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Recensioni
Pubblicato il 23/07/2010 alle 07:38:06
Porcupine Tree al Pistoia Blues Festival: caldo nel cuore ed afa attorno a noi!
di Andrea Favilli
14 luglio 2010: serata di apertura del Pistoia Blues Festival che ha visto come protagonista la band di Steve Wilson insieme ad Anathema, North Atlantic Oscillation ed Astra. Grande rock in una edizione del Pistoia Blues Festival da ricordare!

14 luglio 2010: serata di apertura del Pistoia Blues Festival che ha visto come protagonista la band di Steve Wilson insieme ad Anathema, North Atlantic Oscillation ed Astra. Grande rock in una edizione del Pistoia Blues Festival da ricordare!

Il 14 di Luglio per un prog-fan non è una data qualsiasi. Solo tre anni fa nella stessa data i Genesis si sono esibiti al Circo Massimo per il Telecomcerto, e tre anni dopo, a Pistoia, vede di scena come headliner i Porcupine Tree. Come già i Genesis, anche i Porcupine Tree si trovano a suonare inseriti in una cornice suggestiva, come è Piazza Duomo a Pistoia, dove il palco è stato allestito in fondo alla piazza circondato dal Duomo con relativo campanile, Palazzo Comunale e Battistero, che con le loro architetture tardo-medievali contribuiscono a dare un tocco ulteriore di magia ad una serata dove la Musica sarà grande protagonista.

Il clima è caldo e afoso, come ci si aspetta di questi tempi a metà Luglio. Una di quelle serate torride in cui sudi anche stando fermo, ma questo non basta a scoraggiare i tanti fans giunti da ogni dove per questa data straordinaria della band di Steven Wilson che sta promuovendo il loro ultimo lavoro The Incident. Il Pistoia Blues Festival si contraddistingue da anni per una programmazione di notevole qualità, in un panorama musicale estivo – quello italiano – che tra i vari Festivalbar & Co. lascia pochissimi spazi per chi non ama la musica “usa e getta”, ed è per questo che tutti gli anni questo festival toscano ha comunque una cornice di pubblico considerevole, a dimostrazione che quando la proposta musicale è all’altezza il pubblico risponde. Per questa apertura del Festival dei Porcupine Tree non c'è la piazza gremita, ma quasi. E considerato che l'evento non ha avuto neanche troppa pubblicità direi che è un piccolo miracolo.

L'ambiente viene riscaldato a dovere dalle band di supporto: gli Astra, i North Atlantic Oscillation e gli Anathema, una band (il cui ultimo disco è stato mixato direttamente da Steven Wilson) che partendo da un background metal è approdata ad un sound non molto difforme da quello dei Porcupine Tree. In una recente intervista lo stesso Wilson ha affermato di apprezzare molto il metal in quanto genere che negli ultimi anni è stato capace di rinnovarsi con maggiore creatività rispetto agli altri (tiratina d’orecchi al “progressive”, etichetta che Wilson non ha mai gradito troppo per i Porcupine Tree, e che in effetti col tempo s’è trasformato da genere di avanguardia e sperimentazione a genere estremamente conservatore e nostalgico di un certo modo di suonare negli Anni ’70, riproposto a volte esasperando gli stilemi in modo pacchiano e anacronistico). Quando i Porcupine Tree salgono sul palco non devono metterci troppo per regalare emozioni al pubblico che nel frattempo ha quasi riempito Piazza Duomo. Ci sono anche delle gradinate qua e là, con una notevole presenza di pubblico, ma la maggior parte degli ascoltatori ha preferito sacrificare la comodità di un seggiolino per l'intimità che si crea restando più vicini al palco, anche se in piedi. E la band non si fa pregare partendo alla grande con i primi cinque brani dell'ultimo “The Incident”. Il pubblico segue con passione scandendo a tratti alcuni passaggi col battimani e cantando a squarciagola (specialmente in “Drawing The Line”, a testimonianza che il pubblico ha gradito molto l'ultimo lavoro della band). Quindi è la volta di “Lazarus”, e soprattutto di “Hatesong”, che una larga fetta di pubblico (probabilmente quella dei fans più nostalgici della band) mostra di gradire particolarmente. Insieme alla prima parte di “Russia On Ice” collegata alla parte centrale di “Anesthetize”, e “Dark Matter” tratto da “Signify”, saranno i brani più “vecchi” proposti da Steven Wilson & Co., con una scaletta ovviamente fortemente incentrata sull'ultimo “The Incident”, ma anche dei lavori più recenti come “Fear Of A Blank Planet” (da cui è tratta per l'appunto “Anesthetize”) e “In Absentia”, da cui vengono eseguite “Blackest Eyes” e il brano di chiusura “Trains”.

Con Time Flies, la cui esecuzione viene impreziosita da una scenografia che prevede anche la proiezione di un video che ricalca il ritmo ossessivo della chitarra di Wilson, i brani di “The Incident” tornano a farla da padrone. Anche questo brano è stato molto apprezzato dal pubblico, ed a seguire il trittico “Octane Twisted – The Seance – Circle Of Manias”. Il concerto avrebbe dovuto chiudersi qui, ma la band riesce ad avere il permesso di suonare ancora due brani (permesso accolto con un boato entusiastico della folla) e allora ecco anche “Bonnie the Cat” (brano tratto dal secondo CD di “The Incident”) e la chiusura definitiva con “Trains”, che letteralmente trascina almeno una ventina di file di pubblico davanti al palco. Per chi già li conosce, i Porcupine Tree non sono stati una sorpresa ma un'ulteriore conferma. Soprattutto nella solidità della sezione ritmica di Gavin Harrison e Colin Edwin. Un raro esempio di potenza e precisione distribuite senza soluzione di continuità, che ha reso il sound della band un po' più ruvido e più “metal” rispetto agli album degli esordi. Le tastiere di Richard Barbieri, contrariamente a quanto avviene solitamente in quasi tutti i gruppi prog, non sono mai invadenti o in primo piano (fatte rare eccezioni come, per esempio, lo struggente inizio di “Lazarus”), ma svolgono comunque un lavoro di fine ricamo senza il quale sarebbe difficile concepire il sound della band. John Wesley inoltre dimostra di essersi integrato alla perfezione nella band, coprendo spesso le spalle a Steven Wilson con parti che non risultano mai “di troppo” (cosa tutt'altro che facile nella gestione dell'arrangiamento dei brani per due chitarre).

Due parole a parte merita Steven Wilson, il cui apporto nell'economia del sound e della composizione dei brani all'interno del gruppo è sempre più determinante. Nell'eterno parallelo che lega i Porcupine Tree ai Pink Floyd, molti fans hanno paragonato l'ultimo “The Incident” ad “Animals”. Personalmente ritengo “Animals” l'album più sottovalutato e forse il migliore dei Pink Floyd (come sonorità lo preferisco ai melensi “Dark Side” o “Wish You Were Here”) e allo stesso modo anche questo “The Incident” è per me uno dei migliori lavori dei Porcupine Tree. Tuttavia “Animals” fu anche l'album che segnò più di ogni altro l'inizio dell'invadenza compositiva di Roger Waters che portò poi nel giro di pochi anni al collasso degli stessi Pink Floyd. Speriamo che i Porcupine Tree invece continuino a regalarci per ancora molti anni le emozioni che ci hanno trasmesso in questa afosa serata di Luglio. E di questi tempi, con quel che passa il convento, non è poco!

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