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Pubblicato il 22/02/2010 alle 01:41:21 | |
Sanremo 2010: vince Scanu e gli Amici del Festival fanno il bis. Premio della critica a Malika Ayane
L'identikit del vincitore-tipo di Sanremo è ormai chiaro: deve essere sardo e provenire da Amici. Dopo Marco Carta, trionfatore nel 2009, il 60° Festival va a Valerio Scanu. Al secondo posto il trio Pupo-Emanuele Filiberto-Canonici. Terzo Mengoni.
L'identikit del vincitore-tipo di Sanremo è ormai chiaro: deve essere sardo e provenire da Amici. Dopo Marco Carta, trionfatore nel 2009, il 60° Festival va a Valerio Scanu. Al secondo posto il trio Pupo-Emanuele Filiberto-Canonici. Terzo Mengoni.
Ricordiamo subito che ben due dei tre artisti saliti sul podio (Scanu e Pupo&co.) erano stati eliminati nelle prime serate e successivamente ripescati con il televoto. Anche in occasione della finale, non sono mancate le polemiche; 3 dei 10 big ancora in gara hanno avuto la possibilità di giocarsi la finalissima: a quel punto, si trattava solo di definire i reciproci piazzamenti sul podio. Malika Ayane, che ha strameritato il Premio della critica "Mia Martini", può dirsi la vincitrice morale di questo Festival: quando infatti è stata comunicata la sua esclusione dai tre posti utili per la vittoria, l'orchestra è insorta accartocciando gli spartiti e lanciandoli sul palco. Una cosa mai vista in 60 anni di kermesse. Il pubblico urlava "Vergogna" e "Venduti", riferendosi ovviamente anche a Pupo e al Principe, fischiati come tutte le altre sere ma, alla faccia delle proteste, incensati con la medaglia d'argento. In conferenza stampa, il conduttore de "I raccomandati" ha dedicato il secondo posto di "Italia amore mio" a Gianni Bella, gravemente malato, e ha affermato che «Il fenomeno fischi è stato amplificato. In sala c'erano solo una ventina di persone che contestavano. Sono venuto tante volte a Sanremo, ma non mi era mai capitato di vedere l'orchestra tirare gli spartiti. Era una gag preparata».
Emanuele Filiberto parla di «un sogno diventato realtà. Voglio godermi questo momento. Non mi interessa quello che dice o pensa Nino D'Angelo (che aveva definito "vergognosa" la presenza del Principe in finale, ndr), voglio pensare a me. Ho vissuto una settimana meravigliosa, la mia è stata una lettera d'amore scritta all'Italia con il cuore e vi ringrazio per la vostra gentilezza». Il tenore Luca Canonici ha aggiunto: «In un teatro d'opera non succedono queste cose, all'orchestra non viene dato modo di votare. Ero abbastanza preoccupato, mi chiedevo come potevamo ricantare se avevano strappato la nostra musica». Marco Mengoni, che su "Credimi ancora" ha dato il massimo, deve accontentarsi del bronzo: «Non so se era giusto che io vincessi questo Festival, per cui non ci ho mai creduto. Sono da poco in questo mondo, conosco i miei limiti. Sono molto felice, felicissimo. Anche se adesso sono distrutto perché una settimana a Sanremo ti ammazza. Sono venuto qua per fare una bella esperienza. E' veramente bellissimo: durante l'esibizione ho visto l'orchestra piangere. Anche il decimo posto era per me una vittoria». Valerio Scanu ammette che il duetto di "Per tutte le volte che" con Alessandra Amoroso «mi ha aiutato a rientrare in gara. Devo dirle grazie, così come devo ringraziare i miei fan».
In attesa di conoscere lo share di questa serata conclusiva, bisogna rilevare che un elemento sul quale questo Sanremo non può essere minimamente attaccato è l’Auditel. Basti pensare che venerdì il Festival di Antonella Clerici ha fatto boom di ascolti superando gli 11 milioni di spettatori: la media ponderata è stata infatti di 11.274.000 con il 50,74% di share, tre punti in più dell'anno scorso, quando nella quarta serata il Festival di Paolo Bonolis ottenne il 47,47%. In questa maniera, la Clerici può vantare il risultato più alto mai ottenuto nella quarta serata sin dal 1999, anno in cui il Festival era condotto da Fabio Fazio. Prendiamo atto di questi dati davvero incredibili, agguantati tra lo scetticismo generale, ma che vanno assolutamente rispettati: si pensava che l’ex conduttrice de “La prova del cuoco” avrebbe fatto flop, ma così non è stato. La 60esima edizione sarà ricordata anche per essere stata, ancor più del Bonolis Bis, quella in cui i talent show hanno ricevuto la loro definitiva consacrazione, con l’asse dei partecipanti spostato più su X Factor che su Amici: Marco Mengoni, Noemi e Tony Maiello sono lì a dimostrarlo, con il solo “defilippiano” Valerio Scanu a fare da contraltare. E non dimentichiamo che anche lo stesso Morgan, seppur ovviamente con un percorso diverso, poteva essere considerato sotto certi aspetti un personaggio di provenienza X Factor. Maiello, trionfatore nella categoria Nuova Generazione, si era fatto notare nella prima edizione di X Factor, quella – per intenderci – che lanciò Giusy Ferreri.
Ieri sera, però, il vocalist campano è stato imbarazzante nella riproposizione de "Il linguaggio della resa": ne ha più volte sbagliato l'intonazione, amplificando i suoi errori con un'eloquente mimica facciale. Un vero professionista non agisce così. Maurizio Costanzo, per la prima volta a Sanremo, ha condotto in questi giorni il Question Time quotidiano con i giornalisti ed è poi intervenuto alla finale di ieri sera, non prima di aver dichiarato al Tg1: “Ho visto un Festival di Sanremo bello, semplice e popolare come da tempo non lo vedevo”. Dopo aver intervistato sul palco dell'Ariston tre operai dello stabilimento Fiat di Termini Imerese, Costanzo ha dato la parola al segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, e al ministro per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola, seduti in platea. Ma dal pubblico sono partiti fischi soprattutto all'indirizzo del leader Pd, tali da costringerlo a tagliare corto sul suo intervento. Una parentesi politica che non ci è piaciuta e che abbiamo trovato inopportuna, soprattutto perchè è sembrata solo una trappola tesa a Bersani. Fortuna che la finale ha regalato anche molti momenti di spettacolo, come l'ottima performance di Lorella Cuccarini in versione da musical rock (bellissima la coreografia di Luca Tommassini con cui ha interagito la bionda soubrette per presentare "Il Pianeta Proibito"), l'esibizione dei ragazzi di "Ti lascio una canzone", l'intervento di Mary J Blige e il contributo musicale della Banda dei Carabinieri. Meno efficace l'omaggio a Michael Jackson da parte di alcuni suoi ballerini: l'assenza di Jacko era troppo evidente.
L’ultimo pensiero lo dedichiamo a Toto Cutugno, che ha imboccato il viale del tramonto dopo aver dominato questa manifestazione per vari anni con una vittoria e tanti secondi posti: se i giornalisti “altolocati”, in passato mai troppo teneri con lui, stavolta hanno sentito il bisogno di rendergli onore parlando della sua scottante eliminazione durante il consueto Question Time, vuol dire che si è davvero giunti alla fine di un ciclo. Lo stesso Cutugno, solitamente molto aspro con i suoi critici, ha vissuto questa edizione in maniera sommessa, quasi defilata: il suo scontro con Mario Luzzatto Fegiz (Dopofestival 2008) sembra lontano anni luce. Va così in archivio un Festival che, proprio al suo ingresso nell'età dell’anzianità, invece di autocelebrarsi esclusivamente in chiave revival ha cercato di svecchiarsi con una ventata di giovanilismo post televisivo. Riuscendoci, tra la sorpresa e lo stupore dei più. Chapeau.
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