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Pubblicato il 12/10/2009 alle 11:55:13 | |
Samuele Bersani: quanto e' bello il suo Manifesto Abusivo!
Undici canzoni tridimensionali sull'amore e sul presente buttando l'amo nell'acquario della (sua) fantasia. A noi Samuele Bersani piace molto: nel 2002 per la prima volta l'abbiamo intervistato
Undici canzoni tridimensionali sull'amore e sul presente buttando l'amo nell'acquario della (sua) fantasia. A noi Samuele Bersani piace molto: nel 2002 per la prima volta l'abbiamo intervistato
A più di tre anni da L’Aldiquà, Samuele Bersani torna il 2 Ottobre con una vera e propria perla d’autore. L’album Manifesto Abusivo (Fuori Classifica/ RCA), è un urlo potente, come lo scatto rubato ritratto in copertina, che la dice più lunga di tante spiegazioni.
Undici nuovi brani in cui il musicista fotografa di canzone in canzone, in maniera nitida e visionaria, le emozioni degli altri partendo proprio dalle sue confessioni, con un linguaggio spiazzante e una forza poetica di rara modernità. Ma è evidentemente la musica (nella cui stesura Samuele si è avvalso della collaborazione di Giampiero Grani in cinque brani e di Davide Beatino in tre) il centro esatto da cui decollano le sue parole. Manifesto Abusivo si presenta infatti come un disco melodicamente anomalo rispetto al panorama musicale nostrano: non haniente di italiano” negli arrangiamenti, nelle sonorità, e sembra scritto con il cuore di chi non vuole cerchi di gesso attorno, in cui dover restare intrappolato. Arrangiato e co-prodotto da Bersani e Giampiero Grani, si avvale della collaborazione, tra gli altri, di musicisti e artisti del calibro di Stefano Bollani (al piano ne “Il bombarolo” di Fabrizio De Andrè, brano contenuto nell’edizione speciale dell’album disponibile su I Tunes), Ferruccio Spinetti, Tayone Dj, Bruno Mariani, Jimmy Villotti, Mauro Malavasi, Lucio Dalla e Pacifico.
L’antipasto dell’album è arrivato a fine luglio con Ferragosto, versione inedita e felicemente ispirata del brano scritto a quattro mani con e per Sergio Cammariere nel 2004. L’undici settembre è uscito in radio il primo vero inedito, “Un periodo pieno di sorprese” che senza fronzoli racconta sia dei postumi ancora dolorosi di una rottura sentimentale (“...comincia a ingiallirsi il nero del livido / non è più così tanto nitido / e da oggi il dolore ritorna semplicemente sottocutaneo”), sia dell’istinto di mettere un punto fermo per ricostruirsi e dell'impegno necessario per riuscire a evadere da un labirinto mentale, guardandosi avanti. Con parole dirette, spiazzanti e impregnate di ironia in “Pesce d’aprile”, Samuele si immerge nel barattolo delle assurdità reali che dominano il nostro tempo (“Oggi un albergo ad Alcatraz”) e ne esce con un affresco fulminante sul rapporto che ormai abbiamo con le notizie e con la verità tradotta dall’informazione, tanto da far sembrare la realtà un grande agghiacciante scherzo (“… oggi in campeggio a Neanderthal / domani le terme a Chernobyl / Hiroshima a pagamento come Disneyland con dei prezzi un po’ più ragionevoli”). E’ invece ambientata nei primissimi anni ’80 “Lato proibito”: una ballad legata al filo dei ricordi, polaroid cantate del passaggio di un bambino dall’infanzia all’adolescenza. (“Estate povera di ogni cosa / due settimane buone senza avere la tivù / la casa al mare, la cassetta di Battiato difettosa / a metà di Cuccuruccucù…”). Un brano scritto per fermare gli occhi sul presente e stringerli forte come quando si esprime un desiderio.
A Bologna, secondo Samuele, è la vera canzone d’amore dell’album: anzi una lettera d’amore scritta e cantata tutta d’un fiato al ritmo di 130bpm. Un brano scritto per la sua città adottiva della quale, senza censure creative, denuncia la profonda trasformazione degli ultimi anni, le restrizioni, i divieti, le paure dei cambiamenti, (“a Bologna è comodo avere poteri speciali / per schivare le armi da taglio e le merde dei cani / nei parapiglia le facce dei film di Charles Bronson / sembra Marsiglia soltanto che qui non c’è il porto...”). La canzone si conclude sul sagrato di Piazza Maggiore con un invito accorato e diretto, pieno di dolcezza (“Bologna adesso voltati / mi fai commuovere/ lo sai che esagero con le parole”).
“Anche Robinson Crusoe” non è da intendere come una rilettura del naufrago più famoso della letteratura. L’icona Robinson serve al cantautore per parlare della “sindrome da naufragio di massa”, la difficoltà che molti hanno oggi di trovare un orizzonte che non sia di cartapesta o di marzapane. Ecco il perché di quell’“anche” sia nel titolo che in testa alla prima strofa. “La pioggia bagna i freni / e aspetta di arrugginirli bene / poi se ne va e a metà della discesa nasce un assolo di Miles Davis” è l’incipit surreale di “Manifesto abusivo”, canzone che dà il titolo all’album. Sulla musica, dall’apparente schema fisso della melodia, c’è un testo visionario e libero da recinti, a tratti futuristico, la cui ispirazione è nata in maniera piuttosto originale: fino a qualche mese fa, (prima che gliela rubassero), Samuele girava per Bologna con una bicicletta che, frenando, emetteva un suono simile alla tromba di Davis. E’ invece dall’interno di una “capsula spaziale lanciata per auto esplosione” che l’astronauta protagonista di “Valzer nello spazio” analizza gli ultimi stralci di una relazione arrivata al capolinea, anche per l’intromissione di un alieno. (“Abbiamo perso un altro pezzo / non c’è rimasto che un bullone / e a tenere unita l’illusione c’è una vite lenta”). Un viaggio interstellare a metà tra il desiderio di dimenticare e quello di tornare indietro.
Unico brano dell’album non firmato da Bersani ma dal cantattore Angelo Conte è “Ragno”, un surreale dialogo tra l’inquilino di un appartamento, a cui dà voce Bersani, e un ragno, interpretato con uno spiccato romanesco dall’autore, che tesse con costanza la tela nell'angolo di una stanza, senza aspettative e velleità: una riflessione amara sulla fragilità della condizione di artista (“Ragno dimmi chi te lo fa fare / con quell’arte sopraffina / chiuso dentro una cantina / e nessuno ad ammirare / sei l’artefice incompreso di un lavoro senza peso”). Le difficoltà di manifestare e vivere i propri sentimenti tornano in “Fuori dal tuo riparo” (“Credevo che l’amore fondato sulla telepatia/ fosse una dimensione incompatibile con la mia/ aria indurita da cinico, da moderno San Tommaso…”). A chiudere il disco è “16:9 (Sedici Noni)”, il particolarissimo ritratto di una ragazza che Samuele confessa di aver seguito per alcuni giorni, incuriosito dall’aria sognante e dalla costanza con cui attaccava i suoi bigliettini sulle bacheche e sui muri universitari (“speri ancora di ottenere/ un mega-risarcimento dal governo e nel frattempo ti sei messa a riparare delle unghie a domicilio/ mani e piedi e dieci euro”). In esclusiva solo su I Tunes, la versione piano e voce de “Il bombarolo” di Fabrizio De Andrè, registrata istintivamente da Samuele e Stefano Bollani durante un loro recente incontro in studio. Sarà in rete dai prossimi giorni, un sito speciale che raccoglierà materiali inediti e ulteriori dettagli sulla lavorazione del disco.
Si ringrazia l'fficio stampa e comunicazione della MN nelle persone di Marcello Giannotti e Simona Panzini musica@mnitalia.com
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