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Recensioni |
Pubblicato il 17/06/2005 alle 07:54:56 | |
Mark Knopfler in concerto ad Assago, 10.VI.2005 e Roma, 13.VI.2005
La scaletta dei brani proposti dall'ex Dire Straits rimane la stessa, ma tra i due show vi sono importanti differenze: quali? Perche?
La scaletta dei brani proposti dall'ex Dire Straits rimane la stessa, ma tra i due show vi sono importanti differenze: quali? Perche?
La scaletta, identica nei due concerti, si apre con Why aye man; come dire… “dov’eravamo rimasti?”. Infatti l’incidente con la motocicletta aveva proprio impedito il tour del 2003 legato a The ragpicker’s dream, di cui Why aye man costituiva il singolo portante e Knopfler è ripartito appunto da lì.
Fin da subito la sorpresa più gradita riguarda la voce: il timbro, se possibile, è oggi ancora più affascinante, anche perché totalmente privo di quelle imperfezioni che erano emerse nella seconda metà degli anni ’90 e che erano più lievemente rintracciabili nei primi anni del decennio corrente.
Con Walk of life si passa momentaneamente al repertorio dei grandi classici dei Dire Straits; poi Mark imbraccia la mitica Fender Stratocaster bianca e rossa, quella con la quale ha realizzato i suoi assolo più famosi, e comincia What it is, tratta da Sailing to Philadelphia, il disco solista del 2000; ed in successione la band esegue la title-track di quel disco. Nella versione originale c’è un duetto vocale con James Taylor, mentre qui la esegue da solo, con le sole seconde voci durante il ritornello.
Un’introduzione soffusa porta all’arpeggio di Romeo and Juliet, realizzato con la National Resofonica, detta più familiarmente “dobro” e come tre anni fa segue Sultans of swing. E come tre anni fa l’assolo conclusivo perde la sezione centrale più lenta, per arrivare fino alla fine tutto d’un fiato, con quelle note che si susseguono nei diversi minuti dell’assolo, e che non smettono mai di stupire per la bellezza melodica, nonché per la velocità d’esecuzione: occorre oltretutto evidenziare come la velocità d’esecuzione non debba essere considerata in modo assoluto, bensì in rapporto al fatto che si tratta di note stoppate e che quindi richiedono un intervento molto più laborioso delle dita.
E si giunge al momento folk: ad Assago c’è stata una presentazione più precisa degli strumenti utilizzati (contrabbasso, accordion, bouzuki…), mentre a Roma l’ale-oh-oh del pubblico è stato accompagnato da tutta la band con un motivo su cui Knopfler ha improvvisato con la chitarra in un delirio della folla. Si tratta di una trovata già sperimentata, ad esempio a Lucca nel 2001. A proposito di quella tournée, viene riproposto uno dei brani che comincia a diventare ormai un classico: Done with Bonaparte, incisa nel 1996 con alcuni componenti della band irlandese dei Chieftains.
A questo punto arriva finalmente la parentesi dedicata all’ultimo lavoro: Shangri-la. Si tratta di una sezione variabile nelle diverse date di questo tour, anche se a Roma e ad Assago è stata uguale: Song for Sonny Liston, il racconto della vita di un famoso pugile degli anni ’60, Donegan’s gone, eseguita con il bottleneck su una Danelectro bianca e nera e che omaggia Lonnie Donegan, il più illustre rappresentante dello skiffle, un genere musicale in voga alla fine degli anni ’50 ed, infine, Boom, like that, dedicata a Raymond Kroc, colui che fece diventare la McDonald leader mondiale nel settore della ristorazione fast-food: l’interpretazione è davvero convincente con un assolo finale sulla Gibson LesPaul d’adrenalina pura. Chiuso questo “album dei personaggi del Novecento”, ecco una delle versioni più estasianti di Speedway at Nazareth, che chiude in un vertiginoso crescendo.
La scaletta si conclude con un’altra delle pietre miliari dell’intera storia della musica: Telegraph Road con dobro e Pensa-Suhr che conducono all’estasi con un vortice impressionante.
Il tempo di andare via dal palco, che le urla della gente in delirio richiamano tutti sul palco per i bis: Brothers in arms, Money for nothing e So far away, durante la quale si accendono i riflettori per illuminare il pubblico, che ormai è tutto in piedi a cantare il ritornello e ad applaudire con gratitudine chi gli ha permesso ancora una volta di provare una simile emozione.
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