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Recensioni |
Pubblicato il 29/04/2006 alle 19:54:54 | |
L'alfabeto degli amanti secondo Zarrillo al Teatro Massimo di Pescara (28/4/06)
Tanta musica, ma anche una riflessione sulla crisi che la discografia sta attraversando, nella data pescarese di Michele Zarrillo, quarta tappa di un tour che lo sta portando in giro per l’Italia e che ieri sera è sbarcato al Teatro Massimo.
Tanta musica, ma anche una riflessione sulla crisi che la discografia sta attraversando, nella data pescarese di Michele Zarrillo, quarta tappa di un tour che lo sta portando in giro per l’Italia e che ieri sera è sbarcato al Teatro Massimo. «Purtroppo c’è crisi, e bisogna difendere fino allo spasimo le cose in cui si crede – ha detto Zarrillo rivolgendosi al pubblico – Vi ringrazio, perché mi permettete di continuare ad esprimere le mie emozioni: vedere che posso condividere qualcosa con gli altri, è un po’ come ritrovare me stesso». La scenografia dello show era strutturata su due piani, con le scalette ai lati del palco e un pianoforte pronto ad uscire dal fondo della scena. Sul palco, Zarrillo non delude mai: pianista, chitarrista, ottimo vocalist, nei suoi live non si risparmia, e così è stato anche per il concerto del Massimo. “L’alfabeto degli amanti”, la canzone che l’artista romano ha presentato all’ultimo Sanremo, arrivando in finale ma venendo battuto dal becco di Povia, è stata liquidata subito, per dare spazio ai grandi successi. Meglio così: “L’alfabeto degli amanti” non aggiunge nulla al già noto repertorio di Michele, tanto che si ha l’impressione che la giuria festivaliera abbia valutato il pezzo più per il nome dell’autore che non per la sua reale forza. Dopo “Se l’amore ha scelto noi”, parte il primo medley: in tutto ne saranno tre, molto simili a quelli proposti negli spettacoli di tre anni fa. Zarrillo si siede al piano e intona prima “L’acrobata”, poi “Gli angeli”. Qualcuno tra il pubblico, nel frattempo, incita Roberto: si riferisce ad uno dei due chitarristi, Roberto Di Virgilio, che in Abruzzo è di casa, essendo teatino. Su “Soltanto amici” si scorgono dei bei giochi di luce che si riflettono sui loggioni del teatro. Arriva il primo momento un po’ più carico di energia: “L’amore vuole amore”, title-track dell’antologia uscita nel 1997, best seller con oltre 500.000 copie e il secondo posto in classifica. La versione proposta sul palco del Massimo è travolgente come sempre. Secondo medley, in cui si distinguono “Un nuovo giorno”, “Ragazza d’argento” e “Le occasioni dell’amore”. Un altro episodio grintoso si ha con “La notte dei pensieri”, vincitrice nella categoria “Nuove proposte” a Sanremo ’87, che qui esplode alla grande, con tanto di assolo finale di Zarrillo alla chitarra elettrica. Tocca poi a “L’elefante e la farfalla”, mentre il pubblico urla a Zarrillo di tutto: «Sei un poeta», «Sei un angelo». Si va verso il gran finale: arrivano “Il vincitore non c’è”, “Una rosa blu”, “5 giorni” e un ultimo medley con “Il canto del mare”, “Strade di Roma” (scritta nel 1992 in coppia con Antonello Venditti), “Non arriveranno i nostri”, “Libera ti vorrei” e “Il sopravvento”. Zarrillo lascia il palco, ma il pubblico reclama il bis, che puntualmente arriva: altri due brani, tratti dall’ultimo cd, e si va tutti a casa. Come conclusione, forse, sarebbe stata meglio un’altra hit, ma va bene anche così.
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