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Interviste
Pubblicato il 21/03/2008 alle 16:17:10
Gran bella intervista a Tenedle su Il Mucchio Selvaggio versione telematica
di Francisco De Mazzei Paradisi
Firmato da Giovanni Linke il lungo botta e risposta enfatizza dubbi, passioni e sogni di Dimitri Niccolai in arte Tenedle, giunto al secondo album con la nostra U.d.U. Records: sincero, privo di compromessi, intelligente godibile.

Firmato da Giovanni Linke il lungo botta e risposta enfatizza dubbi, passioni e sogni di Dimitri Niccolai in arte Tenedle, giunto al secondo album con la nostra U.d.U. Records: sincero, privo di compromessi, intelligente godibile.

Tenedle è Dimitri Niccolai, fiorentino, 20 anni di attività alle spalle. Di recente ha prodotto un album (Alter, il sesto da solista ed il secondo pubblicato dalla U.d.U. Records, distribuito da Audioglobe) sincero, privo di compromessi, intelligente e al tempo stesso godibile. Questo e' quello che pensa il recensore su Fuori dal Mucchio, rubrica della versione telematica de Il Mucchio Selvaggio. Eccovi alcuni passaggi, ma il resto leggetelo proprio sul sito ufficiale...

Una volta contattato al telefono, abbiamo scoperto quanto le qualità del disco siano il riflesso dell’artista....Partiamo dal titolo di questo nuovo lavoro. Alter è una parola dai molteplici significati…
Il titolo è nato prima ancora del disco. Avevo questa parola in testa da un po’ di tempo. “Alter” come “Altro”, ma anche come “Alternativo”, oppure “Vecchio saggio”, in tedesco. Mi piace giocare con le parole, usare la fantasia per parlare della mia vita e degli altri. Nel disco c’è un continuo rimescolio di vicende personali, notizie pizzicate dai giornali, articoli che ritaglio e su cui scrivo; una continua mescolanza di significati e una tendenza a confondere o perlomeno a far riflettere, in modo che chiunque lo ascolti possa metterci del suo.

Leggendo diverse recensioni del disco, si è usata come pietra di paragone la scena new wave in Italia, ma ad uno sguardo più attento, si notano anche evidenti punti di contatto con il cantautorato italiano. Come concili queste due correnti?
In un periodo della mia vita queste due influenze mi hanno creato qualche problema. Negli anni ’80, quando ho iniziato a suonare musica elettronica, eravamo patiti per la musica dark, la new wave, però mi piacevano anche cantautori come Tenco, Bindi, Ciampi. Avevo vere e proprie crisi di coscienza! Poi arrivò un disco di Steven Brown dei Tuxedomoon (“Brown Plays Tenco” del 1988) e capii che una convivenza del genere era possibile. Io amo il suono particolare, che venga da un sintetizzatore o da una chitarra sbattuta per terra, ma sotto il profilo della melodia, sono i “vecchi” cantautori che mi appassionano maggiormente.

Alter ha 21 canzoni in scaletta, mentre in generale la tendenza degli ultimi anni è di produrre dischi più brevi, forse per venire incontro all’assimilazione e alla digestione di un album, attualmente ridotte ai minimi termini. Il tuo è un rischio consapevole?
Ora come ora è tutto rischioso, non c’è nessuna garanzia. Non vende più nemmeno gente come Eros Ramazzotti. I dischi li concepisco come dei piccoli film; questo film aveva bisogno di questi pezzi. Sicuramente è scomponibile, lo si può affrontare anche in maniera “pop”, ascoltando singoli brani, grazie a MySpace e ai passaggi in radio, però il disco c’è e doveva esserci. Come dicevo, “Alter” è un film e il rituale dell’ascolto del disco va vissuto in tal senso. Ci si siede, possibilmente in cuffia e si fa un viaggio notturno, con un inizio e una fine.

Si è parlato di ascolti notturni, di viaggi individuali. “Alter” non si presta ad atmosfere live, più collettive?
Al momento ho in programma diverse date, ma si tratta di lavori teatrali e non della promozione del disco. Per “Alter” ci sarà solo una data a maggio a Firenze e sarà comunque abbastanza particolare poiché inviterò autori emergenti e amici del passato a rileggere i miei brani. La situazione dal vivo in generale è abbastanza pietosa. Per i budget e per le organizzazioni che ci sono nei locali, non riuscirei a proporre quello che ho in testa, offrendo un concerto come si deve, supportato da una band. La cultura, in Italia, ci rema contro…

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