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Interviste |
Pubblicato il 16/12/2011 alle 23:58:57 | |
Povia: ''Sono polemico, ma con lo spirito giusto''
Si autodefinisce un ''cantautore rompicoglioni'', ma è soprattutto un uomo interessato a lanciare messaggi positivi e ad affrontare tematiche importanti. Giuseppe Povia, per tutti semplicemente Povia, si racconta a Musicalnews.
Si autodefinisce un ''cantautore rompicoglioni'', ma è soprattutto un uomo interessato a lanciare messaggi positivi e ad affrontare tematiche importanti. Giuseppe Povia, per tutti semplicemente Povia, si racconta a Musicalnews.
"E non passi", il tuo singolo della scorsa estate, ci ha regalato un Povia diverso dal solito…
È una canzone d’amore, un messaggio a doppia chiave di lettura: quando finisce una storia è chiaro che stai male e pensi di non riuscire più ad andare avanti. Poi il tempo trascorre e, non dico che te ne fai una ragione, però tutto passa. Non si muore per amore. L’ho arrangiata rock perché 6 anni fa, quando sono uscito con "I bambini fanno ooh", ero una persona e adesso ne sono un’altra: cresce insieme a me una generazione di bambini, vorrei crescere anch’io insieme a loro e darmi un’opportunità anche nelle sonorità.
Stai preparando un nuovo album: cosa dobbiamo aspettarci?
Sicuramente due o tre tematiche scottanti, altrimenti non mi diverto, anche perché ci sono un po’ di cose che mi danno fastidio e allora per ogni album ne metto dentro alcune. L'ho fatto in passato con "Luca era gay" e "La verità", e anche stavolta sarà così. Non dico altro per non anticipare!
Parliamo allora del tuo prossimo tour…
Andrò in giro nei teatri perché le mie canzoni nascono chitarra e voce, e quindi mi piace come situazione. Ci saranno brani che non faccio nelle piazze, perché propongo quelli più ritmati e meno riflessivi. Nel teatro, invece, vorrei fare qualcosa di più serioso e particolare: non voglio farmi mancare niente, né una parolaccia né un concetto.
A cosa darai spazio, di preciso?
A tante cose. Parlerò ad esempio del fatto che la religione può rovinare molte persone, della spiritualità che invece può avvicinarti a Dio, dei banchieri che sono dei grandi delinquenti perché grazie a loro si fanno le guerre. Sarà un tour che già parla da sé per il nome: “Povia, cantautore rompicoglioni”. Scriverò sui manifesti “Vietato ai minori”, così già si capisce a cosa si va incontro. Ci saranno però anche tematiche importanti come la bulimia e l’anoressia: sarà qualcosa a metà e metà. Si sorride, ma si riflette anche, e questo è possibile solo in teatro.
Sei spesso impegnato nel sociale. Da cosa nasce questa esigenza?
Faccio un mestiere in cui si guadagnano soldi, si va molto in giro, la gente ti riconosce, si fa televisione, quindi è un lavoro da privilegiati. Ogni anno, perciò, mi viene spontaneo scrivere una canzone in favore di una giusta causa: non cambio il mondo raccogliendo fondi, lo faccio più che altro per sensibilizzare gli amministratori politici a spendere più soldi per fare cose buone. La maggior parte dei politici disegna leggi per fare colpo sui giovani, ma la ricerca, la famiglia e le strutture sanitarie sono le cose più importanti: bisogna spendere i soldi bene per fare leggi a sostegno di queste cause.
Uno dei momenti più toccanti del tuo concerto è “Maledetto sabato”: come è nata questa canzone?
Non avrei mai voluto scrivere “Maledetto sabato”. Ci fu un incidente che vide coinvolti me e il mio migliore amico Francesco. Scrissi questa cosa di getto in una notte buia. Lui morì sul colpo in quell’occasione. C’era in noi quel concetto del sabato che ti faceva sballare: con il pezzo voglio dare un messaggio a chi pensa di avere il mondo in pugno. La vita va alla voce del verbo vivere, se te la vivi fai prima. Non si deve eccedere.
Sia dal vivo che sul web ci tieni molto a interagire con i tuoi fans...
Sì, nei live abbiamo sperimentato un servizio di messaggistica: grazie a un apposito numero si possono inviare sms con critiche o complimenti e vederli apparire su un maxischermo. E poi ho investito sulla diretta streaming, così ogni mio concerto può essere visto in tutta Italia. Mi piace inoltre curare i contatti su Facebook: conosco tutti gli amici che ho lì. Voglio mantenere i rapporti con la gente. Lo faccio perché mi fa stare bene; se poi fa stare bene anche gli altri, ne sono sicuramente felice.
Rifaresti il progetto “Uniti contro la tornacontocrazia”?
Certo! Io spesso tocco degli argomenti scomodi, attaccando un sistema che ha in mano la comunicazione, ciò che deve passare musicalmente, il messaggio che deve entrare. Io dico le cose come mi pare. Se non mi alzo la mattina che non combatto e non rompo le scatole a qualcuno, sempre nel senso positivo del termine, me ne posso stare a casa. La polemica va fatta con lo spirito giusto. Mi diverto, ma molti non apprezzano.
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