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Interviste
Pubblicato il 07/12/2004 alle 11:21:34
Edoardo Cerea: come se fosse normale
di Antonio Ranalli
Intervista al cantautore piacentino Edoardo Cerea, che ha recentemente pubblicato il suo primo album solista (distribuito da Venus).

Edoardo e Marco si conoscono nell’inverno del 1999, e subito quello di scrivere canzoni insieme diventa per entrambi il progetto più importante. Parte fondamentale all’evoluzione di questo progetto ha avuto in un secondo momento il giovane torinese Mario Congiu: cantautore (il suo primo lavoro è “Non sai difenderti”), polistrumentista e produttore (tra i tanti dischi realizzati, da ricordare soprattutto “Tempo di vento” di Lalli per Il Manifesto e il nuovo Una canzone senza finale con Stefano Giaccone per Santeria; ma suoi sono anche tre arrangiamenti all’interno dell’ultimo tributo a Luigi Tenco intitolato “Come fiori in mare”, Lilium Produzioni, in cui compaiono fra gli altri Ivano Fossati e Teresa De Sio), si è dedicato appunto alla realizzazione del disco d’esordio di Edoardo Cerea “Come se fosse normale”. Si tratta di un lavoro di dieci canzoni – profondamente legato al rock americano – che spazia dal “tiro” della ballata a costruzioni armoniche e melodiche più moderne: l’intenzione nei testi è semplicemente quella di raccontare qualcosa di profondamente sincero, cercando di evitare parole e immagini che si sono “ossificate” su questo genere musicale (il mito della “strada”, della trasgressione anche quando non si è trasgressivi ecc.), e che soprattutto ci sono appartenute da ascoltatori di rock ma non ci appartengono più da autori. In un momento di trasformazione come quello di oggi, diciamo pure di crisi, abbiamo cercato di parlare delle cose che non ci piacciono (Solo nell’aria) ma forse più che altro di quelle che ci sembra giusto proteggere (soprattutto in Parto da quello che c’è). A proposito di questi argomenti siamo molto vicini, nascono da tutti e due.

Come nasce “Come se fosse normale”?

Dal punto di vista di scrittura alcuni pezzi sono anche molto vecchi, risalgono al periodo in cui io e Marco abbiamo iniziato a scrivere insieme, praticamente a cinque anni fa. All’album abbiamo iniziato a pensarci quando abbiamo conosciuto Mario Congiu. A Torino ci ha visto, gli sono piaciuti i pezzi e da lì è partito tutto.

Mi ha molto colpito il brano “Senza Sicura”. So che è stato ispirato ad un film di Wim Wenders. Puoi dirci di più?

E’ un brano che ha colpito quasi tutti. Quello e altri due sono stati quelli che sono piaciuti di più. E’ stata la prima nostra canzone che abbiamo deciso di tenere. Marco aveva visto il film “The Million Dollars Hotel”. E’ ispirato alla scena finale. Da quella scena è stata fatta una specie di filosofia che è un po’ un inno alla vita. C’è questo ragazzo un po’ disabile che passa una notte d’amore con la ragazza, cosa che non si aspettava. Lui pensa che la sua vita debba finire in quel modo, in maniera così perfetta. E allora sale sul tetto e lui si butta.

Che tipo di promozione farai per questo album? Sono previsti concerti dal vivo?

E’ in programma, non so se a gennaio o successivamente, un tour acustico alla Fnac. Per quanto riguarda l’elettrico è un po’ più dura e quindi bisogna aspettare ancora un po’.

Sei un’artista emergente. Quanto è dura oggi la strada per arrivare alla pubblicazione di un album?

Secondo me le strade sono due. La prima è quella di scrivere i pezzi, aspetti ad arrangiarli e cerchi in tutti i modi una produzione. Oppure, se hai un’idea del tipo di prodotto che vorresti avere, realizzi l’album a spese tue e poi cerchi chi può essere interessato. Noi abbiamo scelto questa strada, anche perchè una volta incontrato Mario Congiu ci siamo trovati bene.

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