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Interviste
Pubblicato il 04/02/2008 alle 14:50:23
Cosa vuol dire fare la radio: ne parliamo con Claudio Astorri, consulente radiofonico.
di Patty Busellini
Socio fondatore e direttore generale di RTL 102.5 dal 1988 al 1993, ideatore del progetto e del format di RADIO 24, station manager di RDS dal 2001 al 2004, ideatore del progetto e del format di R 101 dal 2005 a oggi. Apprezza il Music Control!

Socio fondatore e direttore generale di RTL 102.5 dal 1988 al 1993, ideatore del progetto e del format di RADIO 24, station manager di RDS dal 2001 al 2004, ideatore del progetto e del format di R 101 dal 2005 a oggi. Apprezza il Music Control!

Bentrovato a Claudio Astorri, un expertise in radiofonia o ... come ti potresti definire?
Sono oggi a tutti gli effetti un consulente radiofonico la cui attività denominata proprio “ASTORRI” è documentata sul sito www.astorri.it. Gli addetti ai lavori del mondo della radiofonia mi conoscono per le storie di successo più evidenti: socio fondatore e direttore generale di “RTL 102.5” dal 1988 al 1993, ideatore del progetto e del format di “RADIO 24”, station manager di “RDS” dal 2001 al 2004, ideatore del progetto e del format di “R 101” dal 2005 a oggi… I grandi gruppi nazionali e locali mi affidano la conduzione di progetti di “Start-up” (Sole 24 Ore, Mondadori, ecc.) e/o di “Re-engineering” (“Babboleo” in Liguria, “Radio Padova” in Veneto, ecc.) delle loro emittenti radiofoniche.

Cosa pensi del ruolo del Music Control? E' uno strumento di valutazione valido per tutti i tipi di emittenti?
MUSIC CONTROL è un fantastico strumento di ANALISI, nulla di più e nulla di meno. Sono certo che l’analisi condotta in modo continuo da MUSIC CONTROL disponga peraltro di strumenti e di una organizzazione certamente affidabili. Il punto sta nell’uso e nella interpretazione dei dati ed è dunque un punto che non riguarda MUSIC CONTROL ma la cultura professionale dei clienti e degli operatori. Se un discografico vede in MUSIC CONTROL uno strumento di PRESSIONE sulle stazioni radiofoniche, ad esempio, si sbaglia completamente. Oggi tutte le radio sopravvissute alla selezione naturale e poi a quelle forzose delle leggi in vigore, pagano i diritti SIAE per quanto trasmettono; le radio nazionali devono consegnare anche il report di ogni singola opera utilizzata nell’anno. In questo contesto, dove è chiarissimo che la DISCOGRAFIA è il fornitore e la RADIO è il cliente, non si capisce proprio perché sia il primo ad avanzare delle richieste o a imporre delle condizioni; sono comportamenti strani per un fornitore… non trovi?!? Quindi MUSIC CONTROL, non avendo responsabilità ma offrendo anzi un contributo di analisi della realtà, si trova semplicemente al centro di un rapporto molto conflittuale, che ha cambiato completamente polarità e che è alla ricerca di nuovi equilibri; è il rapporto tra la discografia (o quello che ne resta) e la radiofonia.

Per arrivare al tuo attuale lavoro, quali esperienze hai affrontato? Sul tuo curriculum vitae si vede il tuo ruolo di consulente ... una crescita dalle piccole emittenti ai grossi network....
Gli anni della “gavetta” nella radiofonia locale (1981-1988) sono stati fondamentali. Ancora oggi le emittenti locali sono un vessillo di autonomia e di libertà espressiva molto utile oltre che al pubblico anche alla formazione dei futuri responsabili e manager radiofonici. Mentre operavo nella FM locale e data l’offerta italiana dell’Università estremamente scadente, almeno per chi desidera crescere nei media, ho avviato un intenso programma autonomo di studio sulla radiofonia USA (ben 40 trasvolate oceaniche…) che, avendo avuto la sua origine nel 1921, ha molto da insegnare in termini di Gestione, di Tecnica, di Offerta e di Marketing. Il resto è stata l’applicazione virtuosa di un mix di passione personale per la radio (sono anche un radio amatore in onde corte…) e di un credo molto razionale e assai strutturato della forza unica del mezzo.

Il nostro diretur Giancarlo Passarella ci racconta di un tuo colloquio con un general manager di una major in cui ti disse...Claudio… ma la share di airplay della mia casa discografica è del 10%; perché nella tua radio è solo del 5%?!? Entro domani voglio andare a pari... altri particolari su questo divertente episodio?
Beh, ti assicuro che la prima reazione non è stata di divertimento… Essendo l’interlocutore un manager di una multinazionale che inizia con “S” e finisce con “Y” ed essendo io, allora, lo station manager di “RDS”, una delle radio nazionali più titolate, avevo l’obbligo della risposta che ovviamente è stata molto seria e assolutamente ferma; l’ilarità è scoppiata violentissima solo al termine della lunga conversazione telefonica che, come puoi immaginare, non è stata facile…

Riesce il Claudio Astorri uomo ad avere ogni tanto il sopravvento sul Claudio Astorri manager? Quali gli spazi familiari che riesci a ritagliarti?
Tanto per cominciare bene la giornata mi occupo delle mie figlie, Laura di 5 anni e Elena di 2. Dato che mia moglie deve raggiungere il posto di lavoro molto presto, dopo la colazione rigorosamente tutti insieme sono io a prepararle e poi ad accompagnarle alla scuola materna e all’asilo nido. E’ fantastico, non potrei proprio rinunciarci. Poi, la sera e il weekend, sono altri momenti in cui il marito e il papà trovano momenti molto piacevoli. Vere ricariche per tutti noi.

Qual'e' l'ultimo concerto che hai visto, l'ultimo libro che hai letto o l'ultimo film che ti ha veramente colpito?
“INCOGNITO”, “RUSSIA: Il complotto del KGB” di Alexsandr Litvinenko e, visto su SKY, “Pirati dei Caraibi: La Maledizione del Forziere Fantasma” (produzione incredibile…).

La notizia che a Genova il giudice da ragione a Radio Babboleo contro Radio 19, accusata di concorrenza sleale ha fatto davvero rumore: quale la tua opinione al riguardo?
Ho già espresso sul sito www.astorri.it il mio parere e non voglio annoiare su questo. La giustizia ha dato dimostrazione di esserci con qualità. La sentenza dimostra notevole spessore.

E' vero che vieni spesso contattato da studenti? Ma cosa in concreto ti chiedono e cosa invece potresti loro fornire?
Sì, insegno da qualche anno all’Università Cattolica di Milano al Master in Comunicazione Musicale per la Discografia e i Media. Il rapporto con gli studenti è interessante perché la loro “freschezza” è tale da indurre a nuovi punti di vista e a valutazioni inedite anche su campi del sapere radiofonico alquanto solidi.

Spesso il nostro diretur Giancarlo Passarella ci parla dei suoi esordi nelle emittenti private nel 1976 o degli anni a Rai Stereo Uno: sono veramente cosi' distanti dalla realta' attuale?
Molti operatori si soffermano sui ricordi di 30 anni fa nei termini e nelle modalità del “fare la radio”; sì, le cose sono cambiate da allora, in parte si sono evolute e in parte no, ma quello che è veramente cambiato, e non se ne parla mai abbastanza, è l’ascoltatore. Esigente, veloce, disincantato e chiaro, l’ascoltatore di oggi è una vera sfida per chi “fa la radio” e la difficoltà nel servirlo è imparagonabile a quella di 30 anni fa quando l’attenzione del pubblico era super garantita e quasi dovuta dalla nascente novità della radiofonia privata.

Un paio d'anni fa, fu coinvolto nel corso di Radiofonia all'Universita' di Siena: con la tua esperienza, ritieni che questa materia si possa davvero insegnare in ambito universitario?
Negli USA esistono i “College of Broadcasting” e tutto funziona per chi vuole entrare e crescere nella radio. Il problema in Italia è quello dei “baroni” degli atenei, anche in Scienza delle Comunicazioni, che occupano posizioni e impongono programmi assolutamente improbabili. Me ne accorgo da quanti studenti mi contattano, finiti gli studi, con nozioni confuse e assenza di cultura di servizio all’ascoltatore e che, oltretutto, non sanno fare proprio nulla di operativo. Mi auguro che nell’ambito di una crescita complessiva, l’Università italiana sappia offrire a Scienza delle Comunicazioni un terreno più utile all’industria della radio e agli ascoltatori italiani.

Infine la domanda che puo' sembrare scontata: cosa c'e' da cambiare nella radiofonia attuale e soprattutto... da dove cominciare?
Beh, cominciare dalla università è un ottimo passo di partenza. Quello che personalmente mi attanaglia ancora oggi è l’assenza di vera “democraticità” e di autentica “competitività” nel sistema radiofonico. L’esperienza USA dimostra che la varietà della offerta delle stazioni si ottiene SOLO offrendo PARITA’ DI SEGNALI. In pratica se le emittenti dispongono di frequenze con pari copertura e pari intensità, sono costrette a competere attraverso la differenziazione editoriale. E’ quanto qui NON accade. Ritengo sia stato un gravissimo errore non affrontare il problema della ripartizione e della assegnazione delle frequenze nel 1990 e negli anni seguenti e rinviare tutto al passaggio verso il sistema digitale. Dato che sono tedesco per metà, e dunque europeo di fatto, mi auguro sempre che almeno qualcuno da Bruxelles imponga all’Italia, prima o poi e visto che i Governi e i Parlamenti di questo Paese non intervengono affatto (anzi), di risolvere questo problema più che scandaloso che è centrale per la radio italiana, digitale e non.

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