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Recensioni
Pubblicato il 09/07/2012 alle 09:37:02
Morrissey - Roma 7 Luglio 2012 Cavea Auditorium
di Martina Neri
Che stiamo per assistere ad una serata speciale lo si capisce gia' dalla scena che ci troviamo di fronte all’arrivo in Auditorium....

Che stiamo per assistere ad una serata speciale lo si capisce gia' dalla scena che ci troviamo di fronte all’arrivo in Auditorium: centinaia di persone in attesa di entrare nella cavea riempiono l’aria del tipico entusiasmo e dell’eccitazione che precede l’incontro col proprio idolo. Una volta entrati, restiamo stupiti nel vederle già in piedi, accalcate sotto al palco, con gli uomini della sicurezza, soliti a concedere l’avvicinamento solo ai bis, che le lasciano fare. Ci voleva Morrissey, o meglio, i suoi fedeli sostenitori per infrangere la tradizionale austerità del luogo.
Alle 22.00 in punto il cantautore di Manchester fa il suo ingresso sul palco accolto da un boato assordante, l’entusiasmo della gente è palpabile, del resto l’ultimo concerto a Roma risale al 2006. Si parte con ‘Shoplifters of the world unite’, un pezzo degli Smiths, del suo passato più noto, ma al quale concederà soltanto un quarto della scaletta per concentrarsi sulla produzione da solista iniziata nel 1988 con l’album “Viva Hate”.
E’ nota la sua avversione a parlare della band nelle rare interviste concesse, ma sembra addirittura che Morrissey non abbia voluto che si vendessero dischi degli Smiths nel bookshop dell’Auditorium durante la serata.

Appena concluso il pezzo saluta il pubblico adorante con un triplice “Mamma Roma” e spesse volte si avvicinerà a stringere le mani della gente. Si capisce che con l’Italia Morrissey ha un rapporto speciale: sulla batteria ci sono un paio di bandierine tricolori e i musicisti vestono la maglia della nostra Nazionale di calcio.
La sensazione è quella di assistere ad un rito, come succedeva un tempo in cui il concerto era un’occasione unica per stare a contatto col proprio idolo, ché di questo si tratta: Morrissey è un idolo per tutti i presenti, un punto di riferimento per più di una generazione di musicisti, un artista che ha saputo descrivere, con poche quanto imprescindibili pennellate, lo spirito di una generazione e abbracciarne almeno altre due, a giudicare dall’età dei presenti. Lo spiegano meglio di mille parole canzoni quali ‘You have killed me’, ‘You are the one for me, fatty’, ‘Still Ill’, la splendida e dolente ‘One day goodbye will be farewell’ o ‘I’m throwing my arms around Paris’, accolte con ovazioni dal pubblico.
Uno dei momenti più intensi del concerto arriva quando Morrissey intona ‘I Know it’s over’, che spezza il cuore e mette i brividi, seguita da ‘Meat is murder’ e ‘Let me kiss you’, durante la quale si toglie la camicia intrisa di sudore e la getta al pubblico.
Si avvicina il gran finale con la recente ‘Scandinavia’, l’ormai classico ‘Every day is like Sunday’ e, ancora dal repertorio degli Smiths, ‘Last night I dreamt that somebody loved me’, per chiudere definitivamente con ‘How soon is now?’.
C’è una luce che non si spegnerà mai: Morrissey.

Foto:internet

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