianni Togni e, soprattutto, “Fotografie” di Baglioni.
Ritorniamo al lavoro quotidiano: vista la sua specializzazione, credo che ogni giorno sia diverso dall'altro....e che questo non può che fare del bene …
È un esercizio fisico e di creatività; contrariamente a quanto si pensi, l’avvocato può essere creativo ed originale: studia, si appassiona, interpreta e prova a risolvere il problema altrui; poi, sempre nel rispetto delle regole, offre la versione della propria opera intellettuale. Se posso esagerare… proverei a fare un accostamento con la musica: al posto delle note abbiamo le regole del diritto, mentre al posto del testo letterario avremmo l’elaborazione dei concetti e dei principi giuridici. Ogni caso è diverso da un altro, perché diversi sono i soggetti interessati e la loro singola questione. Come nella melodia musicale… plagi a parte.
In chiusura fissiamo una serie di occasioni per incontrarci di nuovo: domani, fra un mese e fra un anno.. .entro queste scadenze, cosa avrà combinato Italo Mastrolia?
Domani dovrei aver sistemato le ultime cose e pianificato gli ultimi incontri di luglio, prima della chiusura estiva dello studio... . Tra un mese dovrei pensare di riaprire lo studio e rimettere in moto la “macchina aziendale” dopo un po’ di necessario riposo. Il prossimo anno forse racconterei del nuovo programma su RAI 1 (dovrebbe andare in onda ad ottobre – novembre), delle nuove esperienze nel mio lavoro di avvocato, di qualche mia nuova canzone o degli auspicabili progressi del progetto culturale “Memoria Loci”: conservare e tramandare la memoria dei luoghi, dei nostri luoghi di origine. Il passaggio dalla civiltà contadina alla società industriale e post-industriale ha comportato, inevitabilmente, la modificazione degli usi e costumi millenari. Questi ultimi, dei quali abbiamo ancora tracce tangibili, andranno definitivamente dimenticati se non conservati e custoditi … bisogna fare qualcosa! Comunque, tornando alla domanda, di certo vi racconterei sempre delle mie passioni, e di quanto valga la pena viverle concretamente.
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