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Pubblicato il 22/11/2007 alle 12:48:48
Batte d’amore il cuore di Luca Carboni
di Antonio Ranalli
Non la solita antologia, ma una raccolta con tutte le canzoni d’amore pubblicate nel corso della sua carriere discografica. “...Una rosa per te” è la prima collezione “a tema” che raccoglie tutte le bellissime e intense canzoni di Luca Carboni.

Non la solita antologia, ma una raccolta con tutte le canzoni d’amore pubblicate nel corso della sua carriere discografica. “...Una rosa per te” è la prima collezione “a tema” che raccoglie tutte le bellissime e intense canzoni d’amore di Luca Carboni. Tre CD impreziositi tra tre inediti: “C’é”, “Dentro le scarpe” e “Canzoni alla radio”, canzoni d’amore il cui testo e’ stato scritto da Luca per gli Stadio e da lui mai eseguite ed incise in precedenza. Canzoni che abbracciano un arco di tempo che va dal 1984, anno di pubblicazione del primo album “… e Intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film” dal quale vengono riproposte “Questa sera”, “Ma che amore incredibile”, “Ninna nanna”, “Fragole buone buone” e “Amando le donne”, all’ultimo album del 2006 “…Le band si sciolgono” qui rappresentato da “E’ caduta una stella”, “Sto pensando” e “Ci si dimentica”, naturalmente passando per una serie di evergreen come “Farfallina”, “Il mio cuore fa ciock”, “Faccio i conti con te”, “Mi ami davvero”, “Le ragazze”, “Virtuale”, “Caldino”, tratti da ben altri otto album della sua vasta discografia. Ne abbiamo parlato con il cantautore.

AR: Una nuova antologia nella tua discografia, sebbene questa volta sia a tema. Com’è nata l’idea di riunire tutte le tue canzoni d’amore?

LC: E’ un progetto che avevo in mente già da qualche anno. Avevo chiesto alla mia casa discografica che, nel momento in cui avrebbero dovuto far uscire una mia antologia, che questa non fosse la solita raccolta di canzoni, ma che riunisse in qualche modo tutte le mie canzoni d’amore. Del resto è il tema che ho piu’ sviluppato all’interno dei miei dischi. Inoltre, buona parte dei miei album sono stati rappresentati da singoli che non erano canzoni d’amore. Molte di queste canzoni sono conosciute da chi conosce i singoli album, ma non da chi conosce solo i singoli.

AR: Poi ci sono i tre “inediti”. O meglio hai inciso per la prima volta C’é”, “Dentro le scarpe” e “Canzoni alla radio”, tuoi testi musicati da Gaetano Curreri e incisi dagli Stadio. Come mai hai deciso recuperare questo repertorio?

LC: Anche in questo caso si tratta di un vecchio progetto, che era quello di cantare tutte le canzoni che ho scritto per altri artisti, in buona parte per gli Stadio. Per questa antologia ho scelto tre canzoni d’amore, ma sono anche brani che il pubblico spesso mi chiedeva ai concerti ma che io per vari motivi non ho mai voluto cantare. Del resto Gaetano Curreri canta 10 toni sopra di me. Sono canzoni nate in tonalità in cui io non arrivavo con la voce. Per questo mi sembrava riduttivo presentarle da vivo. Poi a distanza di anni le ho potuto stravolgerle. Ho scelto queste canzoni perché andando ai concerti degli Stadio mi sono accorto che proprio questi brani sono quelli inseriti spesso nei bis che chiudono i loro concerti.

AR: Con e per gli Stadio hai scritto altre canzoni. Ci sono brani che avresti voluto inserire? Per esempio “Navigando controvento”, tratta dal primo album degli Stadio, che segna il tuo esordio assoluto come autore per altri artisti…

LC: Ce ne sono diverse. Un’altra è sicuramente “Vorrei”, per restare nella produzione degli Stadio. O ancora “Io e Maria” scritta per Paola Turci. E’ comunque grazie agli Stadio che sono diventato autore e poi cantautore. Grazie al fatto di collaborare con loro sono entrato in contatto con la Rca, la casa discografica con cui incidevano e avere la possibilità di presentare i miei provini per poi arrivare a realizzare il mio primo disco. All’inizio io volevo solo scrivere canzoni. Non mi sentivo tagliato per il ruolo di cantante.

AR: Torniamo all’antologia. In questo periodo stanno uscendo tante raccolte. Non pensi che il tuo progetto possa essere confuso? Inoltre, tu hai scelto di inserire le versioni originali, mentre altri colleghi preferiscono reincidere le canzoni. Qual e’ la tua opinione in merito?

LC: E’ un peccato perché questo album nasce come progetto artistico e non commerciale. La discografia ha abbassato questo meccanismo. Ormai siamo alla fine del supporto CD. Evidentemente la discografia ha chiesto a tutti gli artisti importanti una raccolta e tutti hanno voluto essere “antologizzati”. Quanto alla modalità di reincidere vecchi brani, secondo me la vera antologia e’ quella costituita dalle versioni originali. Tra l’altro nella mia discografia ci sono già il “Diario Carboni”, che comprendeva una serie di remix e versioni dal vivo, e piu’ recentemente “Live”, un doppio album dal vivo, dove appunto le canzoni sono eseguite in maniera differente rispetto alle versioni in studio.

AR: Qual e’ oggi il tuo rapporto con queste canzoni?

LC: Quasi tutti i brani presenti nell’antologia li ho cantanti nei concerti. Me le sono andate a riascoltare e mi sembra che anche le piu’ vecchie tengono ancora, nel senso che possono ancora comunicare emozioni. L’ispirazione e’ sempre qualcosa di profondo. Ci sono brani molto personali come “La mia ragazza”, che parla della nascita di mio figlio, o brani piu’ malinconici. Trovo che l’amore sia un tema eterno che può essere sempre toccato.

AR: Sei stato la voce di una generazione negli anni ’80. Tra l’altro hai ottenuto successo senza dover neanche ricorrere al Festival di Sanremo. Le tue canzoni sono ancora amate. Dunque quegli anni ’80 in fondo non sono male come dicono?

LC: Ho inciso il mio primo album a 21 anni. A 25 anni ero già al terzo disco. Io ho raccontato solo come vivevo il mio tempo e come lo vivevano gli altri. Il linguaggio tra la mia generazione, rispetto a quella che l’ha preceduta, non si e’ molto modificato. Ogni epoca ha aspetti positivi e negativi. Ad esempio io amo molto i cantautori come Fabrizio De Andre’, Francesco Guccini e Francesco De Gregori. Il loro però era un cantautorato diverso, molto legato a quel periodo. Per questo può succedere che alcuni di quegli album ascoltati oggi risultino antologicamente piu’ lontani. Forse negli anni ’80 c’era piu’ leggerezza, che si e’ trasferita nelle canzoni. Ecco, e’ stata un’epoca in cui si era piu’ liberi e meno poeti.

AR. Quali progetti hai in mente dopo questa antologia?

LC. Questo album esce dopo una stagione intensa di concerti. Quindi non ci saranno credo altri show a supporto di questo album. Invece da gennaio voglio mettermi al lavoro sul nuovo album. Non ho ancora un’idea precisa di come potrebbe essere. A volte parti con un’idea e poi arrivi ad un risultato completamente diverso da quello che hai in mente. L’importante comunque e’ sempre avere un’idea di partenza.

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